Una storia di cemento, case e cantieri che si svolge a Modena, centro industriale dell’Emilia Romagna e cuore della Motor Valley, la terra che produce Ferrari, Lamborghini, Maserati e Ducati. E che è anche in forte espansione, perché così vuole la politica e chi opera nel comparto edilizio.

A raccontarlo è Modena al cubo http://www.modena3.it/ , il documentario low budget di Gabriele Veronesi – nei prossimi giorni disponibile gratuitamente sul sito – che mostra “l’ipertrofia urbana” all’ombra della Ghirlandina. L’autore, giornalista e videomaker freelance di 25 anni che ha passato gli ultimi 13 mesi a osservare i cantieri in loco,  ha ricostruito l’intreccio di poteri e affari per favorire la densificazione della città.

Il capo della matassa è Modena Futura, trenta pagine di previsione sullo sviluppo urbano scritte da Daniele Sitta, attuale assessore alla Programmazione del Territorio e alla Mobilità della giunta di centrosinistra guidata da Giorgio Pighi, che prevede un aumento della popolazione modenese dai 180mila abitanti di oggi ai 230mila del 2030.

Il documento, che nel 2010 il sindaco ha definito “teorico e privo di valenza amministrativa o programmatica”, non è mai stato discusso in consiglio comunale ma, nonostante questo, l’apertura dei cantieri e i lavori in corso nella culla della Ferrari dimostrano, nei fatti, di averlo preso in parola. “ In ‘Modena al cubo’ – spiega il regista – vediamo che l’espansione urbanistica porta con sè numerosi interessi. In questa zona infatti i poteri forti, che spesso tengono le redini della politica, sono la Coop estense, le cooperative di costruzione gli immobiliaristi e la Banca popolare dell’Emilia Romagna. E ogni territorio, ovviamente, ha i suoi”.

Veronesi specifica però che i rapporti intessuti tra gli attori non hanno riscontrato alcuna rilevanza penale. Ma questo non deve fare abbassare la guardia ai cittadini. Dal nuovo autodromo di Marzaglia, definito ‘ecomostro’ dalle associazioni ambientaliste, fino al progetto del Novi Park, che sarà il secondo parcheggio più grande d’Italia, Modena al posto della riqualificazione predilige la costruzione come dimostrano anche i lavori della Casa Natale Enzo Ferrari, un “gioiello architettonico” sul quale, secondo il regista, pendono “stime improbabili di visitatori”.

E le “opere dedicate a finalità pubbliche spesso diventano cavalli di troia per interventi residenziali” con l’aiuto di strane alchimie burocratiche che “trasformano aree verdi in zone edificabili”. Aldilà degli edifici ex novo, inoltre, sorge il problema della sostenibilità ambientale, della disponibilità delle falde acquifere e dell’inquinamento che può essere compromesso da una densificazione fuori misura. A questo si aggiunge la diminuzione di terreno disponibile per l’agricoltura, che rende la zona dipendente da altre province per la produzione di beni della terra.

“Il problema del cemento riguarda tutta Italia, non solo Modena. E coinvolge interessi economici e consumo di aree deputate al verde pubblico – osserva l’autore-. Quello che vediamo nel film sono le stesse dinamiche che si replicano, con variabili diverse, in altre città, da Milano a Reggio Emilia. E’ importante porre l’accento sull’importanza della riqualificazione e sapere che schierarsi dalla parte dell’ambiente significa andare incontro anche a scelte impopolari”. Un esempio? Tassare l’inquinamento in tutte le sue forme, dalla dimensione del veicolo ai gas emessi e, in quanto cittadini, capire che la sostenibilità corrisponde anche a “un cambiamento delle proprie abitudini”. Inclusa la diminuzione del bisogno di cemento.

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