Ci sono due notizie che messe l’una accanto all’altra aiutano a capire il tipo di evoluzione di quello che una volta era il “Complesso militar-industriale” (Mic) americano (definizione del 34° presidente Usa, il repubblicano Dwight Eisenhower). Il 14 aprile la Nato e Palantir hanno siglato un inedito accordo. L’Alleanza atlantica ha infatti acquisito un sistema militare di intelligenza artificiale dalla società americana fondata da Peter Thiel, personaggio strabordante dell’imprenditoria Usa di cui ci siamo già occupati su Millennium, tra i più fieri sostenitori di Donald Trump, amico di Elon Musk e sponsor fondamentale del vicepresidente JD Vance. L’accordo per il Maven smart system (Mss Nato) garantisce alla Nato uno strumento che analizzerà in pochi minuti i dati raccolti dai paesi membri, sostituendo il lavoro di centinaia di analisti. L’aspetto che più ha colpito gli esperti è la velocità con cui si è concluso l’affare (del valore di circa 400 milioni di dollari): circa sei mesi, sconvolgendo un iter burocratico che in genere richiede anni prima di giungere al “deal” tra le aziende fornitrici e i grandi committenti militari che in questo caso è la Nato, ma che più strutturalmente è il famoso DoD, il Department of Defence, il ministero della Difesa americano che sfiora ormai i 900 miliardi di dollari di spesa annua. Segno di cambiamenti in corso nel sistema delle commesse militari di cui Palantir è oggi un agente ancora minoritario ma che punta a una carriera luminosa. Palantir si è infatti aggiudicata dal 2009 contratti governativi statunitensi per oltre 2,7 miliardi di dollari, di cui oltre 1,3 miliardi di dollari nel Dipartimento della Difesa.
L’ultima cena e le “5 sorelle”
Ma è una cifra che paragonata ai grandi fornitori del DoD, quelli che storicamente compongono il Mic, è ancora poca cosa. Come nota una bella inchiesta a cura del professor Thomas T. Klare su TomDispatch, “la competizione per i contratti miliardari del Pentagono ha portato a una spartizione dell’ecosistema Mic, con il conseguente predominio di pochi grandi colossi industriali”. Nel 2024, ad esempio, solo cinque aziende – Lockheed Martin (con 64,7 miliardi di dollari di ricavi nel settore della difesa), RTX (ex Raytheon, con 40,6 miliardi di dollari), Northrop Grumman (35,2 miliardi di dollari), General Dynamics (33,7 miliardi di dollari) e Boeing (32,7 miliardi di dollari) – si aggiudicavano la stragrande maggioranza dei contratti del Pentagono”. E questo primato si riflette anche nel tipo di difesa che viene finanziata e quindi nella strategia militare complessiva. Lockheed Martin, ad esempio, è l’appaltatore principale del caccia stealth F-35 dell’Aeronautica Militare; Northrop Grumman costruisce il bombardiere stealth B-21; Boeing produce il jet da combattimento F-15EX; e General Dynamics produce i sottomarini d’attacco.
I cinque principali committenti della Difesa Usa sono il frutto di un processo di dimagrimento dentro l’apparato militare industriale che è durato circa trent’anni. Dopo la fine della Guerra Fredda, l’America immaginava di ridurre le spese della Difesa e proprio il Segretario alla Difesa organizzò un incontro al Pentagono – la cosiddetta “Ultima Cena” – per dire ai 51 principali fornitori che non sarebbero sopravvissuti tutti. Forse nemmeno lui immaginava che da 51 si sarebbe passati a 5. Secondo le analisi di Palantir, contenute nelle “18 tesi” di cui ci occuperemo più avanti, quella cena serviva in realtà a spianare la strada all’industria del “monopsonio”, fornitori dal potere eccezionale, dovuto all’unicità dell’offerta, e soprattutto al “disaccoppiamento dell’innovazione dall’industria”. E negli anni successivi il Pentagono si è strutturato attorno a questo modello.
Ma a partire dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022, il Dipartimento della Difesa sta ampliando l’accesso a una più ampia gamma di fornitori e in questa strategia quelli destinati all’innovazione tecnologica, specialisti di Intelligenza artificiale e di piattaforme innovative in termini di analisi predittiva hanno il vento in poppa. La Strategia Industriale per la Difesa Nazionale del 2024 ha affermato che l’obiettivo del Dipartimento della Difesa è “accelerare la crescita di un ecosistema industriale della difesa moderno più diversificato, dinamico e resiliente”. E infatti, ci sono nuove aziende che stanno guadagnando terreno come dimostra la scelta di Anduril e General Atomics per il Programma Collaborativo di aerei da combattimento che, come riporta ancora Klare, è stato acquistato dall’Aeronautica Militare scegliendo “due produttori di droni poco noti – Anduril Industries di Costa Mesa, California, e General Atomics di San Diego – per costruire un futuro velivolo senza pilota destinato ad accompagnare velivoli pilotati in missioni di combattimento ad alto rischio”.
L’Aeronautica Militare prevede di acquisire almeno 1.000 aerei di questo tipo nel prossimo decennio a circa 30 milioni di dollari ciascuno, rendendo questo uno dei nuovi progetti più costosi del Pentagono. E nell’aggiudicarsi il contratto Anduril e General Atomics hanno battuto tre dei più grandi e potenti appaltatori della difesa del paese – Boeing, Lockheed Martin e Northrop Grumman – “rappresentando una grave minaccia al continuo predominio dell’attuale complesso militare-industriale”. Qualcosa quindi sta cambiando.
L’ordine esecutivo della casa bianca
Il presidente ha firmato la riforma dei contratti adesso Palantir, Anduril e Space x sono in corsa per l’affare scudo spaziale
E qui si colloca la seconda notizia: il presidente Donald Trump, infatti, lo scorso 9 aprile ha firmato un ordine esecutivo – uno di quei provvedimenti immediatamente operativi e che scavalcano il Congresso – per riformare in profondità il sistema di acquisizione militare della Difesa Usa. Si intitola: “Modernizzare le acquisizioni per la difesa e incentivare l’innovazione nella base industriale della difesa”. “In virtù dell’autorità conferitami in qualità di Presidente dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d’America” si legge nel provvedimento, “dopo anni di priorità sbagliate e cattiva gestione, il nostro sistema di acquisizione della difesa non fornisce la velocità e la flessibilità di cui le nostre Forze Armate hanno bisogno per ottenere vantaggi decisivi in futuro. Per rafforzare il nostro vantaggio militare, l’America deve fornire capacità all’avanguardia in tempi rapidi e su larga scala attraverso una revisione completa di questo sistema”. Serve un grande rinnovamento insomma, riformando “rapidamente i nostri antiquati processi di acquisizione della difesa, ponendo l’accento su velocità, flessibilità ed esecuzione”. “Modernizzeremo inoltre – scrive ancora l’ordine di Trump – i compiti e la composizione della forza lavoro addetta agli acquisti per la difesa, nonché incentiveremo e premieremo l’assunzione di rischi e l’innovazione da parte di questo personale”.
La partita di Musk
Il rinnovamento delle modalità di rifornimento militare ordinato da Trump si sposa quindi con le esigenze di un nuovo complesso militar-industriale tecnologicamente avanzato di cui Anduril, con l’appalto per la costruzione del Collaborative Combat Aircraft, è capofila. Anduril prende il nome dalla spada impugnata da Aragorn ne Il Signore degli Anelli di JRR Tolkien, ed è stata fondata nel 2017 da Palmer Luckey, un progettista di visori per la realtà virtuale, con l’obiettivo di integrare l’intelligenza artificiale in nuovi sistemi d’arma. Luckey è stato supportato in questo progetto da importanti investitori della Silicon Valley, tra cui il noto Peter Thiel, fondatore di Paypal insieme a Elon Musk ma soprattutto leader di Palantir, nome anch’esso derivato da Il Signore degli Anelli.
Anduril ha iniziato ad assicurarsi contratti modesti ma strategici dall’esercito e dal Dipartimento per la Sicurezza Interna. Nel 2019, ha ricevuto un piccolo contratto dal Corpo dei Marines per l’installazione di sistemi di sorveglianza perimetrale basati sull’intelligenza artificiale presso basi in Giappone e negli Stati Uniti. Un anno dopo, si è aggiudicato un contratto quinquennale da 25 milioni di dollari per la costruzione di torri di sorveglianza al confine tra Stati Uniti e Messico per conto della Customs and Border Protection (CBP). Nel settembre 2020, ha ricevuto anche un contratto CBP da 36 milioni di dollari per la costruzione di ulteriori torri di guardia lungo quel confine.
Successivamente, hanno iniziato ad arrivare commesse più consistenti. Nel febbraio 2023, il Dipartimento della Difesa ha iniziato ad acquistare il drone di sorveglianza/attacco Altius-600 di Anduril per consegnarlo alle forze armate ucraine e, lo scorso settembre, l’Esercito ha annunciato che avrebbe acquistato il suo drone Ghost-X per le operazioni di sorveglianza del campo di battaglia. Anduril è ora anche una delle quattro aziende selezionate dall’Aeronautica Militare per sviluppare prototipi del suo Enterprise Test Vehicle, un drone di medie dimensioni destinato a lanciare salve di droni di sorveglianza e attacco più piccoli. Ancora, ad aprile la Reuters ha reso noto che SpaceX di Elon Musk insieme a Palantir e Anduril hanno stretto un’intesa per costruire il Golden Dome, il progetto di scudo missilistico a cui punta Donald Trump. Infine, sembra che l’alleanza tra Musk e il suo ex socio Thiel possa svilupparsi anche nella realizzazione di un nuovo sistema di intelligenza artificiale, Grok, sviluppato in collaborazione con X. Le notizie sui nuovi piani di sviluppo di Palantir e Anduril emergono costantemente in tempo reale e nell’ultimo anno il titolo della società di Thiel è quadruplicato in Borsa.
Ma anche Anduril ha attirato l’interesse di numerosi investitori. Nel luglio 2020, ha ricevuto 200 milioni di dollari dal Founders Fund di Thiel e dall’investitore della Silicon Valley Andreessen Horowitz, portando la valutazione dell’azienda a quasi 2 miliardi di dollari. Un anno dopo, Anduril ha ottenuto altri 450 milioni di dollari da queste e altre società di venture capital, portando la sua valutazione stimata a 4,5 miliardi di dollari (il doppio rispetto al 2020). Da allora, Anduril ha ricevuto ulteriore capitale finanziario, guidando un’importante iniziativa da parte degli investitori privati per alimentare l’ascesa delle startup della difesa e trarre profitto dalla loro crescita man mano che si materializza.
Le 18 tesi: Lutero affisso all’ingresso del metrò del Pentagono
Quello che rappresenta un salto di qualità rispetto al passato è la capacità di sviluppare affari, tecnologie, strategie industriali e visioni ideologiche di stampo quasi apocalittico. Lo dimostrano le “18 tesi” di Palantir sulla Riforma della difesa intitolate “Come nazione, ci troviamo in uno stato di emergenza non dichiarato” e redatte dal Chief Technology Officer di Palantir, Shyam Sankar. Si tratta di un manifesto ideologico in cui già la premessa è indicativa di uno stato di guerra permanente che viene di fatto richiesto, se non imposto, alla politica statunitense. “Questa è una Seconda guerra fredda bollente” si legge, “l’Occidente ha perso empiricamente la deterrenza. Dobbiamo rispondere a questa emergenza per riconquistarla”, sapendo – questa l’acquisizione più importante del testo – che “abbiamo un avversario di pari grado: la Cina”.
Queste nuove tecno-imprese teorizzano uno stato di guerra permanente, seducono la finanza e indicano il nemico: Pechino
Il manifesto è davvero esplicito e chiaro nei suoi intenti: rompere il monopolio delle forniture militari alla Difesa, fare spazio alle società come Palantir sapendo che l’innovazione “non sarà senza dolore, l’innovazione sarà sempre dolorosa”. A quel punto si passa alle tesi, sostenendo che “la radice della nostra patologia è la mancanza di concorrenza all’interno della Difesa” per proseguire con le nuova modalità di acquistare armi attaccando gli “appalti a costo maggiorato”. Il senso delle tesi è che “l’unico requisito è vincere” e vincere richiede “di impegnarsi nel processo disordinato, sovrapposto, apparentemente dispendioso ma in realtà efficiente di essere migliori”. L’obiettivo principale è fare sì che “le piccole imprese divengano grandi, non che restino servi a contratto”. E quindi occorre una specie di riforma protestante e, come ha fatto “Martin Lutero” esplicitamente citato nel testo: bisogna liberarsi della mediazione della “classe sacerdotale” che presiede le Acquisizioni del Pentagono e puntare a una completa “trasparenza”. E come fece il leader della Riforma protestante anche il Cto di Palantir dice di aver “affisso queste tesi all’ingresso della metropolitana del Pentagono” perché “il cambiamento è ora possibile”: “Non abbiamo tempo da perdere nel resuscitare la base industriale americana da cui dipendevamo nelle profondità della Guerra Fredda”.
Simulazioni: attacco nel Mar Cinese
Una nuova base industriale americana quindi per garantire la vittoria nei nuovi scontri ma soprattutto per garantire a Palantir e alleati di entrare nel circuito chiuso delle commesse militari. A sostegno di questa volontà di potenza Palantir non risparmia sull’impiego di risorse a forte impatto visivo. Come i video sulle esercitazioni militari nel Mar Cinese o quello in cui compare una cartina europea in cui al posto dell’Ucraina si vede una nazione dal nome Palantir: come a dire, se riuscirete a sostenere questa guerra lo dovete alla nostra tecnologia.
Come scrive Paolo Benanti, professore della Pontificia università gregoriana commentando The Techonological Republic – testo a firma del Ceo di Palantir, Alexander Karp, e di Nicholas Zamiska, dirigente della stessa società – la comunità americana deve comprendere la centralità dell’intelligenza artificiale. Karp e Zamiska “rivolgono una parte significativa della loro critica alla cultura della Silicon Valley, che vedono come smarrita”. Secondo Benanti i due dirigenti “presentano Palantir come un’entità unica che sfida le convenzioni della Silicon Valley e le pratiche aziendali americane tradizionali: la missione di Palantir sarebbe quella di servire gli interessi della sicurezza nazionale, con la sua cultura organizzativa distinta e la sua mentalità ingegneristica”. Palantir è presentata come un tentativo di costruire una “impresa collettiva” che fonde teoria e azione. Per descrivere questa visione Benanti chiama in causa lo storico pensatore proto-socialista Henri Saint-Simon e il suo riconoscimento del “ruolo fondamentale degli ingegneri nella trasformazione della società industriale” quasi a immaginare attorno ai programmi di sviluppo della nuova industria militare tecnologica anche una nuova forma di democrazia. Oppure, la fine della democrazia.