Cassino, i combattimenti sanguinosi, le migliaia di morti, la distruzione della città come lezione eterna, a maggior ragione in questi giorni in cui i leader europei sembrano più impegnati a capire come scontrarsi con la Russia che non a trovare vie per spegnere il fuoco del conflitto in Ucraina. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, fa partire proprio dalla città del Lazio martoriata della seconda guerra mondiale, in cui ha ricordato gli 80 anni da quella battaglia distruttiva, il suo messaggio a frenare i pruriti bellicosi. Lo fa agitando l’articolo 11 della Costituzione e con un destinatario esplicito: l’Europa. Dice: “La nuova Abbazia (la vecchia andò distrutta per le bombe Usa, ndr) ambisce anche a essere prova di un’accresciuta consapevolezza degli orrori delle guerre e di come l’Europa debba assumersi un ruolo permanente nella costruzione di una pace fondata sulla dignità e sulla libertà. Ne siamo interpellati. Sono mesi – ormai anni – amari quelli che stiamo attraversando. Contavamo che l’Europa, fondata su una promessa di pace, non dovesse più conoscere guerre“.

La posizione del Quirinale sulla responsabilità della Russia e di Putin nell’invasione della parte orientale dell’Ucraina è al di sopra di ogni sospetto. E a questo il capo dello Stato però aggiunge e integra il messaggio sottolineando che “ai confini d’Europa, anzi dobbiamo dire dentro il suo spazio di vita, guerre terribili stanno spargendo altro sangue e distruggendo ogni remora posta a tutela della dignità degli esseri umani. Bisogna interrompere il ciclo drammatico di terrorismo, di violenza, di sopraffazione, che si autoalimenta e vorrebbe perpetuarsi. Questo è l’impegno della Repubblica Italiana”. L’articolo 11, i doveri dell’Italia: “Nella Costituzione c’è una affermazione solenne – sottolinea il presidente della Repubblica – il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali“. Un articolo, sostiene il capo dello Stato, che “contiene le ragioni, le premesse del ruolo e delle posizioni del nostro Paese nella comunità internazionale: costruire ponti di dialogo, di collaborazione con le altre nazioni, nel rispetto di ciascun popolo“.

Quale compito assegna il ricordo del baratro in cui fu gettato il mondo ottant’anni fa per colpa di Hitler e Mussolini? Per Mattarella “far memoria di una tragedia, una battaglia così sanguinosa, come quella di Cassino – che ha inciso nelle carni e nelle coscienze del nostro popolo e di popoli divenuti nostri fratelli – è anche un richiamo a far cessare, ovunque, il fuoco delle armi, a riaprire una speranza di pace, di ripristino del diritto violato, della dignità riconosciuta a ogni comunità”. Ricorda il presidente della Repubblica che nella drammatica storia della seconda guerra mondiale, con le sue immani sofferenze, Cassino, la città e il suo territorio, queste popolazioni, sono tragicamente entrate nell’elenco dei martiri d’Europa, accanto a centri come Coventry, come Dresda. Gli storici ci consegnano la cifra di 200mila morti quale conseguenza dei 129 giorni di combattimenti qui avvenuti. I cimiteri, e quelli di guerra, dedicati ai combattenti delle diverse armate, fanno qui corona e ammoniscono. Una tragedia dalle dimensioni umane spaventose. In questa terra, avvennero scontri tra i più cruenti e devastanti”.

Il ricordo dell’ultimo conflitto come definizione di cosa significa la parola guerra. “Mentre un sentimento di pietà si leva verso i morti, verso le vittime civili – scandisce Mattarella – non può che sorgere, al contempo, un moto di ripulsa da parte di tutte le coscienze per la distruzione di un territorio e delle sue risorse, per l’annientamento delle famiglie che lo abitavano, nel perseguimento della cieca logica della guerra, quella della riduzione al nulla del nemico, senza nessun rispetto per le vittime innocenti. Lutti e sofferenze, pagate in larga misura dalla incolpevole popolazione civile, a partire dal funesto bombardamento del 15 febbraio contro l’Abbazia, nel quale, con i monaci, perirono famiglie sfollate, tante persone che vi si erano rifugiate contando sull’immunità di un edificio religioso, espressione di alta cultura universalmente conosciuta. Ma la guerra non sa arrestarsi sulla soglia della barbarie“.

Il presidente ribadisce ancora una volta, ce ne fosse bisogno (ed evidentemente ce n’è) che “Cassino esprime un ricordo doloroso di quanto la guerra possa essere devastante e distruttiva ma è anche un monito a non dimenticare mai le conseguenze dell’odio, del cinismo, della volontà di potenza che si manifesta nel mondo. Cassino città martire. Cassino città della pace. Questo il messaggio forte, intenso, che oggi viene da qui. E’ questo il traguardo a cui ambire. E’ questa la natura dell’Europa, la sua vocazione, la sua identità. E’ questa la lezione che dobbiamo tenere viva, custodire, trasmettere”.

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