“Le prossime Europee saranno più importanti delle elezioni italiane, ne va della nostra pelle. Le forze che governano oggi in Europa, Popolari, Socialisti, Liberaldemocratici, Verdi, e chi le fiancheggia da destra, come la Lega di Matteo Salvini e i conservatori di Giorgia Meloni, sono i responsabili di una escalation che rischia di portarci a una guerra nucleare. Mi auguro prendano una batosta elettorale. Chi ha dei dubbi, li superi e vada a votare per chi si batte contro quell’economia di guerra che porta verso un conflitto mondiale”. A rivendicarlo il direttore del Fatto Quotidiano, Marco Travaglio, a margine di un convegno dal titolo “Comunicare la guerra: media e propaganda”, a Roma.
“Inquietante che si evochi pure un intervento diretto in Ucraina per battere la Russia, una cosa che non sono riusciti a fare nemmeno Napoleone e Hitler”, continua Travaglio. E ancora: “La soluzione delle due guerre, in Ucraina e quella tra Israele e Hamas, arriverà soltanto quando ci saranno degli statisti, non soltanto a livello internazionale, ma anche a livello locale. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è politicamente morto, ma chi verrà dopo? Oggi è complesso parlare di ‘due Stati, due popoli’, con una popolazione palestinese giustamente incattivita da quanto visto in questi sei mesi. Pensate ai ragazzini che hanno visto morire i loro genitori e amici, sono tutti ‘terroristi’ di domani. Netanyahu sta reclutando gratuitamente migliaia di adepti per Hamas o come si chiamerà domani”.
“Quando sentite dire ‘non si tratta con il nemico‘, sono balle. Per far terminare il conflitto in Ucraina si deve trattare con Putin. Ma Zelensky, drogato dalla nostra propaganda e dalle nostre armi, non si sa bene con chi voglia trattare, con chi ha convocato la conferenza di pace in Svizzera, dato che ha invitato tutti, tranne la Russia. Questa tesi del ‘non si tratta con il nemico’ è il filo conduttore di tutti i commenti che la grande stampa ci ha vomitato addosso per convincerci di un controsenso logico. L’unico antidoto alla propaganda di guerra è studiare la storia“, ha concluso.