Consideriamo il decimo volume dei Quaderni della salute presentato un paio di giorni fa dal ministro Fazio: l’obesità, “epidemia del XXI secolo” come è stata definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), in Italia affligge ormai “3 adulti su 10 (32%)” , che  “risultano in sovrappeso, mentre 1 su 10 è obeso (11%): complessivamente, quindi, circa 4 adulti su 10 (42%) sono in eccesso ponderale. Il sovrappeso è una condizione diffusa e che tende ad aumentare con l’età, è più frequente negli uomini, nelle persone con basso livello di istruzione e in quelle che dichiarano di avere molti problemi economici… La percentuale di soggetti obesi è più elevata nel Sud e nelle Isole”.

Le proiezioni dell’Oms mostrano che in Europa “circa la metà della popolazione adulta è in sovrappeso e il 20-30% degli individui, in molti Paesi, è definibile come clinicamente obeso”. I casi di obesità sono triplicati negli ultimi vent’anni. In tutto il mondo , entro “il 2015, gli adulti in sovrappeso saranno circa 2,3 miliardi e gli obesi più di 700 milioni”.

Discorso ancora più inquietante quello dell’obesità infantile: in tutto il mondo, nel 2005, ben 20 milioni di bambini di età inferiore ai 5 anni erano in sovrappeso. Nel 2010 si stima che siano stati oltre 42 milioni, quasi 35 milioni in Paesi in via di sviluppo.

Siamo davvero preoccupati – ha detto il ministro Fazio – il 35% dei bambini italiani, dunque circa 1 milione, è obeso o in sovrappeso… Una situazione che non è omogenea su tutto il territorio nazionale… in Valle D’Aosta si è registrata una percentuale di bimbi obesi o in sovrappeso del 23%… in Campania le percentuali salgono fino al 49%”.

Un sistema di monitoraggio nazionale avviato nel 2008 ha attestato che: “il 9% dei bambini non fa colazione, il 30% la fa in maniera non adeguata, circa il 50% consuma bevande zuccherate e/o gassate nell’arco della giornata e 1 bambino su 4 non mangia quotidianamente frutta e/o verdura. Inoltre, quasi 1 bambino su 2 ha la televisione in camera e 1 bambino su 5 pratica sport per non più di un’ora a settimana”.

Il sovrappeso e l’obesità sono responsabili dell’80% dei casi di diabete mellito di tipo 2, dunque stiamo assistendo anche un’epidemia di diabete (specie il tipo 2 – DT2) che arriverà fino al 6,3% della popolazione nel 2025, coinvolgendo 333 milioni di persone in tutto il mondo.

In Italia ci sono circa 4 milioni di diabetici: almeno 3 milioni di diabetici accertati, più “una quota stimabile in circa 1 milione di persone che, pur avendo la malattia, non ne è a conoscenza”. Cioè il 9% in più di soli 5 anni fa. L’International Diabetes Federation aveva stimato per il 2025 il superamento della quota di 3 milioni di persone con diabete in Italia, ma il paese ha raggiunto questa soglia con 15 anni di anticipo. E se da un lato “la prevalenza del diabete aumenta con l’età fino al 18,9% nelle persone con età uguale o superiore ai 75 anni”, dall’altro “la gravità della diffusione dell’obesità infantile sta anche nel fatto che i bambini obesi rischiano di diventare adulti obesi”.

Ogni anno 75 mila persone con diabete subiscono un infarto, 18 mila un ictus, 20 mila vanno incontro a insufficienza renale cronica, mentre 5 mila patiscono l’amputazione degli arti inferiori e 18 mila muoiono. Perciò, considerando che “i diabetici hanno un consumo di farmaci pari a 3 volte i non diabetici di pari età e sesso” e che “nel 2010 il diabete ha determinato il 10-15% dei costi dell’assistenza sanitaria in Italia”, “l’impatto sociale del diabete si avvia a essere sempre più difficile in assenza di un’efficace prevenzione”. Cioè insostenibile.

È un “dolce” futuro di diabesity il nostro: vittime dell’industria alimentare, ci nutriamo di sottoprodotti e scarti degli allevamenti intensivi o monoculturali, banalizzando gli alimenti (mais e soia primeggiano sotto varie vesti) e riducendoli a nutrienti.

Dunque  ci ammaliamo mangiando: la nostra dieta è ad alto indice glicemico (zuccheri e farine raffinate), ricca di grassi saturi (carni rosse e latticini), povera di semi e altri alimenti integrali. Ad esempio negli ultimi 10 anni le famiglie italiane hanno ridotto del 22% il consumo di frutta. Cambiando tale dieta, secondo le stime del Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (Wcrf), potremmo prevenire almeno il 30% dei tumori maligni.

Da dove cominciare? Comincerò a trattare la questione, e le frodi commerciali ad essa annesse, prossimamente…

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