Nella parte sud-est della Toscana, fra la Valdichiana e la Vald’Orcia, fra Montepulciano e Acquaviva, c’è una delle aziende vinicole più interessanti che fanno Nobile di Montepulciano. Anzi, una delle pochissime aziende interessanti, considerate le incertezze e difficoltà della denominazione.

Poderi Sanguineto consta di 35 ettari su un colle a 330 metri sopra il livello del mare: 3,7 ettari sono dedicati alla vite. Cioè soprattutto Prugnolo Gentile, un biotipo del Sangiovese, e altri vitigni autoctoni (quale il Canaiolo nero o quale il Mammolo) che per secoli sono appartenuti al profilo qualitativo dei vini di Montepulciano. E che però, da diversi anni, sono stati sostituiti da vitigni non italiani quale il Merlot.

Ampliando il concetto di “vino d’origine”, per annichilarne finalmente la riconoscibilità, e svilire ogni denominazione di origine.

Questo non è accaduto a Sanguineto, che produce e ha sempre prodotto vini davvero caratteristici.

Dora Forsoni, 60 anni, possiede e dirige l’azienda proseguendo l’opera di suo padre Federico che nel 1963 si indebitò per acquistare i poderi: diventando proprietario da contadino che era in Umbria, avvezzo a fare vino per consumo famigliare e avvezzo a recarsi in Toscana per comprare bestie come la Chianina. Così Federico acquistò i terreni assolati, di medio impasto con terra rossa mista a sassolini, in un luogo il cui clima è molto favorevole: in quanto mitigato da tre laghi, cioè Montepulciano, Chiusi e Trasimeno. Si recuperarono le vecchie viti autoctone, rinnestandole e ordinandole in sesti d’impianto: era l’inizio dei Poderi Sanguineto. Dal sangue che la tradizione popolare narra sia scorso proprio su tali terreni durante una delle più cruente battaglie fra Etruschi e Romani.

Pur avendo anche bestie da latte, di cui la maggior parte della famiglia si occupava, Federico Forsoni si riproponeva di fare un grande vino Nobile e venderlo in bottiglia. Sicché educò sua figlia Dora, ultima di nove fratelli, alla coltivazione e al rispetto della vigna: senza usare insetticidi, erbicidi o fertilizzanti chimici. Come la educò al rispetto del succo d’uva, e poi del vino: non ammettendo in cantina né agenti chiarificanti, né lieviti aggiunti e adoperando pochissima anidride solforosa. Pertanto toccò a Dora, dopo la morte del padre nel 1983, portare a compimento il progetto d’imbottigliare un grande vino, pur non avendo mai fatto una scuola tecnica o enologica.

La scuola l’ho fatta con mio padre“ ci racconta lei “e seppur per qualche anno ho fatto la ribelle, trascurando le vigne e cambiando diversi lavori, poi ho capito che dovevo tornare a casa e realizzare me stessa facendo vino”.

Dora ha cominciato a imbottigliare nel 1997: facendo vini di Montepulciano deliziosi e riconoscibili, oltre che longevi, in un’area che andava stravolgendo le caratteristiche della sua produzione. Basti pensare che seppur le vigne di Sanguineto sono circa 20 giorni in anticipo sul ciclo vegetativo rispetto a quelle presso Montepulciano, e dunque ci si aspetterebbe una raccolta anticipata, Dora fa di solito la raccolta delle uve dopo che è stata fatta quella di altri suoi colleghi della denominazione.

L’azienda produce cinque vini:

─ un bianco, chiamato Bianco Toscano, da 5 tipi di uve bianche (Malvasia Verde, Malvasia Bianca, Biancame, Trebbiano e Grechetto) fatto in cemento vetrificato. Il 2009 ha colore dorato con riflessi quasi aranciati: è rotondo, un poco alcolico, ma pieno e interessante. Per nulla banale. 6 euro in cantina.

─ un Rosso di Montepulciano, fatto da vigne iscritte alla denominazione Nobile e poi declassate: in pratica le medesime uve che vengono maturate un anno in meno del Nobile, ossia restano “soltanto” 12 mesi in grandi botti di legno: l’uso della barricche difatti, secondo uno dei massimi esperti di viticoltura come il Prof. Fregoni, ha contribuito ad alterare e banalizzare il profilo qualitativo dei vini toscani di qualità. Il 2008 Rosso è eccellente, ha carattere, combina corpo a freschezza. Molto riconoscibile e facile a bersi. 9 euro.

─ un Nobile di Montepulciano, fatto con Prugnolo Gentile e Canaiolo Nero e Mammolo, che fermenta in cemento vetrificato e matura per due anni in botti (ovviamente non piccole) di rovere e allier. Il 2006 è un grande vino di Montepulciano: potente, riconoscibilissimo e profumato. Maturo e fine al contempo. Da non perdere. Il 2007, in commercio, è pure ottimo. 14 euro.

─ Un Nobile di Montepulciano Riserva, fatto coi medesimi tre vitigni menzionati, medesima fermentazione in cemento vetrificato e maturazione in botti gradi: soltanto per un anno in più. Dunque resta 3 anni in legno. Il 2006 è eccezionale: ampio e mutevole, profondo e complesso. È emblematico. Si beve oggi, con una Fiorentina alla brace, e si berrà pure fra dieci anni. 18 euro.

─ il Sanguineto: vino fatto da una vigna di Sangiovese che Dora affitta da una sua amica, tenendo a precisare che si tratti di Sangiovese, ossia di un’uva diversa dal Prugnolo Gentile. E difatti il Sanguineto 2007, prima annata prodotta, è vino completamente diverso da tutti gli altri, pur essendo vinificato anch’esso in cemento vetrificato e poi maturato per un anno nelle botti grandi. Non manca di corpo, anche se è meno complesso e variegato del Nobile, ma più intenso sapido e fresco. 15 euro.

L’azienda produce al più 25.000 bottiglie l’anno, a prezzi che permettono di acquistarle. Tali vini gustosi e caratteristici rappresentano il genius loci, dunque rappacificano con la denominazione Vino Nobile di Montepulciano.

Ps: Dora è una delle protagoniste del documentario di Giulia Graglia “Senza Trucco”, in uscita fra qualche mese

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