Arrestiamoli a casa loro
di Mario Portanova

Finché ci sono sanzioni c’è speranza

Finché ci sono sanzioni c’è speranza. Almeno per i “ladri in legge”, cioè i boss delle mafie russofone, e trafficanti vari che imperversano nel Sud del Caucaso. Il titolo del celebre vecchio film con Alberto Sordi va aggiornato, stando a un report dell’autorevole Global Initiative Against Organized Crime. “Il maggiore impatto dell’invasione russa in Ucraina del 2022 sul crimine nel Sud Caucaso – si legge – finora è stata la proliferazione dell’evasione delle sanzioni attraverso la regione, così come l’aumento delle attività di contrabbando da parte di soggetti russi, ucraini e bielorussi attraverso la Georgia e l’Armenia”.

Un report rivela come la mafia russa prosperi nei traffici legati alla guerra

I divieti imposti in particolare da Unione europea e Stati Uniti sul commercio di determinati beni con la Russia di Putin hanno creato nuove specializzazioni. La Georgia è diventata l’hub delle automobili. Nel 2024 ne ha esportate per 2,4 miliardi di dollari, nota il report. Vetture a loro volta “importate da Stati Uniti, Unione europea e Giappone, prima di finire in Russia”. Il trucco è semplice: basta dichiarare che le auto sono destinate al Kirghizistan e dalla Russia transiteranno soltanto, mentre invece lì si fermeranno. Oppure sono regolarmente esportate davvero in Kirghizistan o Kazakistan, ma poi da lì vengono ri-esportate in Russia. Un discorso simile vale per l’Armenia, nel settore oro-gioielleria. In questo caso i lingotti vengono trafficati dalla Russia all’Armenia, qui vengono fusi in catene d’oro grezzo, tipicamente da due chili, poi esportate soprattutto in Turchia e negli Emirati Arabi Uniti. Non serve essere segugi per accertare il peso di questo traffici, basta guardare i dati. Nel 2024 il Kirghizistan è diventato il principale partner commerciale della Georgia, con il commercio di auto a trainare il boom. Peccato che il Paese sia noto soprattutto per i suoi verdissimi altopiani, ma non per un traffico veicolare particolarmente pesante. Quanto alla picc12ola Armenia, nel 2022 esportava oro e gioielli per 258.179 dollari; nel 2024 è arrivata a 1,46 milioni. Natura non facit saltus, e di solito non fanno salti così repentini neppure le bilance commerciali. Salvo che qualche evento non cambi all’improvviso le regole del gioco. Poi c’è l’Azerbaigian, repubblica centroasiatica citata come cerniera porosa fra due Paesi supersanzionati: Russia e Iran.

Peccato che Georgia, Armenia e Azerbaigian siano Paesi dove le mafie russofone sono ben radicate. Nel 2015, un importante summit di oltre 100 “ladri in legge” si è tenuto proprio a Yerevan, capitale dell’Armenia, per sfuggire alle attenzioni della polizia russa. I corridoi commerciali sopra descritti sono controllati da una rete di oligarchi russi che, forti delle loro origini in quei tre Paesi, sono in grado di mobilitare le loro conoscenze trans-frontaliere per agevolare i traffici illegali. Non temono più di tanto di passare guai, visto che sono in “relazioni personali e d’affari con le élite politiche in Russia così come nelle tre nazioni sud-caucasiche”.

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