E’ probabile che il mistero delle “trenta bellissime tombe fenicie” presenti a Villa Certosa abbia una spiegazione semplicissima; non è altro che una delle tante, creative balle che Silvio Berlusconi ama raccontare a chi gli capita a tiro; si tratti di tutti gli italiani in blocco o delle gentili visitatrici che accorrono a frotte nelle sue residenze private. Accattivante come sempre, l’uomo che ha convinto la maggioranza degli italiani di essere sceso in politica per amor loro, nella versione guida turistica appare più irresistibile che mai. Stando a quanto egli stesso illustra a Patrizia D’Addario, nemmeno a Mirabilandia sono concentrate tante attrazioni in una volta, dalla gelateria del presidente che fa anche i sorbetti alla balena fossilizzata; dai meteoriti al lago coi cigni convertibili; dal labirinto dove ogni grotta è una scultura alla famosa necropoli. E pazienza se la signora D’Addario, da scaltrita intellettuale qual è, mostra interesse solo per la gelateria. E pazienza se i soliti pignoli spaccano il capello in quattro sostenendo che, qualora la necropoli fosse davvero fenicia, si tratterebbe di una scoperta clamorosa. Probabilmente, fa intendere l’avvocato Ghedini, Berlusconi ha detto “fenicie” per far colpo sulla sua ospite intellettual-chic, ma in realtà sapeva benissimo che non era così. Ciò non toglie che la comunità scientifica internazionale si interroghi sulla vera natura di quelle “trenta bellissime tombe”; e che, in attesa che l’avvocato Ghedini organizzi una visita guidata in loco, formuli le più diverse ipotesi. Ecco alcune tra quelle che abbiamo raccolto in via confidenziale.

Le trenta bellissime tombe non sarebbero fenicie, ma nemmeno sarebbero tombe; si tratterebbe dei boudoir utilizzati da Giampi Tarantini per alloggiare trenta amiche sue di passaggio a Villa Certosa. I costumi e i monili di ispirazione fenicia sarebbero da riferire alla “Notte Punica”, il tema della festa in costume in programma quella sera.

Le trenta bellissime tombe fenicie sarebbero copie moderne tanto fedeli quanto fasulle. Le avrebbe commissionate Berlusconi stesso per il numero del “Segno del Fenicio”, uno dei tanti scherzi che il premier-buontempone si diverte a giocare ai suoi ospiti (come la celebre gag del vulcano finto). Berlusconi ha appena finito di raccontare la leggenda dei trenta fantasmi fenici che si aggirerebbero nella Villa che all’improvviso si spalancano le tombe, sulle note di una nenia appositamente composta da Mariano Apicella.

Le trenta tombe sarebbero in realtà di epoca imperiale romana, per la precisione riferibili al basso impero. Si tratterebbe di sepolcri clandestini scavati per ospitare altrettanti tribuni che si erano candidati alla guida del Partitus Democraticus, una velleitaria formazione politica del v° secolo che si proponeva di rovesciare l’imperatore ma non ne ebbe mai il tempo perché sempre impegnata a rovesciare i propri capi.

Le trenta tombe fenicie sarebbero in realtà trenta tavernette abusive costruite negli ultimi cinque anni in altrettanti palazzi di Milano Due, trasportate e rimontate segretamente a Villa Certosa, ma solo in via temporanea, in attesa cioè del più vicino condono edilizio. Si distinguerebbero dalle tombe fenicie per l’arredo, leggermente meno sobrio.

Queste le ipotesi che abbiamo raccolto in via confidenziale dalla comunità scientifica, ma gli archeologi raccomandano di seguire con attenzione i prossimi sviluppi. Nessuna di questa ipotesi è certa al cento per cento e non si può affatto escludere che ce ne saranno altre.

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