Maggioranza parlamentare contro giustizia amministrativa per difendere i privilegi dei balneari. A chiedere che sia sollevato presso la Corte costituzionale il conflitto di attribuzione è il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, appoggiato dai deputati meloniani. “Guardiamo con preoccupazione all’ultima pronuncia del Consiglio di Stato, secondo cui le proroghe generalizzate sono sono illegittime e in contrasto con la direttiva europea Bolkestein, “laddove in più punti essa sembra travalicare i poteri della giustizia amministrativa finendo con l’invadere la sfera legislativa propria del Parlamento”, scrive Foti in una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana.

“In questa ultima pronuncia – prosegue il capogruppo di FdI – il Consiglio di Stato torna a ribadire la propria competenza non solo in ordine all’«obbligo di disapplicare le disposizioni nazionali contrarie» ma chiarisce altresì che, secondo l’interpretazione sostenuta, tale disapplicazione debba avvenire «senza che ciò possa essere condizionato o impedito da interventi del legislatore». Un assunto che riteniamo infondato e che contraddice lo spirito stesso della legislazione di derivazione comunitaria, che prevede che una Direttiva (in questo caso la Bolkestein) venga recepita con specifiche norme di legge. Riteniamo pertanto ineludibile che sia la Corte costituzionale a pronunciarsi circa il corretto esercizio della potestà giurisdizionale. Lo facciamo a difesa di un organo eletto direttamente dal popolo che deve mantenere il diritto di poter esercitare le proprie prerogative, con lo svolgimento delle funzioni ad esso attribuite dalla Costituzione”.

Una legge che faccia uscire il settore dal caos degli ultimi mesi, con gli enti locali che si muovono in ordine sparso, continua però a mancare. Non a caso Antonio Capacchione, presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a FIPE/Confcommercio, e Maurizio Rustignoli, presidente di FIBA/Confesercenti, continuano a sollecitare “un intervento legislativo chiarificatore” perché, sostengono, il Consiglio di Stato “si pone in netto contrasto con quanto chiarito dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE 20 aprile 2023 C-348/22) che impone le gare solo se la “risorsa è scarsa””. Nella sentenza si legge infatti che la disapplicazione delle norme nazionali “si impone prima, e a prescindere, dall’esame della questione della scarsità delle risorse, che in ogni caso non risulta essere decisiva in quanto anche ove si ritenesse che la risorsa non sia scarsa, le procedure selettive sarebbero comunque imposte dall’art. 49 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea in presenza di un interesse transfrontaliero certo e dal diritto nazionale anche in assenza di tale interesse”.

Il senatore del M5s Marco Croatti in una nota sottolinea che “ora che si intensificano i comizi elettorali, nel governo c’è chi come Salvini prepara il grande dietrofront sulle concessioni demaniali. Il “no alle gare” non è più posizione inamovibile, anche perché dopo gli avvisi dell’Ue e le pronunce del Consiglio di Stato il settore rimarrebbe nel caos più assoluto. L’escamotage del governo sembra quello di ripiegare sì sulle gare, ma ben indirizzate a tutela di chi la concessione magari la ha da decenni. Insomma, dal “no gare” si potrebbe passare a un sistema di gare truffa se vogliamo persino peggiore dell’incrostato sistema di concessioni dirette che ci tiriamo dietro da decenni”.

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