Crisi, la diretta – Sull’intervento di Draghi sarà posta la fiducia: accordo Casellati-Fico per partire dal Senato. I governisti spingevano per la Camera

Fallite le spinte di Pd, Italia viva e del capogruppo M5s perché il premier iniziasse a parlare a Montecitorio. I presidenti delle Camera hanno stabilito che il primo voto sarà a Palazzo Madama. Tensioni durante l'assemblea dei 5 stelle. Lega: "Così è una farsa"

Aggiornato: 11:10

I fatti più importanti

  • 10:10

    Renzi: “Draghi bis solo se Draghi vuole farlo”

    “Conte non sta andando fino in fondo, Conte sta più banalmente andando a fondo. E trascina nell’abisso i pochi che gli sono rimasti vicini. La cosa drammatica è che questa scelta masochista fa male anche all’Italia, alle imprese, alle famiglie e non solo ai Cinque Stelle”. Così Matteo Renzi sul Corriere. “Se non sei capace, non sei capace. Punto. Puoi vincere un biglietto alla lotteria e fare il premier come accaduto a Conte. Ma poi la realtà ti presenta il conto e se non hai visione politica prima o poi la gente se ne accorge”.
    La petizione di Iv pro-Draghi “ha fatto il botto (…)quello che è importante è che Draghi stia a Palazzo Chigi. E che venga in Aula senza fare trattative stile Prima Repubblica o vertici di pentapartito: deve fare un elenco prendere o lasciare. Voglio vedere chi si assume la responsabilità di sfasciare tutto”. E sulla possibile scissione M5S osserva: “Il bis si fa se Draghi vuole farlo, alle condizioni che dice Draghi. La scissione di D’Incà, ammesso che ci sia, è poco meno che folklore (…) Io sono per il Draghi bis con un sussulto di decisionismo e responsabilità da parte del premier. Ma se lui non se la sente – e mi dispiacerebbe molto – si vada subito al voto. Immediatamente. Il 25 settembre, il 2 ottobre, subito. Basta con questa sceneggiata, indecorosa. O Draghi bis o voto”.

  • 09:29

    Di Stasio (Ipf): “Tanti per Draghi nel M5s”

    “Tanti del partito di Conte si sono espressi per andare avanti con Draghi per il bene degli italiani. Sanno che non è il momento di piantare bandierine o di guardare sondag- gi e pensare alle elezioni anticipate. Ma di lavorare per il Paese, pensando al futuro. C’è un governo in carica e dobbiamo garantire il massimo sostegno. Chi va in altre direzioni se ne assume la responsabilità”. Così Iolanda Di Stasio, capogruppo alla camera di Insieme per il futuro, il partito fondato da Luigi Di Maio dopo la scissione dai 5 stelle. “Si interrompono le riforme che sostengono l’economia e le speranze degli italiani: dall’arrivo di altri 22 miliardi del Pnrr al taglio del cuneo fiscale per le imprese, dagli interventi contro il caro bollette, alla mancata aboli- zione Irap, alla semplificazione degli adempimenti per autonomi e partite Iva. Questo governo è uno scudo che protegge i cittadini da crisi ener- getica ed economica”, ha aggiunto,. “Gli obiettivi erano altri. Come ha detto Domenico De Masi: questa crisi, che paghe- ranno i cittadini, nasce per l’illusione di guadagnare due punti percentuali”, ha sottolineato.

  • 09:28

    Castellone (M5s): “Da Draghi aperture ma servono risposte concrete”

    “Abbiamo chiesto al presidente Draghi risposte su temi che sono urgenze del Paese, ci sono state alcune aperture ma al Paese servono misure concrete”. Così Mariolina Castellone, capogruppo dei senatori del Movimento 5Stelle, in una intervista a la Stampa. “Abbiamo chiesto di discutere di ciò che serve a famiglie e imprese, non mi sembra si possa definire un ultimatum. Giuseppe è stato coerente, anche nella ricostruzione di quanto successo in questi giorni. Non abbiamo mai sfiduciato il governo. Draghi si è dimesso a dispetto delle nostre dichiarazioni di voto e dell’ampia maggioranza che ha ottenuto”, ha aggiunto. “Per il Pnrr non vedo rischi, un governo dimissionario può ancora gestire emergenze, come fu dopo la caduta del Conte II per la pandemia. Esiste un problema con la legge di bilancio ma siamo convinti che le nostre richieste possano aiutare famiglie e imprese, è quello che ci interessa”, ha spiegato. 

    Tanti parlamentari M5s, però, minacciano di dire addio in caso di mancata fiducia a Draghi. “Stiamo facendo un percorso partecipato. Se uno non si riconosce più in un progetto è bene che faccia scelte diverse. Più che il numero, serve la compattezza. Abbiamo messo in conto che qualcuno possa abbandonare“. Se lo mettono in conto è perché sono sicuri di lasciare? “Non dipende da noi ma da Draghi, che deve decidere se revocare le dimissioni o confermarle. Ci sarebbero addii in ogni caso probabilmente. Il problema è Luigi Di Maio, che invece di fare il ministro si impegna a ingrossare le file del suo partito. Sono frequenti i suoi contatti e tentativi di avvicinamento ai nostri parlamentari”. Ma l’alleanza col Pd resiste? “Vedremo. Le formule del campo largo ci interessano poco. Ci sentiamo parte del campo progressista, ma i compagni di viaggio sono importanti per essere credibili e andare lontano”.