“Non si capisce a che titolo il Presidente della Repubblica attacchi il partito più votato alle ultime elezioni in Italia, e cioè il Movimento 5 stelle, che è il principale se non l’unico partito di opposizione”. Così Marco Travaglio esordisce nel suo commento alla “sfuriata” di Giorgio Napolitano contro il M5S, a seguito del suo messaggio sulle carceri e sulla necessità dell’amnistia. Intervenuto all’edizione serale del TgLa7, il vicedirettore de “Il Fatto Quotidiano” sottolinea: “La stessa cosa fu fatta da Cossiga e infatti il Pds, il partito di Napolitano, chiese per lui l’impeachment. Figuriamoci cosa sarebbe successo se Napolitano avesse detto qualcosa del genere o anche di meno duro nei confronti del Pdl”. E aggiunge: “Napolitano dovrebbe rassegnarsi, non è il Re Sole, ma è il presidente di una repubblica parlamentare, dove c’è il diritto e a volte anche il dovere del dissenso”. Travaglio spiega come non sia assolutamente vero che l’amnistia e l’indulto, invocati dal Capo dello Stato, non siano applicabili a Berlusconi: “L’indulto di 3 anni, come quello proposto da Napolitano, è uguale all’indulto del 2006 che era esteso a tutti i reati per i quali Berlusconi è stato condannato ed è attualmente imputato, dalla frode fiscale alla prostituzione minorile alla concussione alla falsa testimonianza alla corruzione e alla corruzione giudiziaria”
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