Governo permettendo, si avvicina una soluzione per l’annosa questione dei debiti della Pubblica amministrazione. Bruxelles, infatti, ha aperto a una deroga sul computo dell’immane fardello da 150 miliardi di euro all’interno del debito pubblico italiano, ai fini del rispetto degli impegni comunitari. L’indicazione è giunta dalla Commissione europea in seguito a un’intesa raggiunta tra il vicepresidente Antonio Tajani e il commissario per gli Affari economici Olli Rehn.

“La Commissione Europea è pronta a cooperare con le autorità italiane per aiutare l’attuazione tecnica del piano di liquidazione del debito commerciale pregresso”, ha detto Tajani, precisando che Bruxelles non considera un ostacolo il patto di stabilità per il pagamento di questa una tantum. “L’appello che lanciamo all’Italia – ha aggiunto – è di mettersi in contatto con noi”. Secondo il vicepresidente della Commissione “una soluzione realistica al problema dell’ammontare di debito commerciale pregresso deve, probabilmente, prevedere un piano di liquidazione” per portare tale ammontare “a livelli non attribuibili a ritardi nei pagamenti e in tempi relativamente brevi”.

“Dipende dal governo italiano nella sua autonomia presentare alla Commissione Europea una proposta sui tempi in cui sanare il debito che la Pubblica Amministrazione ha nei confronti delle imprese”, ha precisato aggiungendo che “sollecitiamo un piano in tempi brevi vista la gravità della situazione. Prima si agisce e meglio è”. L’Italia, secondo le indicazioni provenienti da Bruxelles, deve quindi preparare un piano di rientro per i debiti pregressi contratti dalla pubblica amministrazione con le imprese e la Commissione Ue è pronta a collaborare per attuarlo. Il pagamento dei debiti commerciali, spiegano all’esecutivo comunitario, potrebbe rientrare tra i “fattori attenuanti” nella valutazione da parte di Bruxelles del rispetto degli impegni presi sul deficit. La Commissione invita l’Italia a fornire cifre aggiornate.

In dettaglio una dichiarazione congiunta di Tajani e Rehn rileva che la direttiva Ue sul ritardo dei pagamenti, che tutti i Paesi Ue dovevano recepire entro sabato 16 marzo, non ha valore retroattivo, e quindi serve una “soluzione realistica” per superare il problema enorme degli arretrati. Secondo i due commissari, questa soluzione “deve, probabilmente, prevedere un piano di liquidazione avente come obiettivo quello di portare tale ammontare di debito pregresso a livelli non attribuibili a ritardi nei pagamenti in tempi relativamente brevi”.

Un piano, osservano ancora i commissari, che dovrebbe prevedere “adeguate misure contro il rischio di comportamenti opportunistici” da parte delle amministrazioni indebitate. La liquidazione dei debiti avrebbe certo “un impatto sul deficit pubblico” ma, assicurano i due vicepresidenti, il Patto di Stabilità “permette di prendere in considerazione fattori significativi in sede di valutazione della conformità del bilancio di uno Stato membro con i criteri di deficit e di debito”. E, quindi, “la liquidazione di debiti commerciali potrebbe rientrare tra i fattori attenuanti”, assicurano Rehn e Tajani. Per questo “la Commissione è pronta a cooperare con le autorità italiane per aiutare l’attuazione tecnica del piano di liquidazione del debito commerciale pregresso”, chiedendo “informazioni più dettagliate ed aggiornate sull’attuale ammontare di tale debito da parte di ogni livello di amministrazione pubblica”.

La decisione cui è giunta la task force della Commissione Ue è arrivata oltre un anno di sollecitazioni delle imprese e promesse del governo andate a vuoto. “Penso che l’Italia possa includere un piano di liquidazione per portare il debito a livello relativamente accettabile, e quindi a 1-2% in due anni”, ha dichiarato Tajani. Il vicepresidente ha inoltre ringraziato il presidente della Repubblica “per aver lanciato un appello con la sua autorevolezza, che è stato preso in grande considerazione dalla Commissione europea”. Ma “spetterà comunque alla Commissione Ue dire l’ultima parola”. La direttiva, ha continuato Tajani, “va rispettata nella sua pienezza e quindi prevede il pagamento dei debiti entro 30 giorni per tutti i settori”.

Soddisfatta della decisione è l’Associazione nazionale costruttori edili: ”L’alibi che per anni ha impedito alle pubbliche amministrazioni di pagare le imprese per i lavori eseguiti oggi è caduto ha commentato il presidente Paolo Buzzetti – Ora tocca al governo e al parlamento italiano seguire la strada indicata da Bruxelles e adottare un provvedimento d’urgenza per sbloccare i 19 miliardi che le imprese di costruzione attendono dalla Pa e salvare migliaia di posti di lavoro”.

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