Quando ha capito di essere finito nel mirino di un commando ha cercato una disperata via di fuga. Un asilo dove c’erano trecento bambini che cantavano le canzoni di Natale. E lì nel cortile della scuola “Montale” di Scampia (Napoli) che due killer hanno braccato l’ennesima vittima della guerra di camorra – tra “girati” e “scissionisti” – che da mesi ha registrato molti morti e anche una vittima innocente come Lino Romano, trucidato il 15 ottobre sera a Napoli in un agguato durante il quale sono stati esplosi 14 colpi di pistola.

Luigi Lucenti, 50 anni, pregiudicato, è morto così mentre cercava di entrare in una scuola per salvarsi la vita. Gli assassini, in sella a uno scooter, lo hanno atteso sotto casa, gli hanno sparato, lo hanno inseguito e dopo averlo raggiunto lo hanno crivellato di colpi. In via Fratelli Cervi, nel Lotto U, pochi minuti dopo sono arrivati i carabinieri e anche la polizia. I soccorsi per Lucenti sono stati inutili, è morto sul colpo a pochi metri dall’ingresso della scuola materna. I bambini con i loro insegnanti, ormai a fine orario scolastico, stavano chiudendo la giornata cantando la canzoni del Natale. I piccoli non hanno assistito all’omicidio e non hanno udito gli spari. Quando gli insegnanti si sono resi conto che un uomo era stato ucciso quasi davanti al cancello di ingresso hanno fatto uscire i piccoli da un’uscita secondaria. Nessuno è rimasto ferito. “Stavamo preparando la recita di Natale cantando tutti insieme le canzoni – racconta una docente -. Gli spari non li abbiamo sentiti e per fortuna i nostri bimbi non si sono accorti di nulla. Sono stati fatti uscire da una uscita secondaria e non hanno visto il cadavere”.

Lucenti era considerato dagli inquirenti vicino al clan Abbinante degli scissionisti. L’ipotesi, infatti, è che la morte violenta di Lucenti rientri nell’ambito della faida di Scampia. Quattro giorni fa l’ultima vittima, uno scissionista, è stato ucciso e poi abbandonato lungo la strada statale che porta a Melito.  Il 24 novembre scorso proprio i militari dell’Arma avevano catturato uno dei boss emergenti, protagonista, di questo sanguinoso confronto tra criminali per il dominio di parte della città e del traffico di droga. Mariano Abete 21 anni, era stato arrestato: nascosto in casa della madre. Pochi giorni prima la polizia aveva arrestato Rosario Guarino, detto Joe Banana. Ma questi arresti, sono tre i boss che le forze dell’ordine vogliono prendere, non hanno fermato la lotta per il potere criminale. Poco meno di due mesi fa il procuratore aggiunto di Napoli Sandro Pennasilico aveva lanciato il suo grido d’allarme per gli ostacoli che forze dell’ordine e magistrati incontrano per carenze di risorse. L’assassinio di Romano aveva dato un importante impulso alle strategie di contrasto alla camorra come la diffusione di diffondere le foto di cinque latitanti ”eccellenti”. Dopo i recenti arresti il ”wanted” riguarda ancora Marco Di Lauro, 32 anni, figlio di Paolo, soprannominato ”Ciruzzo o’ milionario” e fratello di Cosimo; Mario Riccio, 21 anni; genero del superboss scissionista Cesare Pagano e Antonio Mennetta, 27 anni, secondo gli inquirenti capo dei ”girati”, arrestato lo scorso 22 luglio e scarcerato qualche giorno dopo. La faida di Scampia ha già provocato una decina di morti in entrambe le fila, la morte di un innocente e oggi anche una sparatoria nel cortile di un asilo. 

“Per tutti i bambini la scuola dovrebbe essere sempre un luogo protetto e sicuro. Mentre invece i bambini e le bambine che frequentano la scuola materna del circolo didattico Montale nel quartiere di Scampia solo per un caso fortuito non sono stati diretti spettatori di un atto di violenza efferato che si è consumato all’interno del loro cortile scolastico”. Raffaela Milano di Save the Children, ricorda come siano 700mila i minori che vivono nei comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, 374.860 vivono nella sola Campania e 274.189 nel territorio della provincia di Napoli, seguita da quella di Caserta (64.134). Crescere in un territorio infettato dalle mafie, sottolinea l’organizzazione, significa fare i conti, sin da piccolissimi, con un sistema di relazioni sociali ed economiche profondamente violento. “Sono proprio i bambini le prime vittime di questo sistema mafioso che pervade ogni aspetto della vita della comunità. E’ indispensabile rafforzare gli sforzi per la loro protezione, sostenendo concretamente l’impegno delle scuole che si trovano nei contesti più a rischio, in modo che possano essere presìdi di legalità e di educazione alla cittadinanza, accompagnando i bambini e i ragazzi nella loro crescita e offrendo loro la possibilità di scegliere liberamente il loro futuro” .

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