I test su grande scala, nei canali di Venezia e Ravenna, hanno confermato l’efficienza della tecnologia ideata da Davide Benedetti; 11 anni fa presentò la sua invenzione a Ecofuturo, il festival delle ecotecnologie. Era in grande difficoltà perché questa innovazione veniva esclusa dalle gare d’appalto per la pulizia dei fondali dei porti perché troppo innovativa.

Il dispositivo, simile a un grande aspirapolvere, rimuove i sedimenti dai fondali marini senza disperdere contaminanti nell’acqua. I sedimenti vengono separati per consentire il loro riutilizzo, ad esempio per la ricostituzione delle spiagge e la lotta contro l’erosione costiera. È un metodo molto meno costoso rispetto a quelli tradizionali che impiegano ruspe e richiedono l’uso di discariche costose. Inoltre, evita la dispersione di sostanze nocive nel mare per chilometri causando gravi danni all’ambiente marino pesci e allevamenti di molluschi.

Dopo un anno di tentativi, riuscimmo a ottenere dal Ministero dell’Ambiente la sperimentazione di un prototipo, fu un successo ma la burocrazia bloccò la pubblicazione della validazione ottenuta. Riuscimmo a convincere alcuni parlamentari del Pd e del M5S a fare pressioni sul ministro e ottenemmo l’ufficializzazione della validazione.

A quel punto Decomar poteva partecipare alle gare d’appalto! Ma non si riuscì a ottenere risultati significativi: le autorità portuali inventavano scuse per escludere Decomar dalle gare. Per anni Ecofuturo continuò a pubblicizzare questa tecnologia, ai convegni di settore, contattando le autorità portuali e realizzando campagne stampa, ma senza successo.

Poi, finalmente, Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, riconobbe l’importanza strategica di questa innovazione. Nacque così FinDeco, Fincantieri Dragaggi Ecologici, azienda che iniziò a sviluppare su scala industriale la costruzione di navi e chiatte. Il nuovo amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, si è impegnato nello sviluppo di questa tecnologia, protetta da 31 brevetti internazionali e quindi utilizzabile per ripulire porti, canali e bacini artificiali in tutto il mondo.

Secondo il report ufficiale dell’azienda presentato al Ministero per la Mobilità Sostenibile, è prevista la costruzione di una flotta di 20 unità navali e l’assunzione di più di 33 mila persone entro il 2026. Un grande successo, ma ci sono voluti 11 anni! Perché la politica non sostiene l’innovazione tecnologica?

Ecofuturo ha sostenuto tante aziende che hanno sviluppato tecnologie rivoluzionarie senza trovare il supporto necessario da parte dei governi. Manca un ente a cui le aziende possano rivolgersi facilmente e rapidamente per ottenere la validazione delle loro tecnologie e successivamente ricevere un sostegno per entrare nel mercato. Troppe imprese non ce l’hanno fatta non perché mancassero brevetti straordinari, ma perché il mercato è condizionato dagli interessi di gruppi che vendono metodologie obsolete. E questo rappresenta un danno enorme per l’economia italiana e per l’ambiente!

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