I partiti chiedono un secondo mandato di Napolitano che accetta e apre così la strada al governo dell’inciucio. Una soluzione all’impasse post-elettorale? No, “un colpo di Stato”. Beppe Grillo definisce così in un post gli ultimi sviluppi che hanno portato le forze politiche a chiedere al Capo dello Stato di riproporsi al Colle. Il leader M5S quindi, come annuncia Roma5Stelle sull’account Twitter, si dirige verso la Capitale per manifestare dalle 19.30 (hashtag #tuttiaroma, diretta streaming su La Cosa) e invita i cittadini a seguirlo. “Dobbiamo essere milioni – scrive – Non lasciatemi solo o con quattro gatti. Di più non posso fare. Qui o si fa la democrazia o si muore come Paese”. E a rispondere all’appello sono così tanti che alla fine, il leader del M5S rinuncia a raggiungere Montecitorio. La raccomandazione arriva via Twitter: “Nessun tipo di violenza ma solo protesta civile”, scrive sul social network dove chiede anche di “isolare gli eventuali violenti”. Infine la rinuncia: ”Non potrò essere a Roma perché ho un gomito che mi fa contatto col piede”, scherza Grillo in un un tweet all’indirizzo #Tuttiaroma, citando il testo di una canzone di Elio e le Storie Tese

“Ci sono momenti decisivi nella storia di una Nazione – scrive il leader del Movimento 5 Stelle sul blog  -. Oggi, 20 aprile 2013, è uno di quelli. Pur di impedire un cambiamento sono disposti a tutto. Sono disperati. Quattro persone: Napolitano, Bersani, Berlusconi e Monti si sono incontrate in un salotto e hanno deciso di mantenere Napolitano al Quirinale, di nominare Amato presidente del Consiglio, di applicare come programma di Governo il documento dei dieci saggi di area pdl/pd che tra i suoi punti ha la mordacchia alla magistratura e il mantenimento del finanziamento pubblico ai partiti“. 

Una situazione che secondo Grillo non ha precedenti nella storia repubblicana. “Nel dopoguerra, anche nei momenti più oscuri della Repubblica, non c’è mai stata una contrapposizione così netta, così spudorata tra Palazzo e cittadini. Rodotà è la speranza di una nuova Italia, ma è sopra le parti, incorruttibile. Quindi pericoloso. Quindi non votabile“. Chiarisce che il M5S “ha aperto gli occhi ormai anche ai ciechi sull’inciucio ventennale dei partiti”, ma “da solo non può però cambiare il Paese”. Quindi, conclude, “è necessaria una mobilitazione popolare. Io sto andando a Roma in camper. Ho terminato la campagna elettorale in Friuli Venezia Giulia e sto arrivando. Sarò davanti a Montecitorio stasera. Rimarrò per tutto il tempo necessario”. 

Sul blog Grillo ricorda quando nel 2006 si fece strada l’ipotesi di un Ciampi-bis che l’allora presidente della Repubblica rifiutò. All’epoca, prosegue il leader M5S, “lui ringraziò pubblicamente ma rifiutò, spiegando le motivazioni”. E cita quindi la nota dettata allora dal Capo dello Stato: “Non ritengo – scriveva – data l’età avanzata di poter contare sulle energie necessarie all’adempimento, per il lungo arco di tempo previsto, di tutte le gravose funzioni proprie del capo dello Stato. A ciò si aggiunge una considerazione di carattere oggettivo, che ho maturato nel corso del mandato presidenziale – aggiungeva Ciampi – nessuno dei precedenti presidenti è stato rieletto. Ritengo che questa sia definita una consuetudine significativa. E’ bene non infrangerla. A mio avviso, il rinnovo di un mandato lungo, quale è quello settennale, mal si confà alle caratteristiche proprie della forma repubblicana del nostro Stato”.

Stefano Rodotà, ai cronisti che chiedevano di commentare la manifestazione di Roma, ha preferito leggere una nota “visto il momento delicato”, anticipando così che non avrebbe risposto alle domande “perché non voglio creare più problemi di quanti non ce ne siano”. “Ringrazio tutti quelli che pensano a me e sono contento che il mio nome parli alla sinistra italiana – ha detto – Per quanto riguarda le ultime vicende, sono sempre stato convinto che le decisioni parlamentari possano e debbano essere discusse e criticate, anche duramente, ma partendo dal presupposto che si muovano nell’ambito della legalità costituzionale“. Poi si è detto “contrario a qualsiasi marcia su Roma”. 

Sulle parole del leader M5S interviene anche il Pd. Infatti, il ‘giovane turco’ Matteo Orfini reputa le considerazioni sul colpo di Stato “solo cretinate” e invita il giurista a prendere le distanze da quanto ha detto Grillo. Stessa posizione espressa su Twitter anche per il vice presidente del Pd Enrico Letta (“Ma Rodotà condivide che l’elezione di Napolitano sarebbe un colpo di stato come dice Grillo?”) e Nicola Latorre (“Cosa aspetta un democratico come Rodotà a dissociarsi dalla marcia su Roma di Grillo?), mentre Nichi Vendola dice: “Occorre misurare le parole, per non instillare veleno nel dibattito politico: non è un golpe, o un’involuzione autoritaria, ma la nomenklatura che si allea”. Roberto Maroni, segretario della Lega, ricorda che ”le stesse cose di Grillo le dicevano Mussolini o Hitler” ma ai microfoni di SkyTg24 derubrica il ‘colpo di Stato’ che non è “la prima sparata di Grillo”. Gianni Alemanno, sindaco della Capitale, ritiene che “è tempo che Grillo si dia una calmata, perché qui sta a Roma e non sta in qualche altro posto d’Italia dove ha potuto impazzare come gli è parso e piaciuto, non sta a Genova”.

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