Ok al patteggiamento per tutti, tranne che per il comandante Francesco Schettino. La Procura sbarra ancora la strada a un’uscita “di sicurezza” al capitano della Costa Concordia. Oggi tutti gli imputati hanno avanzato richiesta di patteggiamento. Ma i pm hanno detto no solo a quella di Schettino. La pena più alta accordata con le difese è quella prevista per il capo dell’unità di crisi di Costa Crociere Roberto Ferrarini: 2 anni e 10 mesi con la condizionale. La pena riguarda le accuse di omicidio plurimo colposo e lesioni plurime colpose. A 2 anni e 6 mesi per gli stessi reati ha chiesto di patteggiare Manrico Giampedroni. Quanto agli altri imputati la Procura ha dato parere favorevole a una pena di un anno e 11 mesi per il vice di Schettino, Ciro Ambrosio, un anno e 8 mesi per il timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin, un anno e 6 mesi per l’ufficiale Silvia Coronica. La difesa di Schettino aveva chiesto 2 anni e 4 mesi, ma la Procura ha negato il consenso. Il gup Pietro Molino ha rinviato l’udienza preliminare al 16 maggio.

Le decisioni della Procura hanno provocato proteste sia dalla parte della difesa di Schettino sia da quella delle parti civili. “Evidentemente ci sono due pesi e due misure – interviene Francesco Pepe, del collegio difensivo di Schettino – Schettino a questo punto rischia di essere l’unico processato. Aspettiamo la decisione del gup”. Resta la possibilità di una richiesta di rito abbreviato che il suo collegio difensivo sta valutando. “Le 5 richieste di patteggiamento a cui abbiamo dato parere favorevole – dichiara il procuratore capo di Grosseto Francesco Verusio – sono sicura conferma della bontà dell’impianto accusatorio di questa Procura raggiunto attraverso un lavoro complesso fatto con difficili accertamenti. Ha chiesto di patteggiare anche Schettino ma la pena proposta era ridicola, mi ha fatto sorridere, e comunque non se ne parla proprio”.

Nel frattempo Michelina Suriano, legale di alcuni naufraghi che si sono costituiti parte civile, ha presentato ricorso contro il patteggiamento per Costa Crociere, ricorso presentato alla procura generale alla Corte di appello di Firenze. Il patteggiamento con il quale la Costa Crociere è stata condannata a pagare un milione di euro per responsabilità amministrativa

Ma il collegio difensivo di Schettino rilancia e chiede anche un risarcimento per danni morali alla Procura. La richiesta si riferisce alle espressioni usate nella richiesta di rinvio a giudizio, nel passaggio in cui Schettino viene definito “uno spaccone gaudente” che “ha fatto una bravata”. Gli avvocati Domenico e Francesco Pepe ritenendo offensive le espressioni hanno chiesto l’espulsione delle “frasi ingiuriose”, chiedendo ai sensi dell’articolo 598, secondo comma del codice penale un risarcimento per danno morale. Una richiesta “assolutamente infondata – commenta l’avvocato Michele Pocciolini, legale di cinque passeggeri della Costa Concordia – Mi auguro che questa richiesta venga respinta, perché sarebbe un’ulteriore offesa a chi veramente è parte lesa e danneggiata in questo processo”. 

Intanto la procura di Grosseto ha aperto un terzo fascicolo sul naufragio della Concordia per danneggiamento di patrimonio archeologico. Il fascicolo si aggiunge a quello principale per omicidio colposo plurimo e al secondo per disastro ambientale. La notizia della presenza dei due relitti di epoca ellenistica (200 a.C.), proprio sotto la nave semisommersa a Punta Gabbianara all’isola del Giglio, come scrive la Nazione, è stata riportata alcune settimane fa proprio dallo stesso quotidiano, che ha intervistato Mario Galasso, docente specializzato in archeologia marina, che era a conoscenza della presenza dei due relitti avendoli individuati già negli anni Ottanta. Ma non solo. Gli inquirenti, anche grazie alle testimonianze dell’archeologo, hanno individuato anche i resti di un terzo relitto sotto lo scoglio delle Scole a 50 metri di profondità, risalente al 600 a.C., anche questo andato completamente distrutto dopo l’impatto della nave che ha frantumato la roccia, che è successivamente caduta sopra i resti. Al momento non ci sono indagati.

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