Aperti praticamente tutti i giorni dell’anno, con la sola esclusione del 25 dicembre e di Capodanno. È quello che contraddistingue molti centri commerciali, supermercati e punti vendita di grandissime catene nazionali e internazionali che da ormai oltre 10 anni, ovvero dalle liberalizzazioni introdotte dal governo Monti, lavorano senza sosta 363 giorni all’anno: Pasqua, 25 aprile, Primo Maggio e Ferragosto compresi, oltre ovviamente a tutte le domeniche. Così, mentre secondo Federalberghi quasi 14 milioni di italiani intenzionati si preparano a partire per festeggiare Liberazione e festa dei Lavoratori in vacanza, i lavoratori del comparto restano al loro posto. Non sarebbe forse un problema se avessero diritto a turnazioni umane, che prevedano la possibilità di stare a casa con i famigliari qualche festività o qualche domenica durante l’anno, ma questo troppo spesso non accade.

“Siamo aperti tutti giorni dell’anno, tranne 25 dicembre e 1° gennaio, con orario continuato dalle 10 alle 19.30. Domeniche e festivi se si riesce si turna, ma essendo perennemente sottostaffati le domeniche lavorate al mese sono 3 su 4 e la stessa cosa accade per i festivi”, racconta Claudia (nome di fantasia, ndr), addetta alle vendite in un negozio di cosmetica, a ilfattoquotidiano.it. “Questo ovviamente crea un clima teso all’interno del team: le persone arrivano a litigare per chi deve stare a casa. Generalmente la manager richiede di non pianificare riposi attaccati: niente sabati a casa e non è possibile chiedere 1-2 giorni di ferie e unirli ai riposi. Se vuoi fare ferie devi prendere una settimana”. E la perenne carenza di personale comporta che “in caso di ferie o malattia capita di lavorare in negozio da soli più giorni in settimana”.

Le grandi catene e i grandi centri commerciali da anni ormai puntano a tenere aperti i propri punti vendita praticamente no stop ma senza assumere il personale che servirebbe a garantire turnazioni più eque, lavorando con staff stringati al limite per comprimere i costi e aumentare i profitti. Ricorrendo spesso a contratti a tempo determinato part time con clausole di flessibilità, banca ore e stage con rimborsi spese di poche centinaia di euro mensili senza tutele come ferie o malattia. Il risultato? I dipendenti e i collaboratori che lavorano per queste realtà sono spremuti all’osso e finiscono per lavorare tutte le festività e le domeniche dell’anno.

“Ho lavorato in un supermercato per un anno, inquadrata come cassiera part time 35 ore per lavorarne effettivamente 43 a settimana. Ho fatto 4 domeniche su 4 per un anno e tutti i festivi e rossi di calendario del 2023, tranne la Pasqua”, racconta Carla. “Ora ho cambiato e sono in un altro supermercato con un contratto sempre part time ma questa volta rispettato e con una migliore gestione delle turnazioni, ma non è per nulla facile trovare posti così”.

Lorena lavora invece all’interno di un punto vendita di un famoso outlet lombardo. Il centro è aperto 360 giorni l’anno dalle 10 alle 21 tutti i giorni, con occasionali aperture o chiusure straordinarie per il Black Friday o i saldi. “Io sono stata assunta con contratto di apprendistato e all’inizio avevo 30 ore a settimana che poi si sono trasformate in 36 dopo circa due mesi dall’assunzione. I turni ci sono ma non sono proprio equi, siamo in quattro più uno stagista che fa i weekend. Inizialmente a settimane alterne avevo due riposi attaccati, ma dopo un cambio turni non ho più avuto questa possibilità e quindi è da aprile 2022 che non faccio praticamente mai due riposi attaccati, a parte rare occasioni. Quest’anno lavorerò sia il 25 aprile che il Primo Maggio e a marzo ho lavorato tutte le domeniche a causa di una serie di cambi turni richiesti dai colleghi”.

Non va meglio a Fiammetta, che lavora come addetta alle vendite con contratto part time a tempo determinato e senza alcuna possibilità di stabilizzazione: “Io lavoro per un negozio di elettronica con un contratto da 20 ore suddivise su 6 giorni su 7, di cui la maggior parte sono chiusure. Nei periodi più stressanti faccio straordinari, per fortuna retribuiti. Ho un contratto da novembre a tempo determinato, con nessuna speranza di rimanere, perché è stata la prima cosa che ci hanno detto in fase di colloquio. Non importa quanto sei bravo, alla fine ti mandano via per non farti un contratto indeterminato e continuano ad assumere altra gente all’infinito. Per quanto riguarda le domeniche e i festivi , di domenica ho sempre lavorato con l’eccezione di Natale e Pasqua. Per il resto tutti i giorni rossi li ho passati qui dentro e lavorerò anche il 25 aprile e il Primo Maggio. Nessuno mi ha mai chiesto se in tutte queste feste io fossi disponibile a lavorare e mi hanno messa nelle turnazioni a prescindere dal mio consenso. Questo invece non succede con chi ha il contratto fisso”.

E infine Fabio, che lavora come addetto alle vendite nel punto vendita di una grande azienda della cosmetica. Assunto a tempo indeterminato, lavora 40 ore a settimana per 6 giorni su 7. “I festivi li lavoro tutti tranne quando è chiuso, cioè 25 dicembre e 1° gennaio. Le domeniche le faccio quasi tutte. Una delle maggiori problematiche sono le coperture. Io, per esempio, ho ancora settimane di ferie accumulate un anno fa perché la mole di lavoro è molto alta e noi siamo in perenne carenza di personale. Servirebbe assumere più persone: oggi non sono garantite le turnazioni, soprattutto se ci sono malattie o ferie in corso”.

Articolo Precedente

Schiaffo di Stellantis a Torino: Mirafiori chiusa fino al 3 giugno. Fiom: “È l’orlo del baratro”

next