Matteo Salvini ormai guadagna più chili che voti. Autentica politica di pancia, e parecchio unta a dire il vero. Da un lustro il capo leghista nonché vicepremier sta vivendo un crepuscolo gastrocratico più da foodblogger che da leader di partito. La sequela dei cibi ingurgitati e documentati da foto e video postati sui suoi social è impressionante. Ecco un esempio, pardon un assaggio della sua vocazione alla food pornography come viene appellata dagli esperti: spaghetti al pomodoro, ravioli tricolore, mozzarelle, focaccia al formaggio, pizza, salamelle, nutella, affettati vari con pinzimonio, gnocchetti sardi con funghi e salsiccia, fritto misto emiliano, cassoeula lombarda (maiale, verza, cipolla, sedano e carote) con polenta, parmigiano reggiano. Senza dimenticare le incursioni in pastifici, caseifici e supermercati e senza dimenticare soprattutto una meravigliosa visita a un salumificio, in cui il vorace Matteo si aggira tra i salami appesi al soffitto baciandoli uno per uno. Nella foto pizziana qui a destra, Salvini è stato beccato a un ricevimento dato dall’ambasciata degli Stati Uniti a Roma per il Quattro Luglio, festa dell’indipendenza americana. In barba a ogni dieta rigidamente sovranista e autarchica, il foodblogger padano impugna a due mani il classico panino yankee con hamburger, cipolle, insalata e altro ancora. Davanti a sé ha una lattina di Coca Cola per il rutto finale e liberatorio alla Fantozzi. E da vero miracolato della politica, da gregario del Carroccio diventato nel 2013 capo per caso nel vuoto post-bossiano della Lega, Salvini si aggrappa al panino, come alle sue poltrone, con il terrore che qualcuno gli porti via la pappa.
Nuovi Mascelloni
Benito Mussolini veniva appellato in vari modi, tra cui anche “Mascellone” o per la precisione “Mandibolone” (mascella e mandibola non sono sinonimi ma lasciamo perdere): decenni dopo gli eredi della tradizione postfascista – sopra Francesco Lollobrigida, a destra Gianni Alemanno, all’epoca sindaco di Roma, con Claudio Lotito – ostentano un’importante apertura mandibolare
Eterni forchettoni
Fu quel comunistone di Gian Carlo Pajetta a dileggiare i democristiani con l’epiteto di “forchettoni”, ché affamati e mai sazi di poltrone e non solo. Lo Scudocrociato era il “partito della greppia” alias mangiatoia. In ogni caso, Giulio Andreotti (a sinistra) era decisamente più sobrio di Salvini nel cibarsi. Sopra, Romano Prodi, dc ulivista, con la lingua penzoloni che anela al gelato
Hall of fame (atavica)
Nella sua lunga carriera, Umberto Pizzi ha fotografato milioni di esseri umani a bocca aperta mentre divoravano qualcosa di commestibile. Sopra, a una festa in maschera, un signore dallo sguardo disincantato afferra un indifeso rigatone. A destra, un ridente gourmet sta per ingoiare pure la forchetta. Ha le gambe su un puff per un semplice motivo: è un convegno, in un albergo romano, sulle vene varicose