“Non importa quante volte cadi, ma quante volte ti rialzi”. Diceva così Vince Lombardi, che negli anni 60 si prese tutto alla guida dei Green Bay Packers in Nfl. Grazie a un’ottima capacità di resilienza anche Carlos Sainz, in F1, può dire di esserne uscito più forte. Era l’inizio del 2022 quando lo spagnolo, con sei ritiri, chiuse al quinto posto la sua stagione sulla F1-75 mentre Charles Leclerc arrivava secondo dietro all’imprendibile Max Verstappen. Sainz non si è arreso, ha studiato, capito meglio la vettura e oggi, due anni dopo, è nel suo miglior momento della carriera. Poteva cadere vittima della delusione dopo l’annuncio della sostituzione con Lewis Hamilton, invece ha raddoppiato gli stimoli e sta dominando nel duello interno con Leclerc in questo inizio di campionato (3-0 per l’ex McLaren, escludendo Jeddah dove è stato fermato da una appendicite). Tutto il contrario di quanto visto con Vettel prima dell’avvio del Mondiale 2020, quando il tedesco, che seppe in anticipo dell’addio a Maranello alla fine di quella stagione, corse senza stimoli, raccogliendo giusto un podio in Turchia.

Oggi Sainz sta stupendo. Capisce la SF-24 meglio di Leclerc, che invece ha problemi nel portare le gomme alla giusta temperatura. Ne nasce così un pilota più in avanti sul giro-secco in qualifica (il vero punto forza del monegasco) e pronto a prendersi le briciole lasciate dal duo Red Bull, come nella vittoria a Melbourne conducendo la gara con un ritmo imprendibile per tutti, tanto da ricacciare indietro Leclerc dopo la Virtual Safety Car per l’out di Hamilton. Lo spagnolo sta facendo vedere di che pasta è fatto e nel frattempo ha attirato (inevitabilmente) l’interesse dei top team per il futuro. La settimana scorsa proprio Christian Horner ha ammesso di considerare Sainz per la prossima stagione. Lo spagnolo, però, sarebbe un compagno più scomodo per Verstappen rispetto a Sergio Pérez, in scadenza di contratto e incapace di impensierire l’olandese nelle prestazioni. Per l’ex McLaren, nel miglior momento della carriera, guidare la vettura di Milton Keynes, cucita appositamente per il tre volte iridato, potrebbe essere un deficit, ma è anche vero che guidare l’auto più forte del paddock, per tentare la lotta al primo titolo di F1 della carriera tanto sognato, non è un aspetto di poco conto.

L’alternativa più forte per Sainz resta la Mercedes e se lo spagnolo andasse si tratterebbe quasi uno scambio di sedili con Hamilton. Toto Wolff ha un sogno proibito (Verstappen) ed è stato costretto a dire addio al più realistico obiettivo Alonso, che dopo la stilettata lanciata a Suzuka – “Non mi sembra attraente se è dietro di noi in pista” – ha ufficialmente rinnovato con l’Aston Martin fino alla fine del 2026. Per questo l’ipotesi di guidare per Brackley potrebbe essere seriamente concreta, nonostante Sainz abbia delle riflessioni da fare, dato che dovrebbe guidare la macchina (non competitiva) di un team indebolito dal gran numero di ingegneri perso in favore delle rivali e in completa difficoltà in pista: dalle strategie sbagliate (la scelta delle Hard a Suzuka) al passo-gara lento rispetto a Red Bull, Ferrari e McLaren. Avere come compagno di squadra Russell, per lo spagnolo, spaventerebbe comunque di meno rispetto all’avere Verstappen.

L’idea Aston Martin, invece, appare tramontata visto il rinnovo di Alonso, per lo meno fino a inizio 2027. Tutto dipenderà dalla volontà di Lance Stroll, figlio del patron Lawrence, che corre da “annoiato” in F1 e solo in caso di ulteriori passioni da intraprendere fuori dal Circus potrebbe lasciare libero un sedile. Dei non top-team, quello di Silverstone era il più concreto e interessante, data la disponibilità economica che ha Lawrence Stroll e il prossimo legame per la fornitura dei motori con la Honda dal 2026. Da non escludere la possibilità di vedere Sainz alla Sauber, che dal 2026 si legherà all’Audi per i motori. Una trattativa che sarebbe ben caldeggiata da suo papà Carlos senior, vincitore dell’ultima Dakar proprio con la RS Q e-tron della Casa dei quattro anelli. Ma è anche vero che i primi risultati per un team del genere, che deve ancora svilupparsi, non si vedrebbero prima almeno del 2028. Troppo, per un pilota che ora brilla e non vuole attendere così tanto. Insomma, il quasi ex Ferrari ha molto di cui pensare.

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