La Camera approva, Cosentino è salvo. La richiesta di autorizzazione all’utilizzo delle intercettazioni telefoniche contro il deputato del Pdl di Casal di Principe è stata rigettata. I giudici di Napoli dovranno giudicare il cordinatore del Pdl della Campania per concorso esterno in associazione camorristica senza poter usare contro di lui le 46 telefonate con gli uomini di Gomorra.

Il politico, accusato da una decina di pentiti per i suoi rapporti più che decennali con i casalesi, ha dichiarato ai giornali: “Quelle intercettazioni sono irrilevanti e io dormirei comunque tranquillo anche se la Camera desse il via libera all’uso contro di me”. In realtà, come i lettori del Fatto Quotidiano sanno bene (leggi il nostro articolo: ‘Nicola Cosentino, le 46 telefonate agli uomini di Gomorra’, del 3 luglio 2010) quelle intercettazioni sono fondamentali per sostenere l’accusa.

La Camera ha messo la sordina per esempio alle 24 telefonate di Cosentino intercettate nel 2002-2003 sull’utenza dell’ex presidente del consorzio Ce4, addetto alla raccolta dei rifiuti in provincia di Caserta, Giuseppe Valente, poi condannato due volte per complessivi 9 anni e mezzo di carcere proprio per le vicende dei rifiuti. Finiranno nel cestino anche le undici telefonate del politico con un altro imprenditore dei rifiuti legato alla camorra, Sergio Orsi. E lo stesso destino attende le 11 telefonate di Cosentino del 2004 con il fratello di Sergio, quel Michele Orsi ucciso nel 2008 con 17 colpi dai sicari del boss Setola, probabilmente perché stava parlando con i pm.

Altro che “irrilevanti”. Altro che “sonni tranquilli”. Il voto di oggi è un colpo durissimo all’indagine dei pm e all’immagine della Camera. Senza le intercettazioni, l’accusa dei pm Milita e Narducci sarà costretta a basarsi prevalentemente sulle testimonianze dei collaboratori di giustizia. I parlamentari non hanno dato ascolto al Gip Piccirillo quando scrive nella sua richiesta di ritenere fondamentale, per esempio, la telefonata Cosentino-Valente del 30 giugno 2002 perché “tende ad avvalorare il coinvolgimento dell’onorevole Cosentino in un’attività diretta a proteggere il sindaco di Mondragone, Ugo Conte e la sua amministrazione dallo scioglimento dell’amministrazione per infiltrazioni mafiose”.

Cosentino tutelava il sindaco legato alla camorra. I vertici del suo partito coprono lui. Lo scudo della Casta a tutela della politica made in Casal di Principe è completo. Se fosse stato un cittadino comune, Cosentino sarebbe già in galera e nel processo dovrebbe difendersi dalle sue telefonate con gli imprenditori più importanti di Gomorra. Invece è un parlamentare del Pdl ma soprattutto è un uomo fondamentale per Silvio Berlusconi.

Stavolta la richiesta del Gip è stata respinta con una maggioranza più risicata rispetto a quella del diniego all’arresto: 308 voti favorevoli a Cosentino e 285 voti contrari, con 37 assenti. Tra i deputati che hanno avuto un ruolo fondamentale nell’ennesimo salvataggio di Cosentino c’è anche Nino Lo Presti del gruppo dei finiani. Proprio lui era il relatore della proposta di respingere la richiesta del Gip. Mentre Gianfranco Fini e Fabio Granata si erano detti favorevoli alla concessione dell’autorizzazione. L’ennesima dimostrazione delle difficoltà di Fini a rompere con un lungo passato di coperture al Cavaliere e ai suoi uomini.

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