“Contenti che siano state approvate queste belle liste e domani farò una diretta su Instagram queste meravigliose disponibilità di cui sono molto grata da segreteria”.
Alle 20.30 la segretaria del Partito democratico Elly Schlein lascia la sede dove, ore prima, intorno alle 16.30, era terminata la Direzione nazionale del Partito che aveva dato l’ok all’unanimità alle liste per le elezioni europee.

Schlein non dice altro ed evita di rispondere alle domande dei cronisti. Unanimità sulle liste, oscurata da un fatto nuovo e per il Partito democratico dirompente: la proposta di inserire il nome della segretaria nel simbolo per le prossime elezioni europee, che va depositato entro le ore 16 di oggi, lunedì 22 aprile, al ministero dell’Interno, e che ha diviso la Direzione Nazionale. Dopo ampia discussione, infatti, ieri si è deciso di non votare su questo punto. La proposta, fatta dal presidente dem Bonaccini, ha colto i delegati Pd di sorpresa e molti hanno dichiarato la propria contrarietà. Alla fine la Direzione ha deciso di non decidere attraverso una conta che poteva spaccare il Partito Democratico.

La soluzione trovata è quella di dare l’onore della decisione “con una ampia delega” a Schlein, spiega Francesco Boccia. “Elly guiderà questa campagna elettorale e sarà più forte se non metterà il nome nel simbolo perché è una cosa che non abbiamo mai fatto, a eccezione – dichiara Gianni Cuperlo – del 2008 quando nel simbolo c’era ‘Pd’ e ‘Veltroni premier’ ma era la legge elettorale, in quel che caso, che prevedeva che s’indicasse il nome del candidato premier. In questo caso – conclude Ciuperlo – stiamo parlando di un voto proporzionale, dove non c’è nessuna necessità di una indicazione di questo tipo”. A Cuperlo fa eco Walter Verini, anche lui contrario. Tra chi, uscendo dall’ingresso principale del ‘Nazareno’ risponde alle domande dei giornalisti, nessuno si esprime a favore del nome della segretaria nel simbolo Pd per le prossime elezioni europee. Schlein capolista in due circoscrizioni (Centro e Isole) e (forse) col nome nel simbolo. Una corsa elettorale in prima persona che, in caso di risultati deludenti, potrebbe avere conseguenze sull’incarico di guida dei dem? “Non si gioca nulla” risponde Boccia “la segretaria ha vinto un congresso in maniera netta, ha riportato il Partito Democratico in un anno dal 14 al 20%. Si vincono le elezioni contro le destre ed è l’unica cosa che conta”.

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