Roma, novembre 1848: Pio IX fugge a Gaeta, mentre in città il governo guidato dai triumviri Mazzini, Saffi e Armellini proclama la repubblica e l’assemblea costituente si mette al lavoro per redigere una carta costituzionale che trasformi finalmente in legge gli ideali che in quell’anno di fuoco animano chi lotta per l’Italia unita. Ma alle porte della città, decisi a riconsegnarla nelle mani del Papa Re, premono i francesi: e allora a sostenere la Repubblica Romana accorrono militanti da tutta la penisola, pronti a battersi contro quei “bugiardi che a parole difendono le repubbliche e poi vengono a fare la guerra per affossarle”. Appena uscito dall’esperienza delle Cinque Giornate milanesi è il terzetto composto da Ranieri, Aurelio e Cristina: il primo, romantico e riflessivo, crede nella strategia mazziniana della prudenza e del sacrificio; il secondo, più impulsivo, sceglie invece di combattere al fianco di Garibaldi, mentre Cristina, d’animo generoso e origini principesche, organizza l’assistenza negli ospedali. Nel giro di pochi mesi la sede papale si trasforma in un fervido laboratorio di nuove esperienze, un crocevia di progetti in cui la borghesia liberale s’incontra con il popolo, disilluso e persuaso che “tanto comanna sempre chi comanna”. A partire da un episodio glorioso e tragico, assolutamente poco noto, della storia nazionale, Riccarelli mette in scena un romanzo storico di straordinaria attualità.