Incredibile a dirsi: il fascio-anagramma di Delmastro è Maldestro. Del resto la lunghezza del nome dell’infausto sottosegretario meloniano alla Giustizia, cioè Andrea Delmastro Delle Vedove, è direttamente proporzionale alla striscia infinita della sua collezione di gaffe, insulti, sparatorie, condanne ed ebbrezze varie. Riepilogarle porterebbe via troppo spazio e ormai sono tutte note, e adesso quello che incuriosisce sono le ragioni dell’improbabile ascesa di questo avvocato che fa il ras di Fratelli d’Italia nel Biellese, il suo feudo politico. E scavando nella biografia del cinquantenne Paperino nero postfascista dal carattere rissoso se ne trovano solo due, di ragioni: il familismo tipico della destra italica (simile a quello della defunta Dc) e la fedeltà assoluta al Capo, in questo caso la premier Giorgia Meloni. Delmastro è infatti un cosiddetto figlio d’arte: il papà Sandro è stato parlamentare di An ai tempi di Gianfranco Fini. Non solo. La sorella Francesca è sindaca del paesino di Rosazza, in provincia di Biella, laddove ci fu la festa di Capodanno con la sparatoria provocata da Emanuele Pozzolo, altro parlamentare di FdI (in procinto adesso di passare a Forza Italia). Tratteggiato il ritratto della famiglia Delmastro, interviene quindi la fedeltà meloniana di Maldestro. Un fattore decisivo, ché di voti il sottosegretario ne ha sempre avuti pochini al punto da fallire varie elezioni locali. Per farlo eleggere alla Camera c’è voluto il fatidico maggioritario, con un collegio blindato dapprima nel 2018 e poi nel 2022. Insomma, il Delmastro nominato ha un incentivo in più per il libero rutto politico.
