Nel giorno in cui in Russia entra in vigore la legge che obbliga le organizzazioni non governative che ricevono finanziamenti esteri a registrarsi come ‘agenti stranieri‘, l’amministrazione moscovita ha vietato una manifestazione contro la repressione politica e le violazioni dei diritti umani. Le leggi russe, spiega la motivazione con cui è stata respinta la richiesta d’autorizzazione, non contemplano misure di repressione per motivi politici. La Costituzione della Federazione russa, continua la lettera delle autorità, garantisce uguali diritti e libertà a tutti e respinge le violazioni dei diritti umani.

La petizione per organizzare la manifestazione è partita da Joskar Ola, capoluogo della Repubblica di Mari, 700 chilometri dalla capitale. Il corteo avrebbe dovuto tenersi sabato, non lontano dalla stazione Pushkunskaya della metropolitana, spiega l’emittente in lingua inglese Russia Today. Gli organizzatori volevano portare la propria solidarietà ai dimostranti arrestati durante le manifestazioni del 6 maggio scorso, vigilia dell’insediamento alla presidenza di Vladimir Putin, eletto a marzo per un terzo mandato. Almeno 18 manifestanti sono indagati per le proteste, ma al momento soltanto uno è stato processato e condannato a quattro anni e mezzo di carcere, per aver confessato di aver assalito un poliziotto.

Spiazzati dal no, gli organizzatori pensano già a una soluzione per manifestare comunque e mostrare ai moscoviti le foto degli arrestati raccontando le loro storie. Tra le ipotesi sul tavolo ci sono fare ricorso contro la mancata autorizzazione o chiederne un’altra, questa volta per un raduno se possibile più grande e partecipato. A destare ancora più stupore è inoltre il fatto che il testo della richiesta sia identico a quello presentato per un’altra manifestazione lo scorso luglio, per la quale non ci furono problemi. “Una decisione assurda, sia dal punto di vista logico sia da quello legale”, ha scritto Sergei Davidis del movimento Solidarity.

Intanto le organizzazioni non governative e per la tutela dei diritti umani sono pronte a opporsi all’entrata in vigore della legge che le costringe a registrarsi come “agenti stranieri”, termine che rimanda all’epoca sovietica e a un vocabolario da Guerra Fredda. Dal loro punto di vista lo scopo della norma è mettere a tacere le organizzazioni che hanno osato criticare il potere putiniano e chi ha dato il proprio sostengo alle manifestazioni antigovernative di quest’anno, le più imponenti da decenni.

L’organizzazione per la tutela dei diritti umani Memorial, l‘Helsinki Group di Mosca e Golos, l’organizzazione che ha monitorato le recenti tornate elettorali, hanno annunciato il loro rifiuto a registrarsi, contestando una legge che considerano piegata a interessi politici. “Non ci registreremo come agenti stranieri semplicemente perché non siamo agenti stranieri”, ha detto Lyudmilla Alexeyava, ottantacinquenne leader del Helsinki Group, citata dall’agenzia France Presse. “Useremo tutti i mezzi legali in nostro possesso per opporci alla legge sia a livello nazionale sia internazionale”, le ha fatto eco, Alexander Cherkasov di Memorial, parlando con il Moscow Times.

Le organizzazioni sono pronte a portare la questione davanti alla Corte europea per i diritti umani. Alcune come Transparency International hanno sottolineato come la legge approvata la scorsa estate violi la Costituzione. In risposta i deputati del partito di maggioranza, Russia Unita, hanno esortato il ministero della Giustizia ad aprire un’inchiesta contro l’organizzazione che pubblicamente invitava a violare la legge.

di Andrea Pira

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