Nel tentativo di evitare le manette, undici mesi fa Angelo Villani ha consegnato il passaporto ai magistrati di Salerno. Il messaggio era chiaro: non voglio scappare, voglio aiutarvi a capire. L’ex presidente Pd della Provincia di Salerno sentiva sul collo il fiato dell’inchiesta appena avviata sul crac Alvi, il gruppo fondato e amministrato insieme alle sorelle a capo di una delle più grosse catene di supermercati del Sud. Un buco da 160 milioni di euro. Ben 120 punti vendita chiusi per lo più in Campania, ma anche in Calabria e in Puglia. Circa 3000 persone, tra dipendenti e indotto, rimaste a spasso, secondo fonti inquirenti.

Numeri che hanno fatto parlare di ‘Parmalat salernitana’, mentre Villani riapriva il suo studio di dentista alla ricerca di un profilo più riservato. Ma ora uno dei tanti nodi della vicenda è giunto al pettine della giustizia. E la restituzione del passaporto non ha salvato il politico-imprenditore dagli arresti domiciliari, eseguiti questa mattina dalla sezione di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Salerno. L’accusa è di bancarotta fraudolenta con l’aggravante del rilevante danno patrimoniale. Quattro i destinatari della misura cautelare chiesta dal procuratore capo di Salerno, Franco Roberti. Si tratta di Villani, delle sorelle Elisa e Giovannina, e di Bartolomeo Pagano, legale rappresentante di una delle società satellite dell’Alvi. Nel corso delle perquisizioni, i finanzieri hanno sequestrato 27 quadri, 48 orologi di pregio (anche Rolex e Bulova), 17 penne stilografiche.

Gli inquirenti contestano a Villani&C. la sottrazione di circa 3 milioni di euro in merci, attrezzature, impianti, e incassi liquidi dei punti vendita nel periodo immediatamente precedente la declaratoria di fallimento. Briciole, rispetto all’entità complessiva del crack dichiarato l’anno scorso con una sentenza in cui i giudici hanno evidenziato “una significativa confusione attinente la configurazione delle distinte sfere giuridiche delle diverse società del gruppo Alvi”, che ha determinato una “non corretta tenuta della contabilità”, tanto che lo stesso liquidatore ha dichiarato “di non essere a conoscenza dell’entità dell’attivo e del passivo essendo in attesa della società di revisione”. In poche parole, il solito gioco delle scatole cinesi e delle dissimulazioni degli assets aziendali che ha indotto i togati della fallimentare a inviare le carte in Procura perché “nel contraddittorio tra le parti sono emerse gravi notizie di reato”.

Gli arresti riguardano solo la mala gestione della “Sannio Discount srl”, una delle otto società controllate dall’Alvi. Ma scaturiscono nell’ambito di un’inchiesta più vasta, divisa in molti filoni investigativi, che sta cercando di fare luce su tutte le presunte irregolarità del gruppo. Villani, già sindaco Dc di Nocera Superiore, è stato presidente della Provincia di Salerno dal 2004 al 2009. Fino al 2007 ha ricoperto anche l’incarico di segretario salernitano della Margherita e tre anni fa contese senza successo la segreteria regionale a Ciriaco De Mita. Perse le elezioni nel 2009, Villani ha lasciato il Pd e ha ridimensionato l’impegno in politica. Ma senza dimettersi da consigliere provinciale. L’11 ottobre ha annunciato l’adesione all’Udc in una conferenza stampa insieme a Ferdinando Adornato.

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