Venti lavoratori licenziati per essersi opposti a un nuovo sistema di lavoro che il sindacato SI Cobas definisce “a cottimo” illegittimo e ingiustificato. Accade nello stabilimento Esselunga di lavorazione carni di via Giambologna a Pioltello-Limito, in provincia di Milano. Tutto ha inizio in seguito a un recente cambio di appalto, con il quale la CM Services si è vista affidare dal gruppo il 100% della gestione carni. La società era già presente nello stesso settore con il 70% fin dal 2014, ora è subentrata alla Eos Spa per la gestione del restante 30% dei lavori.

In parallelo è stato imposto a tutti i lavoratori un nuovo tipo di contratto che prevede pratiche mai concordate in precedenza con alcuna sigla sindacale e anzi in violazione dei precedenti accordi presi da Esselunga con sindacati e società di appalto. Nel 2023 Esselunga ha infatti firmato un protocollo di “clausola sociale” e regolamentazione degli appalti con i sindacati confederali: una delle conseguenze dell’inchiesta per esternalizzazioni fittizie di manodopera in seguito alla quale il gruppo della grande distribuzione ha messo in campo la più grande internalizzazione di lavoratori mai avvenuta nel settore.

Quel documento concordato, ricorda Alfred Jaku del Si Cobas, “regola i cambi di appalto e impegna la società a garantire continuità occupazionale e salariale imponendo alla realtà subentrante il rispetto dei punti del protocollo”. Una serie di impegni che, secondo i sindacati, oggi CM Services non ha rispettato violando ad esempio l’obbligo di assunzione e imponendo nuove norme di lavoro. Il contratto, che riguarda lo stabilimento di Pioltello che rifornisce tutti i supermercati Esselunga, prevede infatti che i macellai debbano fare un periodo di prova della durata di 60 giorni e lavorino con cronometri che monitorano il ritmo della loro produzione. Per ogni specifico pezzo di carne, spiega il SI Cobas, la società ha stabilito in maniera unilaterale parametri temporali entro cui i lavoratori devono necessariamente rientrare per essere considerati produttivi: un sistema di “lavoro a cottimo” mascherato, per la sigla.

“Come sindacato maggiormente rappresentativo abbiamo avanzato la richiesta di un incontro per sottoscrivere il nuovo appalto ma ci è stata respinta sia da Esselunga che da Cm Services e oggi, dopo che venti lavoratori sono stati licenziati per giustificato motivo oggettivo dalla Eos Spa a causa del loro sciopero contro il sistema dei cronometri, Esselunga continua a difendere CM Services anche in violazione della clausola sociale” conclude Jaku.

Dopo una riunione tenutasi il 16 aprile, anche i sindacati confederali si sono schierati contro le nuove misure comunicando alla Cm Services la mancanza di condizioni per stipulare un accordo in presenza della violazione del protocollo, ma lo sciopero è stato sostenuto solo dal SI Cobas in quanto i confederali in quella sede non hanno nessun iscritto. Il gruppo chiede 1,3 milioni di danni ai lavoratori: si tratterebbe delle perdite causate dagli scioperi.

Il 7 maggio la Prefettura di Milano ha convocato tutte e tre le parti coinvolte per un tavolo di confronto. Esselunga non si è però presentata all’incontro, mentre Cm Services Srl non ha accettato di avere alcuno scambio con il sindacato SI Cobas che non viene “riconosciuto” a causa del proprio ruolo da sempre scomodo per entrambe le società, lamenta la sigla.

Oltre al riconoscimento dell’organizzazione sindacale, le richieste contenute nella vertenza aperta dal SI Cobas riguardano l’assunzione a tempo indeterminato senza periodo di prova per tutti i lavoratori coinvolti, il riconoscimento dell’anzianità di cantiere e la stipula di un accordo sindacale che specifichi in maniera concordata quelli che sono gli obiettivi aziendali riguardanti la produttività.

Esselunga, contattata dal fattoquotidiano.it per un commento, non ha risposto.

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