Due settimane fa ha preferito non parlare con i magistrati di Perugia che indagano su di lui. Adesso, invece, il pm Antonio Laudati ha chiesto di essere ascoltato dalla Commissione parlamentare Antimafia. Il suo legale, l’avvocato Andrea Castaldo, “ha richiesto alla Commissione Antimafia che il suo assistito venga sentito, contestualmente depositando note a firma del dottor Laudati, che ricostruiscono la vicenda e il sistema dei poteri e dei controlli della Procura Nazionale Antimafia”.

Indagato a Perugia per accesso abusivo ai sistemi informatici con il finanziere Pasquale Striano, lo scorso 19 marzo Laudati non si era presentato davanti ai magistrati che lo avevano convocato per l’interrogatorio. Poi aveva diffuso una nota per spiegare il motivo della sua decisione: “Dopo la massiccia diffusione di notizie coperte dal segreto, ritengo che non sussistano, al momento, le condizioni per lo svolgimento dell’interrogatorio per esercitare il diritto di difesa e per fornire un contributo alla ricostruzione dei fatti”.

Nella nota, Laudati sosteneva di non aver “mai effettuato accessi a sistemi informativi”, “mai avuto alcun rapporto, neppure di conoscenza, con i giornalisti che risultano indagati” (il riferimento è ai tre cronisti del quotidiano Domani sotto inchiesta per concorso in accesso abusivo e ai quali per i pm Striano, non Laudati, avrebbe spedito atti). E ancora Laudati diceva che “nei casi contestati nell’invito a comparire” si è “limitato a delegare al gruppo Sos della Dna approfondimenti investigativi, in piena conformità alle leggi, alle disposizioni di servizio e sotto il pieno controllo del procuratore nazionale antimafia”.

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