È scoppiato il caos in commissione Affari Costituzionali della Camera. La maggioranza di centrodestra è andata sotto a causa dell’assenza di molti deputati leghisti e un emendamento del Movimento 5 stelle è stato approvato. Ma il presidente della commissione Nazario Pagano, esponente di Forza Italia, ha deciso di far ripetere il voto, scatenando ovviamente le proteste dell’opposizione. Con il risultato che la seduta è stata rinviata a venerdì: l’emendamento, dunque, sarà votato di nuovo tra 48 ore. Con l’opposizione che è ovviamente scesa sul piede di guerra.

Tensione alla Camera – A Montecitorio si è registrato un clima di forte tensione, tra le urla dei presenti. L’emendamento era stato approvato con 10 voti a favore e 7 contrari. Si tratta della proposta numero 1.19, presentata dal M5S, che chiede di sopprimere dall’articolo 1 la parola “autonomia”. “Un emendamento molto significativo. Calderoli si è accorto chiaramente, lui era presente, è stato imbarazzante soprattutto per il ministro”, commenta Carmela Auriemma, deputata M5S che ha firmato la proposta. Il Pd, secondo quanto si apprende, non riconosce più la terzietà del presidente Pagano e ha chiesto di interrompere la seduta e rinviare tutto a venerdì. Richiesta che Pagano ha deciso di accogliere: “Non si è conclusa la procedura di voto. La Commissione riprenderà venerdì“, ha detto il presidente della commissione.

I precedenti – Per Pagano, dunque, non essendosi conclusa la procedura di voto sulla proposta di modifica, su cui – secondo i gruppi di opposizione – la maggioranza è stata battuta, venerdì si ripeterà la votazione dello stesso emendamento. La decisione del politico di Forza Italia è arrivata dopo una pausa concessa proprio per approfondire l’istruttoria: secondo il presidente della Commissione l’esistenza di precedenti consente di far ripetere la votazione. Il riferimento dell’esponente di Forza Italia è probabilmente al voto sul mandato al relatore sull’istituzione della commissione d’inchiesta sul Covid: il 17 gennaio, infatti, in commissione Affari Sociali il provvedimento non era passato per effetto di un pareggio (11 a 11), che per i regolamenti parlamentari vale come una bocciatura. Il voto però era stato ripetuto in commissione ed era passato, tra la rabbia delle opposizioni che si erano appellate a Lorenzo Fontana: dopo 48 ore il presidente aveva fatto ripetere ancora una volta il voto. Una dinamica molto simile a quella di oggi.

Opposizione all’assalto – Le opposizioni, ovviamente, sono andate all’assalto di Pagano. “La maggioranza è stata battuta in commissione Affari costituzionali sul ddl autonomia ma il presidente Pagano non sta riconoscendo l’esito del voto. Siamo davanti a un fatto di una gravità inaudita, è incredibile che dopo le continue forzature sull’esame in commissione, la maggioranza voglia adesso piegare l’esito di una votazione molto chiara. Non accetteremo questo tentativo di stravolgere l’esito di un voto così netto”, denuncia Simona Bonafè, capogruppo del Pd in commissione Affari costituzionali alla Camera. Secondo il Pd, tra l’altro, la proposta per non riconoscere la procedura di voto “non esiste in nessun articolo del regolamento, l’esito del voto era chiaro e certificato dai commissari d’aula e non c’è bisogno di ripeterlo”. Per la capogruppo del Pd alla Camera Chiara Braga la maggioranza è andata sotto “davanti a un incredulo Calderoli per l’assenza totale della Lega, ma non riconosce l’esito del voto. Non accetteremo la dittatura della maggioranza”.

Il centrodestra: “Il voto non era stato proclamato” – “L’opposizione ha proclamato il risultato che il presidente non ha proclamato, quindi ha molta fantasia”, sostiene invece il capogruppo di Fdi alla Camera, Tommaso Foti. La stessa versione di Iger Iezzi, capogruppo del Carroccio in Commissione: “Non è successo nulla, l’opposizione sbaglia. Il relatore Urzì aveva chiesto la parola e l’ordine dei lavori quindi era sospeso, io sono entrato esattamente in quel momento. C’è poco da polemizzare, come al solito l’opposizione della sinistra è farlocca“, dice il leghista. Completamente opposta, invece, la ricostruzione di Auriemma, prima firmataria dell’emendamento su cui la maggioranza è andata sotto: “Il voto c’è stato tanto che subito dopo le votazioni il segretario si e alzato e ha certificato i voti a favore e i contrari. Il presidente poi si è fermato, non l’ha proclamato per cercare di recuperare. Solo dopo sono arrivati i colleghi della maggioranza che mancavano”. “Ho fatto presente che il regolamento della Camera prevede che, qualora si ritenesse che ci siano state irregolarità – e non ce ne sono state – la nuova votazione avvenga immediatamente. E immediatamente non vuol dire solo a livello temporale ma anche ‘rebus sic stantibus’, ovvero con i medesimi soggetti”, dice Alfonso Colucci, deputato del M5s. “Non siamo disposti a riprendere i lavori in assenza di un pronunciamento del presidente della Camera e della Giunta del regolamento”, dice invece Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra.

L’emendamento: “Cancellare la parola autonomia” – La proposta di modifica propone che all’articolo 1 del testo sull’autonomia venga cancellata proprio la parola “autonomia”. L’emendamento recita: “Al comma 1 sopprimere le parole: e autonomia”. Questo il testo in questione: “La presente legge, nel rispetto dell’unità nazionale e al fine di rimuovere discriminazioni e disparità di accesso ai servizi essenziali sul territorio, nel rispetto altresì dei princìpi di unità giuridica ed economica, di coesione economica, sociale e territoriale, anche con riferimento all’insularità, nonché dei principi di indivisibilità e autonomia e in attuazione del principio di decentramento amministrativo e per favorire la semplificazione e l’accelerazione delle procedure, la responsabilità, la trasparenza e la distribuzione delle competenze idonea ad assicurare il pieno rispetto dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza di cui all’articolo 118 della Costituzione, nonché del principio solidaristico di cui agli articoli 2 e 5 della Costituzione, definisce i principi generali per l’attribuzione alle Regioni a statuto ordinario di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia in attuazione dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e per la modifica e la revoca delle stesse, nonché le relative modalità procedurali di approvazione delle intese fra lo Stato e una Regione, nel rispetto delle prerogative e dei Regolamenti parlamentari”-

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