Non ha fatto in tempo a rientrare in Sicilia dal Vinitaly che al vice presidente regionale e assessore all’agricoltura Luca Sammartino hanno notificato la terza inchiesta. Una doccia fredda per il leghista catanese, ras delle preferenze nell’isola che è stato sospeso per un anno dai pubblici uffici, con l’accusa di corruzione. Dalle carte dell’indagine emerge che il politico chiedeva di fare la bonifica dei suoi uffici e si informava con un ex carabiniere in pensione sullo stato delle indagini a suo carico. Inoltre avrebbe promesso incarichi per i figli di chi gli procacciava voti, anche in ambiti mafiosi. Si tratta del terzo procedimento giudiziario della Procura di Catania su Sammartino, già imputato in due diversi processi per voto di scambio. Il nome dell’enfant prodige della politica isolana, che ha raccolto oltre 66 mila preferenze nelle ultime tre tornare elettorali siciliani, risulta nell’inchiesta “Pandora”: l’accusa è voto di scambio politico mafioso in cui sono stati arrestati il sindaco di Tremestieri, Santi Rando, e il consigliere comunale Pietro Cosentino, mentre ai domiciliari con l’accusa di istigazione alla corruzione è finito l’ex consigliere Mario Ronsisvalle, titolare insieme al fratello di una farmacia. Tutti e tre avevano rapporti politici con il deputato Sammartino.

Le accuse – L’ormai ex vice presidente della Regione è indagato per corruzione: la procura di Catania contesta due diversi episodi in cui – secondo l’accusa – sono state fatte pressioni “sul dirigente dell’Assessorato Regionale, Antonino Lo Presti” e sulla dirigente dell’Asp di Catania, Maria Anna D’Agata per far “ottenere un iter burocratico favorevole alla riduzione del numero di farmacie presenti a Tremestieri”. Contestazione condivisa sia con Rando che Cosentino, per ottenere “l’appoggio politico ed elettorale del consigliere Ronsisvalle” nelle tornati elettorali per le “elezioni al Parlamento Europeo”. Voti che – secondo le carte dell’inchiesta – dovevano servire a sostenere Caterina Chinnici (all’epoca candidata del Pd, all’interno del quale militava Sammartino) e a quelle “amministrative di Tremestieri Etneo”, in cui veniva rieletto Rando. Sammartino è anche accusato anche di aver elargito 600 euro, tramite due tranche versate da Antonino Cunsolo, un luogotenente dei carabinieri in congedo indagato per corruzione, all’appuntato dell’Arma, Antonino Battiato, per la quale i pm hanno chiesto la sospensione del servizio, per “eseguire operazioni di bonifica” nella sua segretaria politica, “alla ricerca di microspie”, consentendo al leghista di “eludere le investigazioni” degli inquirenti.

“Sostengo Chinnici” – “Io sto dando una mano e mi permetto di dire una volta per dare un messaggio anche in Sicilia di quello che secondo me può essere il voto per le europee, perché veramente c’è un degrado culturale infinito, ormai, a Caterina Chinnici, che è la… (inc.)… Lei è presidente del Tribunale dei minori di Palermo, è stata Procuratore Europeo per i diritti dei minori ecc., quantomeno è una persona preparata che sa il fatto suo. Ha una storia, ha un significato, ha, è la Sicilia che non abbassa la testa, che ormai siamo diventati terra di… per i leghisti che ci devono venire a raccontare a noi siciliani come funziona il mondo”. Così parlava Sammartino a maggio 2019, quando sosteneva la deputata dem Chinnici, prima di uscire dal Pd (era arrivato ai tempi di Matteo Renzi) per confluire nel Carroccio e diventare vice governatore della Sicilia. Anche Chinnici – figlia del giudice Rocco, ucciso da Cosa nostra – ha poi cambiato casacca, dopo essere stata candidata governatrice del centrosinistra alle ultime regionali, è passata con Forza Italia. Per i voti, Sammartino contrattava anche Cosentino. “Certo, ci mancherebbe, logico. Ti do risposta per Chinnici, la Chinnici salirà a bomba perché 750 contatti, ma tutti col cuore aperto”, risponde il consigliere. “Speriamo, guarda, sarebbe un successo per la nostra causa”, dice Sammartino.

Le riunioni tra boss e politici – Secondo il racconto fornito agli inquirenti dal collaboratore di giustizia Silvio Corra, appartenente al clan Santapaola-Ercolano e cognato Santapaola Angelo, ci sarebbero state alcune riunioni per decidere le sorti politiche di Tremestieri Etneo. Agli incontri, Corra spiega di aver accompagnato “l’esponente di vertice dell’associazione mafiosa, Santapaola Francesco, detto ‘Colluccio’, a casa di Vito Romeo” alla presenza di altri mafiosi ed “esponenti politici”. In un paio di occasioni sarebbe spuntato anche Sammartino. “Una o due volte l’ho visto sicuro a casa Romeo”, dice Corra mentre indica la foto del politico leghista agli investigatori. Quando nell’aprile 2016, Romeo finisce in arresto per associazione mafiosa ed estorsione aggravata, accusato di essere “braccio destro del reggente Santapaola Francesco”, sia Rando che Sammartino invitavano Cosentino, “a rinunciare alla carica promessa di vice sindaco, per non attirare l’attenzione dei media e della polizia giudiziaria sulla sua situazione, ottenendo in cambio la sistemazione lavorativa dei figli”. Altro passo indietro, sarebbe stato chiesto a Giuseppe Monaco, detto ‘Puccio”, indagato per voto di scambio politico-mafioso, “nominato assessore comunale, che, su richiesta di Sammartino, si sarebbe dimesso”. Al politico leghista, in ogni caso, non è contestato l’aggravante mafioso.

“Luca, è stato fatto!” – Una delle maggiori preoccupazioni di Sammartino sembra essere quella di venire spiato e ascoltato, anche in virtù delle diverse inchieste giudiziarie a suo carico. Per questo, incarica Cunsolo che a sua volta chiama Battiato, “appuntato dei carabinieri in servizio presso la sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Catania”, che insieme si recano nella segreteria politica di Sammartino. “Questa è la stanza di lui?”, chiede l’appuntato. “Questa è la sua stanza”, replica il luogotenente. Il carabiniere accendeva lo strumento e captava “una frequenza”, ma sembrava essere un falso allarme. “Me lo dà lungo questa parete qua e basta, però non c’è niente, se c’era qualcosa qua, già si vedeva ad occhio nudo… – e aggiunge – a quest’ora si doveva vedere, un filo, una connessione, qualcosa… l’alimentazione gliela devono portare!”. “Quando sono così! Comunque siamo tranquilli che non c’è niente, no?” dice Cunsolo. “Si, si, a posto”, risponde il carabiniere.
Eppure, si legge nell’ordinanza, il “sistema antibonifica attivato dalla polizia giudiziaria riusciva a impedire il rinvenimento delle microspie”. Insomma: le cimici c’erano ma gli investigatori avevano fatto in tempo a occultarle. Nei giorni successivi, Sammartino domandava se l’operazione è stata portata a compimento. “L’hai fatto o non l’hai fatto? No, te lo sei dimenticato!” domanda il deputato. “Luca, l’ho fatto mercoledì (…) Luca è stato fatto! – dice Cunsolo che poi aggiunge – Tu l’unica cosa che c’hai, c’è un segnale, ma è dovuto chissà a che cosa, te l’ha fatto sempre, anche quando sono venuti gli altri, ma ti dico un piccolo segnale. Abbiamo spostato noialtri tutti i mobili e poi qua sotto…”. Il deputato chiede se hanno spostato qualcosa e trovato nulla. “No no no, Luca, abbiamo spostato tutto”.

La talpa in procura – Nelle numerose conversioni tra Cunsolo e Sammartino, spunta anche la figura di una “talpa” all’interno della procura di Catania che informa il luogotenente sulle indagini a carico del deputato. “Lo stanno chiudendo”, dice Cunsolo a luglio 2019. “Ma chiudendo che vuol dire? Che mi arriva l’avviso di garanzia?”, chiede Sammartino. “Archiviato, no, non ti arriverà niente”, precisa il carabiniere. Il deputato chiede qualcos’altro, ma non è comprensibile. “Vediamo, Luca, ma non ti prometto niente, perché è molto… quando va in archivio! deve andare prima in archivio”, gli risponde il luogotenente. “Ma io penso che già è chiuso, no?”, domanda ancora Sammartino. “Ce l’ha sul tavolo con l’archiviazione già pronta”, aggiunge Cunsolo. “Ma chi l’ha fatta, ah, lui ha fatto l’archiviazione?”, dice il deputato. “Che deve andare al gip, no!? Al solito, vanno sempre, il Pubblico Ministero in tutti i casi… -, dice il luogotenente, che aggiunge -. Gli indagati… no, eri solo tu, gli indagati… Gli indagati, gli indagati non sempre vengono messi a conoscenza”. Ma a Sammartino viene un dubbio: “Come lo sai che c’è la richiesta di archiviazione?” “Perché c’ho una persona che lo collabora”, risponde Cunsolo, senza mai citarne il nome di questo “collaboratore”. “L’archiviazione l’ha fatta lui, poi la procedura è quella che deve andare al gip, il gip poi emette, lui fa la richiesta di archiviazione, il gip emette il decreto di archiviazione”, spiega Cunsolo. “E io non lo vedrò mai!”, replica Sammartino. “No! perché va in archivio”, dice il luogotenente. “Ed ero solo io l’indagato? Ma è sulla vicenda di Mascalucia?”, chiede sempre Sammartino. Il carabiniere annuisce. “Ma figli di buttana!”, è il commento il deputato.

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