Il nuovo presidente della Repubblica di Cina (Taiwan), William Lai, esce dalla moderazione che ha contraddistinto la sua campagna elettorale e le ore successive alla sua elezione. Nel giorno del suo giuramento, il nuovo capo dello Stato lancia subito un messaggio alla Cina, affermando che “finché si rifiuta di rinunciare all’uso della forza contro Taiwan, tutti noi dovremmo accettare l’esistenza delle minacce della Cina di annettere Taiwan che non scompariranno semplicemente”. Parole che lo mettono in continuità con la presidente uscente, Tsai Ing-wen, che aveva iniziato uno scontro duro con la Repubblica Popolare. E da Pechino arriva poco dopo la replica: il nuovo presidente “lancia segnali pericolosi“.

Il presidente, come prevedibile, nel suo discorso di circa 30 minuti ha dedicato molto tempo a delineare la sua idea di rapporto con Pechino e sostiene che l’iniziativa per indirizzare le relazioni verso una graduale pacificazione debba arrivare dall’establishment vicino al presidente Xi Jinping: “I benefici reciproci e la prospera convivenza dovrebbero essere obiettivi comuni – ha aggiunto – Spero che la Cina affronti la realtà dell’esistenza della Repubblica di Cina”. L’ex medico ha citato la parola “democrazia” 31 volte, sottolineando la differenza tra Taiwan e Cina che considera l’isola ribelle parte “inalienabile” del suo territorio da unificare anche con la forza, se necessario. Lai ha invece esortato la Cina a mettere da parte le ostilità e ad aiutare Taiwan a mantenere la pace nella regione. “Una gloriosa era della democrazia di Taiwan è arrivata. Il futuro della Repubblica di Cina sarà deciso dai suoi 23 milioni di abitanti – ha dichiarato – Il futuro che decidiamo non è solo il futuro della nostra nazione, ma il futuro del mondo”. Taiwan “è già un Paese sovrano indipendente” quindi non esiste “nessun piano o necessità” di dichiarare l’indipendenza.

Le dichiarazioni del nuovo presidente sono piaciute a Washington che con il segretario di Stato, Antony Blinken, si è congratulata con il capo dello Stato dicendo di attendere con impazienza la possibilità che i due Paesi possano approfondire i legami e mantengano “la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan”: “Ci congratuliamo anche con il popolo di Taiwan per aver dimostrato ancora una volta la forza del loro sistema democratico robusto e resiliente”.

Chi invece ha avuto già una reazione scomposta, come detto, è Pechino. “Il leader della regione di Taiwan invia segnali pericolosi sulla ricerca dell’indipendenza, provocazioni e un tentativo di minare la pace e la stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan”, ha detto Chen Binhua, portavoce dell’Ufficio per gli Affari di Taiwan. La situazione, ha aggiunto, “è complessa e grave e la causa principale è il Partito democratico progressista che aderisce con ostinazione alla posizione separatista dell’indipendenza di Taiwan e rifiuta di riconoscere il ‘Consenso del 1992‘ che incarna il principio della Unica Cina“. Il ministro degli Esteri, Wang Wenbin, ha detto chiaramente che l’indipendenza di Taiwan è “un vicolo cieco“: “Non importa sotto quale forma o bandiera, il perseguimento dell’indipendenza e della secessione di Taiwan è destinato a fallire“.

Intanto prosegue lo scontro a colpi di dazi e sanzioni tra la Cina e gli Stati Uniti. Dopo l’aumento della tassazione sui beni d’importazione deciso dall’amministrazione Biden, Pechino ha annunciato di aver sanzionato tre società della difesa Usa per la loro vendita di armi a Taiwan: si tratta della General Atomics Aeronautical Systems, la General Dynamics Land Systems e la Boeing Defence, Space & Security che così non potranno “svolgere attività di importazione ed esportazione” in Cina. È l’ultima di una serie di sanzioni che Pechino ha annunciato negli ultimi anni: ad aprile, la Cina decise di congelare gli asset di General Atomics Aeronautical Systems e General Dynamics Land Systems. I documenti aziendali hanno segnalato che General Dynamics gestisce una mezza dozzina di operazioni di Gulfstream e di servizi di aviazione nel Dragone, fortemente dipendente dalla tecnologia aerospaziale straniera anche se tenta di costruire la propria presenza nel settore. L’azienda aiuta anche a realizzare il carro armato Abrams, acquistato da Taiwan per sostituire i vecchi mezzi obsoleti e destinati a scoraggiare o resistere a un’invasione dalla Cina. General Atomics, invece, produce i droni Predator e Reaper utilizzati dalle forze armate statunitensi, anche se non è chiaro quali armi l’azienda venda a Taiwan. Nel 2022, poi, Pechino annunciò sanzioni contro Ted Colbert, presidente e ceo di Boeing Defence, Space and Security, dopo che la società aveva vinto un contratto da 355 milioni di dollari per fornire missili Harpoon all’isola.

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