Dovrà essere un Paese Ue, nello specifico la Francia, a ospitare i colloqui di pace di un conflitto nato in Europa. Il piano di Emmanuel Macron, al termine della sua visita negli Stati Uniti, dove ha incontrato il presidente Joe Biden, è ormai chiaro. Ha discusso del conflitto con il suo omologo americano, si è detto pronto tornare a parlare a breve con Vladimir Putin e in un’intervista con Tf1 ha lanciato anche un chiaro messaggio agli alleati della Nato: “Uno dei punti essenziali che dobbiamo affrontare, come ha sempre affermato il presidente Putin, è il timore che la Nato si avvicini alle sue porte e il dispiegamento di armi che potrebbero minacciare la Russia“.

Macron in questo momento gioca su due campi: da una parte deve convincere gli alleati, oltre al governo ucraino, a intraprendere con maggiore convinzione la strada diplomatica che, inevitabilmente, prevede delle concessioni, dall’altra riuscire ad aprire un nuovo canale con Putin che, in occasione dei precedenti tentativi del presidente francese, ha sempre fatto trovare la porta sbarrata.

Per scalfire le resistenze del capo del Cremlino, però, è necessario che l’Alleanza Atlantica comprenda la necessità di rivedere le sue politiche decennali di espansione a est: la strategia delle porte aperte non può più essere incondizionata. “Questo tema farà parte degli argomenti per la pace, quindi dobbiamo preparare ciò che siamo pronti a fare, come proteggere i nostri alleati e gli Stati membri e come dare garanzie alla Russia il giorno in cui tornerà al tavolo dei negoziati”, ha sottolineato il capo dell’Eliseo ai microfoni dell’emittente francese.

Parole tutt’altro che scontate le sue, che fanno pensare a un’intesa già raggiunta su questo punto con il presidente americano, con il quale le frizioni rimangono soprattutto sui sussidi alle rinnovabili americane decisi da Washington, una mossa protezionistica che a detta di Parigi esclude e penalizza l’Europa. Rimane comunque la posizione rigida dell’inquilino della Casa Bianca, non disposto a trattare con il presidente russo fino a quando questo non avrà cessato i propri attacchi contro il Paese di Volodymyr Zelensky che, a sua volta, fino ad oggi si è detto disponibile a trattare solo dopo il ritiro integrale delle truppe russe. Una richiesta che anche a Washington considerano al momento eccessiva, tanto che nelle scorse settimane fonti vicine all’amministrazione hanno fatto sapere che dallo Studio Ovale è arrivato l’invito al presidente ucraino ad avanzare richieste che siano “ricevibili” per tutti.

Tutto questo, però, potrà essere discusso nel corso della conferenza di pace straordinaria sull’Ucraina in programma per il 13 dicembre proprio a Parigi, con la capitale francese che quindi si candida a diventare il cuore del futuro processo di pace, togliendo dalle mani di Recep Tayyip Erdoğan e della Turchia il ruolo di Paese mediatore conquistato fino ad oggi grazie agli accordi sul grano di Istanbul.

Per Macron, che già nei giorni precedenti all’invasione si è mostrato tra i più accesi promotori della soluzione diplomatica con Mosca, arrivando a lanciare un avvertimento ai propri alleati (“non dobbiamo umiliare Mosca”), le difficoltà rimangono comunque molte. In Ucraina e in diversi Paesi del blocco Nato-Ue sono molte le posizioni fortemente contrarie a qualsiasi negoziato con Putin che, a loro dire, lo ricompenserebbe con concessioni dopo oltre nove mesi di guerra. Una posizione che sostengono ricordando anche l’incredibile riconquista di territori da parte dell’esercito di Kiev, sostenuto dalle armi e dalle sovvenzioni occidentali. Sta a Macron, adesso, convincerli che quella della vittoria militare rimane una strada impraticabile, anche in vista dell’inverno. E dovrà farlo strappando a loro e al resto degli alleati atlantici alcune promesse tra le tre principali richieste di Mosca: niente più allargamento della Nato a est, nessun dispiegamento di missili vicino ai suoi confini e un ridimensionamento dell’infrastruttura militare del Patto Atlantico in Europa.

Twitter: @GianniRosini

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