A Porta a Porta, il leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato la proposta di mettere un tetto del 20 per cento agli alunni stranieri per classe. La stessa posizione è risuonata nelle parole del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. “Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione, ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani”, ha detto il ministro. Diversi elementi portano però a pensare che si tratti per lo più di una “trovata” di marketing politico della Lega che di una vera e propria urgenza identitaria, come pare dire Valditara. Ecco perché.

I numeri – Prima di tutto, in Italia esiste già un limite al numero di alunni stranieri per classe ed è fissato al 30 per cento. Inoltre, questo limite può essere ristretto e allargato a seconda delle necessità. Lo prevede la circolare del 2010 (ministra Maria Stella Gelmini) che introdusse questo tetto e che stabiliva:
1) Che il numero degli alunni con cittadinanza non italiana presenti in ciascuna classe non superasse di norma il 30% del totale degli iscritti “quale esito di una equilibrata distribuzione degli allievi con cittadinanza non italiana tra istituti che insistono sullo stesso territorio”;
2) Che il limite del 30% potesse essere innalzato – con determinazione del Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale – a fronte della presenza di alunni stranieri (come può frequentemente accadere nel caso di quelli nati in Italia) già in possesso delle adeguate competenze linguistiche;
3) Che il limite del 30% potesse di contro venire ridotto, sempre con determinazione del Direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale, a fronte della presenza di alunni stranieri per i quali risulti all’atto dell’iscrizione una padronanza della lingua italiana ancora inadeguata a una compiuta partecipazione all’attività didattica e comunque a fronte di particolari e documentate complessità. I numeri, insomma, già si autogovernano alla bisogna, con il coordinamento degli Usr e delle scuole sui territori. Dunque la domanda successiva è: c’è una emergenza in corso che richiede una stretta urgente?

Lo stato dell’arte – In realtà no. E lo dicono i numeri dello stesso Ministero. I dati più aggiornati disponibili risalgono all’anno scolastico 2021/2022. Il tetto del 30% viene sforato solo nel 7,2% di tutte le scuole in Italia, il 18% però non ne ha neanche uno. Più del 75% ha meno del 15% di studenti stranieri, la percentuale si aggira attorno all’80% se si considera il 20% che vorrebbe Salvini. Oltretutto, ci sono forti differenze tra i diversi gradi d’istruzione: la soglia viene superata per l’11,2% delle classi alle elementari, del 6,2% alle medie e del 3,1% alle superiori, pure con differenze Regionali molto forti. Attenzione: tutto questo includendo gli stranieri nati in Italia. Perché se venissero esclusi, le percentuali scenderebbero in tutti i casi (eccetto in Liguria) sotto l’1% arrivando allo 0,5% totale. Infine, guardiamo il dato complessivo per rimettere tutto nella giusta prospettiva. Dice il ministero: “Nell’anno scolastico 2021/2022 nelle scuole non statali sono presenti oltre 81 mila alunni con cittadinanza non italiana mentre la presenza degli studenti italiani ammonta a quasi 901 mila unità. Si può quindi già dire così che la scuola italiana sia ampiamente “a maggioranza” italiana. E ridimensionare ogni allarmismo strumentale.

Complice la denatalità – Le differenze di percentuale tra i diversi gradi di scuola sono poi dovute anche alla denatalità. Lo stesso ministro aveva spiegato che in dieci anni dai 7,4 milioni di studenti del 2021 si scenderà a poco più di sei milioni, al ritmo di 110-120mila ragazzi in meno ogni anno. Il calo si fa sentire prima di tutto alle scuole primarie, dove il numero di alunni (e quindi anche di classi) è sempre minore (e i dati dell’Istat di oggi sulla natalità certificano che sarà sempre peggio), a quell’età c’è minore spostamento dai Paesi e dai quartieri per la scuola primaria rispetto a quanto ce ne sia per le scuole medie e le superiori e dunque una maggiore concentrazione di alunni stranieri nelle stesse classi o nelle stesse scuole è quasi fisiologica. Qui si può poi fare un parallelo: se queste percentuali sono una urgenza, come mai non lo sono anche le classi pollaio? Dalle ultime stime, infatti, risulta che almeno l’1,6% delle classi della scuola italiana ha ancora più di 27 alunni. Aumentare il numero di classi potrebbe giovare anche alle percentuali sugli stranieri, favorendo ancor più l’integrazione.

Il caso Pioltello – Le uscite dei due leghisti, infine, arrivano a pochi giorni di distanza dalla vicenda della scuola di Pioltello chiusa per la fine del Ramadan, il 10 aprile e e dall’apprezzamento per la decisione arrivato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sulla scia delle polemiche, Valditara aveva infatti annunciato approfondimenti sulla decisione della scuola e dopo, l’ispezione dei funzionari del Ministero, il giorno di sospensione delle lezioni è stato confermato dal Consiglio d’Istituto. L’istituto ha solo dovuto correggere le modalità con cui aveva selezionato il giorno e ha preferito sopprimerne altri per rimanere nelle regole. Questo perché le scuole godono di autonomia decisionale sui alcuni giorni di sospensione didattica: un principio che neanche lo stesso ministro può questionare e che gli crea però la necessità di uno spazio più “politico” da cui nutrire, con un posizionamento netto, il suo partito, i suoi alleati e i suoi elettori.

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