Il commissario Grazia Negro è tornato. Jeans, fondina sotto la camicetta, uno spiccato accento del Sud e cuori infranti tra le forze dell’ordine. Dietro di lei la lunga ombra del suo creatore, Carlo Lucarelli che con “Il sogno di volare” (Einaudi, 18 euro) aggiorna la mini saga (Lupo Mannaro, Almost blue, Un giorno dopo l’altro) della poliziotta che insegue i serial killer tra le strade di Bologna. Il testo sarà presentato alla libreria Ambasciatori del capoluogo emiliano venerdì 21 giugno insieme all’autore.

Bologna è cambiata in questi ultimi anni: è più arrabbiata, più sporca, più abbandonata”, spiega al fattoquotidiano.it lo scrittore di origine parmigiana che sotto le Due Torri ha trovato fortuna, “Il romanzo, tra l’altro, è ambientato nel 2010, l’anno in cui la città era rimasta senza sindaco (Delbono si era dimesso per lo scandalo Cinziagate, n.d.r.) e regnava il caos politico. Una Bologna nuova, ma confusa”.

Così è proprio la protagonista de “Il sogno di volare” ad imbattersi nel cosiddetto “casino” della quasi metropoli felsinea, finendo perfino a imprecare per l’intralcio, in pieno centro, dei cantieri del famigerato bus Civis: “Grazia è un personaggio che nasce da lontano, proprio all’inizio della mia carriera. Alla fine degli anni ottanta facevo il cronista di nera per Sabato Sera di Imola e vedevo tante poliziotte che lavoravano assiduamente e con ruoli da funzionario, ma che nei libri noir non venivano raccontate. Pensai fosse molto realistico inserire una donna come protagonista. Ho sempre usato la terza persona, perché nonostante tutto, la guardo da molto vicino e mi illudo di pensare come lei”.

La Negro torna in azione e deve di nuovo imbattersi nell’odiosa e sanguinaria violenza di un killer rabbioso che letteralmente strappa la carne delle proprie vittime, figure tipiche di un microcosmo bolognese che sfiora trasversalmente ogni categoria antropologica e sociale come lo studente fuorisede ma molto abbiente, la signora che affitta appartamenti in nero, ecc..: “nei thriller servono personaggi rappresentativi”, spiega lo scrittore, “e il mondo universitario bolognese non puoi dimenticarlo così facilmente, per tre quarti dell’anno è Bologna”.

Rinverdendo i fasti dei bestiali assassini delle precedenti puntate, il serial killer de “Il sogno di volare” ha però qualcosa di diverso e di più attuale che lo spinge ad uccidere: la rabbia. “Già, una rabbia cieca, ma non propriamente politica. Un sentimento di vendetta immotivata per sfogarsi di un disagio. Viviamo in un’epoca contraddistinta da questo sentimento che ha assunto aspetti patologici. Per un sacco di tempo, ad esempio, esisteva la depressione ma non veniva catalogata come malattia, poi la si è compresa e la si è cominciata a curare. Succederà lo stesso tra qualche anno per questa nuova malattia”.

“Anch’io mi arrabbio molto”, puntualizza Lucarelli, “risulterò sciocco, ma ciò che mi fa andare giù di testa è il comportamento di molti anonimi imprenditori che, per esempio, riversano nell’ambiente rifiuti tossici. Mi infastidisce l’omertà delle persone normali che gli stanno attorno e non dicono nulla. Un comportamento difficile da combattere”.

E sempre in tema di silenzi e complicità ecco fare capolino nel nuovo romanzo perfino l’infiltrazione della criminalità organizzata nel Nord Italia, proprio come falsa ma realistica pista per trovare l’assassino: “Ne parliamo fino alla nausea delle infiltrazioni mafiose, ma per combattere questo pericoloso fenomeno mancano ancora due cose: leggi più severe e soprattutto bisogna cominciare a perseguire chi collabora e fa affari con i mafiosi. Insomma, nel Nord Italia bisogna avere più paura dei soldi che delle pistole”.

 

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