“Ma è veramente una domanda vera?“. È la risposta che a Coffee break (La7) Sandro Ruotolo, giornalista e candidato alle europee nel Pd per la circoscrizione meridionale, dà dopo una lunga pausa di silenzio al conduttore Andrea Pancani che gli chiede come mai la segretaria dem Elly Schlein ha chiesto le dimissioni del presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, da ieri agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione.
Immediate le risate degli altri ospiti in studio (Mariolina Sattanino, Claudio Borghi della Lega e Claudio Brachino) alla replica allibita del giornalista, il quale sul caso Toti non fa sconti alla politica tour court, citando anche gli scandali che hanno coinvolto il Pd in Piemonte e in Puglia: “Chi sta perdendo in questa vicenda? Secondo me, stanno perdendo i cittadini, non il partito X o Y, perché sta venendo meno la qualità della democrazia. Queste sono picconate alla credibilità della politica. Io, che sono molto attento alle dinamiche delle mafie – continua – vi dico che nei consigli comunali sciolti per infiltrazioni camorristiche e mafiose c’è una quota di destra, un’altra di centrosinistra e un’altra ancora di liste civiche. Quindi, anche noi siamo parte del problema, non la soluzione“.
Circa le dimissioni di Toti richieste dal Pd, Ruotolo puntualizza: “Ma certo che le abbiamo chieste. E cosa dovevamo fare? Il problema è che la politica parla di questione morale solo quando interviene la magistratura. La politica deve intervenire prima della magistratura, parlare dopo è facile. Ma questi signori qui della destra – continua indicando Borghi – hanno fatto un nuovo codice degli appalti in cui tolgono i controlli della legalità, con appalti a cascata e la possibilità per i sindaci di affidare appalti pubblici fino a 160mila euro senza gara. Ma cosa è questo, il paese delle meraviglie? Borghi, siamo questo paese qui e la Lega è responsabile quanto gli altri”.
E infine ribadisce: “La politica deve porsi il problema sulla questione morale, perché dipende da questo il modo in cui si formano le classi dirigenti. Mi hanno raccontato di un consigliere comunale, di cui non dico il partito e che è quello più votato in un piccolo Comune, perché faceva l’usciere all’Asl e faceva passare avanti quello o quell’altro. Ma se questo è il criterio con cui la politica mette in lista i candidati, capiamo allora perché accadono certe cose”.