Per anni giovani avvoltoi hanno volteggiato sul capo del cacicco supremo in attesa che la Natura facesse il suo corso e loro potessero finalmente prenderne il posto. Illusi! Non avevano capito che una sequenza interminabile di trapianti, innesti e interventi vari (mica solo per cute e prostata) lo avevano trasformato in una sorta di Terminator indistruttibile; dunque immortale.

Sicché ragazzi meraviglia come Gianfranco Fini o Pier Ferdinando Casini (e perché no? Giulio Tremonti) hanno continuato inesorabilmente a invecchiare mentre quello plastificava. Senza veder mai arrivare il giorno fatidico così a lungo vagheggiato. Tanto da far presumere che sarebbe stato lui ad accompagnarli alla tomba, con un immodificabile sorriso cementificato sulle labbra (seppure a rischio di crollo della mandibola per il peso della protesi).

Ma i maghi dell’eterna giovinezza berlusconiana avevano trascurato un rischio gravissimo: l’esplosione. Sicché ora il Dorian Gray-Frankenstein della politica italiana inizia a dilatarsi pericolosamente. Fino a sembrare un canotto gonfiato oltre i limiti di sicurezza.

Infatti ormai va assumendo le fattezze oversize di Bibendum, la creatura di copertoni della pubblicità Michelin; e tutto ciò non sembrerebbe un omaggio alla canzonetta francese anni ’50, di cui pure il premier si proclama cultore.

Interpellati riguardo alla trasformazione in nano-mongolfiera del Berlusconi, studiosi di mutazioni genetiche ed esperti in aerostatica avanzano varie spiegazioni:

Eccessiva assunzione di steroidi anabolizzanti. Enzo Biagi ipotizzò che se il Nostro (nella stagione di tycoonaggio televisivo “faso tuto mi“) «avesse avuto una punta di tettine si sarebbe messo pure al posto della presentatrice». Ora taluno ritiene che il presidente del Milan – scontento dell’attacco Pato-Ibrahimovic – intenderebbe passare allo schema a tre punte, assumendo personalmente il ruolo di centravanti. Da qui la necessità di interventi farmacologici per il potenziamento del tono muscolare, analoghi a quelli che trasformarono l’agile centravanti padano Gianluca Vialli in una sorta di Big Jim semovente;

A. Affezione da SHC (Spontaneos Human Combustion), vulgo autocombustione umana. Il singolare e ancora inspiegabile fenomeno – rilevato già nel 1725, quando la signora Nicole Millet carbonizzò improvvisamente – per cui il corpo raggiunge i 1000 gradi e la massa grassa liquefa alimentando la fiamma;

B. Trasformazione in una palla di rabbia. In quanto il carattere di Berlusconi, pur improntato a quella sincera schiettezza che ha reso così trasparente la lotta per il Potere in Italia, è anche un tantino permaloso. Dunque, entrerebbero in gioco gli effetti dei clamorosi imbufalimenti nel rendersi conto non solo che la corte dei domestici di cui si circonda è composta da incapaci mentecatti; peggio: segnali non trascurabili lasciano intendere come le varie Cupole affaristico-malavitose, che da decenni lo hanno scelto a referente primario, si stiano riposizionando per “il dopo”. Da qui un signorile risentimento del capo-cordata tradito, tale da produrre macroscopici effetti fisiognomici. E – come diceva Paolo Sylos Labini – «davanti a certe facce verremmo indotti a pensare che la fisiognomica è una scienza esatta»;

C. Demenza improvvisa dei consulenti in look. Spiegazione meno drammatica, ma sempre inquietante, per cui il mandato ai personal lookologi di comunicare anche non verbalmente l’eterna giovinezza de “il più grande statista di tutti i tempi” attraverso l’abbigliamento, ha prodotto l’adozione di un mariolo di filo girocollo sotto il massiccio doppiopetto da cummenda brianziolo di prammatica (e copiato da altri longilinei tipo Claudio Scajola per gli effetti “tappo della Val Gardena” che determina). Cui si aggiunge il tocco di classe delle calzature sneakers dopolavoristiche accompagnate a un completo fumo di Londra da banchiere. Entusiasta per la brillantezza della soluzione trovata, che lo fa sentire così svelto e leggero (oltre che oltremodo chic e piacente), Berlusconi avrebbe iniziato inconsciamente ad assumere aria a pieni polmoni per raggiungere le dimensioni di una silhouette pubblicitaria di se stesso 4 metri per 7 (tipo i tori di cartone che in Spagna pubblicizzano porto e sherry ai lati delle autostrade).

Sia come sia, il fenomeno del nano-mongolfiera resta preoccupante. Anche per gli effetti che potrebbe riverberarsi sull’immagine italiana nel mondo.

Immaginate cosa la stampa internazionale – a priori antiberlusconiana – potrebbe scrivere se il nostro capo del governo iniziasse a volteggiare per la Casa Bianca o le stanze dell’Eliseo davanti a ospiti esterrefatti? Situazione di grande imbarazzo; che probabilmente fa ricordare a raffinati cinefili come Malcon Pagani o Federico Pontiggia la scena finale di Dune nella versione filmica del regista David Lynch (1984), quando il perfido barone Vladimr Harkonnen, diventato aerostato, viene risucchiato in un condotto dell’aria e scompare ululando per esplodere lontano.

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