La Slovacchia è pronta per le elezioni presidenziali del prossimo 23 marzo, un appuntamento che potrebbe rafforzare la svolta nazionalista sancita dalle consultazioni parlamentari svoltesi nel settembre 2023. Il capo di Stato uscente Zusana Caputova, nota per le posizioni europeiste e progressiste, ha deciso di non ricandidarsi per un secondo mandato citando ragioni personali, ma di certo hanno pesato le accuse e le minacce di morte che le sono state rivolte dalla galassia estremista nel corso degli ultimi anni. Il presidente della Slovacchia ha poteri limitati, non imprime alcun orientamento politico, ma può comunque nominare i giudici di alcuni organismi statali ed esercitare un potere di veto sulle leggi che, però, può essere superato da un voto espresso a maggioranza da parte del Parlamento.

Caputova aveva rappresentato, nei primi mesi dell’esecutivo Robert Fico, una voce moderata in grado di calmierare le sortite estremiste del governo e la sua rinuncia crea problemi al fronte progressista. I sondaggi più recenti indicano che gli unici due candidati in grado di poter ambire a succedergli sono Peter Pellegrini, ex primo ministro, membro del governo e a capo del partito Voce-Socialdemocrazia, e Ivan Korcok, ex ministro degli Esteri ed esponente del partito conservatore Libertà e Solidarietà. Le rilevazioni demoscopiche degli ultimi mesi sanciscono che Pellegrini e Korcok sono appaiati con una percentuale di voti compresa tra il 30% e il 40% dei consensi e che nessuno vincerà al primo turno. Al ballottaggio, invece, tutti i sondaggi pronosticano una vittoria più o meno ampia di Pellegrini, anche se Korcok può tentare un recupero dato che in alcuni casi il vantaggio dell’ex premier è ridotto. Su Pellegrini potrebbero convogliare gli elettori di Stefan Harabin, ex presidente della Corte Suprema, schierato su posizioni di destra radicale e destinato al terzo posto con il 10-16% dei voti.

La vittoria di Pellegrini permetterebbe a Fico di occupare un’importante casella nello scacchiere politico slovacco, di eliminare una possibile voce critica sull’operato del proprio governo e di iniziare ad accumulare una significativa quantità di potere nelle mani del proprio esecutivo. Il governo in carica è formato da Direzione-Socialdemocrazia (Smer), il partito di Fico, solo nominalmente progressista ma in realtà fautore di politiche nazionaliste, anti-immigrazione e russofile che lo avvicinano al premier ungherese Viktor Orbán. Lo Smer è stato inoltre sospeso dal Partito Socialista Europeo nel corso del 2023. Ci sono poi Voce-Socialdemocrazia di Pellegrini, nata da una scissione dello Smer e che adotta posizioni più moderate ed europeiste, e il Partito Nazionale Slovacco, formazione di destra nazionalista e populista.

La Slovacchia è una delle nazioni più piccole dell’Unione europea ma il suo voto è importante in sede comunitaria perché, ad esempio, le sanzioni contro uno Stato membro richiedono un consenso unanime e il veto opposto da Fico può bloccare iniziative importanti in Consiglio Ue. C’è poi la questione delle sanzioni alla Russia che possono trasformarsi in una ghiotta occasione per unirsi alle posizioni critiche dell’Ungheria e ottenere vantaggi.

Un rafforzamento dell’esecutivo Fico con la vittoria di Pellegrini alle Presidenziali potrebbe avere anche ricadute sulla tenuta democratica della Slovacchia. Il governo ha recentemente presentato una proposta di riforma dei media statali che consentirebbe all’esecutivo di controllare, di fatto, la radio e la televisione pubblica. Si tratta di una riforma controversa che ha spinto i giornalisti e le organizzazioni che difendono la libertà dei media a chiederne il ritiro. Negli ultimi mesi anche una proposta di riforma del sistema giudiziario aveva spinto migliaia di dimostranti a scendere in strada per esprimere critiche e dissenso. Le consultazioni presidenziali rappresentano una delle ultime occasioni per le opposizioni di cercare di contrastare un possibile monopolio del potere da parte di Fico. Il rischio, in caso contrario, è quello di una possibile deriva autoritaria in stile ungherese, con tutte le conseguenze del caso tanto in ambito regionale e comunitario.

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