Cambiare partito? ”No. Sono rimasto nel Pd e con Bersani non solo perché sono leale alla “Ditta”, ma anche perché penso che per l’Italia sia utile avere due grandi partiti”. Matteo Renzi, in una intervista a l’Espresso spiega che in caso di nuovo voto “se ci fossero le condizioni, ci starei” a fare il candidato premier.

“Tra dieci giorni ci sarà un governo Bersani? Un governo del presidente? O torneremo a votare?”, ha chiesto il settimanale al sindaco di Firenze che però precisa subito di non volersi sostituire al Capo dello Stato: “Credo – dice – che sarà una legislatura breve, mi auguro che almeno si riesca a scrivere una buona legge elettorale. Il mio modello è il sindaco d’Italia”.

“Solo da noi – spiega – il vincitore è oggetto di interpretazione: se alla Sistina si votasse con il Porcellum sarebbero eletti in quattro. E ora a venti giorni dal voto stiamo per infilarci nel rito nobile delle consultazioni. Ci mettono meno a fare il Papa che il presidente della Camera!”. Renzi, annunciando tra l’altro che sta preparando un “Job act”, un «innovativo» piano per il lavoro, da presentare a breve, spiega la sua fedeltà al partito dicendo di ritenere utile “per l’Italia di avere due grandi partiti: non possiamo continuare con l’idea che ognuno si fa il suo partitino”. Assicurando poi di non essere “minimamente interessato a capire cosa farò da grande” in merito ad una sua possibile e futura candidatura alla segreteria dei democratici, il sindaco spiega di volere “che ora facciamo sentire la nostra voce”.

Ma se alla fine – insiste L’Espresso – salta tutto e si va alle elezioni Renzi si candida a premier o no? “Pensavo di sì. Da quando ho letto che anche Fioroni mi appoggerebbe mi è venuto qualche dubbio…”, risponde aggiungendo in un secondo momento che “se ci fossero le condizioni ci starei. Nonostante Fioroni. E senza Fioroni”.

C'era una volta la Sinistra

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