Guida il Comitato Nazionale per il centenario della morte di Giacomo Puccini che affonda come il Titanic insieme a 10 milioni di fondi pubblici, ma trova il tempo per suonare il piano in favore del candidato di Fdi in Abruzzo: “StringiamCi a Marsilio”. Il maestro Alberto Veronesi, figlio del celebre oncologo Umberto, presidente e direttore artistico del Comitato, annuncia un “piccolo tour elettorale” partito giovedì 7 marzo dall’Aquila che toccherà Chieti e Pescara con tanto di “volantinaggio per testimoniare il sostegno del maestro al governatore uscente alle regionali del 10 marzo”. E vai a sapere se l’endorsement sarà una cosa buona per Marsilio: Veronesi da 20 anni si candida ovunque e con tutte le forze politiche, ma non è mai riuscito a far eleggere neppure se stesso. Mettetevi comodi, l’elenco è lungo.

Nel 2006 si candida col movimento delle autonomie siciliane di Raffaele Lombardo alleato alla Lega di Bossi e Forza Italia, tra il 2015 e il 2021 tenta col Partito Democratico a Viareggio, due volte a Milano (2016-2021), una alle regionali in Toscana (2020). Nel 2022 cambia casacca e si presenta sindaco a Lucca col Terzo Polo. Con 1300 voti non raggiunge neppure il 3% per diventare consigliere comunale di opposizione. Per sembrare di sinistra, durante le regionali in Toscana fece l’uomo-sandwich che apostrofava Salvini così da una fioriera: “Vergogna, la Toscana è terra di antifascisti”, e giù concertini elettorali, bandiere del Pd e manifesti dappertutto.

Nel 2023 approda dall’altra parte candidandosi per Fratelli d’Italia alle regionali in Lombardia per Milano dove non viene eletto nemmeno lì. Per accreditarsi ancora di più “uomo di destra” a luglio 2023 al Festival Puccini di Torre del Lago dirige bendato una Bohème con una regia a suo giudizio troppo “Sessantottina”. Dicendo: “Ma è giusto fare finanziamento all’arte che fa propaganda politica di partito?“. Direttore d’orchestra per tutte le stagioni, insomma, purché se ne parli.

Il problema è che da un anno e mezzo a questa parte si parla soprattutto della conduzione sconclusionata del Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario di Puccini, che passa ormai per “il più pazzo del mondo”. Il disco verde alla sua costituzione arriva il 22 agosto 2022. A proporlo è il senatore Andrea Marcucci del Pd. La nomina viene fatta il 23 settembre, giusto due giorni prima che la destra vincesse le elezioni, dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi. Il governo cambia da sinistra a destra, ma il multiforme Veronesi resta al suo posto.

Il programma doveva essere una cosa seria, per l’ingente investimento pubblico (9,5 milioni di euro) finalizzato principalmente a onorare la memoria del grande musicista e valorizzare i territori in cui aveva vissuto, perché ne traessero benefici per l’attività culturale e turistica. Sotto la guida del maestro che aspira a fare il politico, la gestione si riduce a un dramma da operetta: ritardi nei programmi, opacità nelle spese e conflitti di interessi che hanno riempito le pagine dei giornali locali, prodotto decine di interrogazioni a ogni livello, indotto i sindaci di Lucca, Viareggio e Pescaglia a protestare, alcuni membri del Comitato a dimettersi e altri a resistere, pur denunciando lo sbando. Sull’uso non corretto dei fondi pubblici un anno fa la Procura di Lucca ha aperto un fascicolo contro ignoti di cui non si più nulla.

Il Comitato si insedia il 10 ottobre. Il finanziamento prevedeva 1,5 milioni da impegnare entro il 31 dicembre 2022 e gli altri 8 da programmare entro il 31 dicembre 2023. La scadenza è stata poi prorogata al 29 febbraio 2024 perché il programma non era ancora pronto: dopo un anno e mezzo non c’era un vero “masterplan” degli eventi, quello faraonico annunciato inizialmente è carta straccia come le quattro versioni successive. Quella definitiva arriva e viene approvata solo 19 febbraio 2024, a dieci giorni dalla scadenza. Appare però ancora inadeguata perché di tutto si suona, salvo Puccini. Sull’uso dei fondi è dovuto intervenire il ministro Sangiuliano in persona per dare uno stop a concertini ed altre iniziative effimere e imporre che almeno il 50% degli investimenti pubblici venga destinato a ristrutturare gli immobili che fanno capo alla vita di Giacomo Puccini: Villa Puccini e Villa Caproni a Torre del Lago, il Villino Puccini a Viareggio.

La gestione appare da subito poco trasparente: i verbali sono inviati all’ultimo, a lungo secretati e poi pubblicati sul sito ufficiale due/tre mesi dopo. Il refrain è: “Spese urgenti. Determinazioni”. Si registrano una serie di defezioni importanti. Riccardo Chailly, direttore musicale della Scala, pur nominato nel Comitato neppure si presenta. Massimo Marsili, nominato dal ministero, si dimette poco dopo. Due tesorieri lasciano l’incarico a distanza di tre mesi: il 19 novembre 2022 è la volta del professor Nicola Bellini, docente al Sant’Anna di Pisa, per “irrinunciabili ragioni personali di coerenza con i valori che hanno ispirato tutti i miei ruoli pubblici”.

Tre mesi dopo si dimette anche il secondo tesoriere, Giovanni Bussu, 35 anni ai vertici di primarie banche nazionali ed europee. Lasciano anche quattro membri del comitato Scientifico: Rosa Maria Di Giorgi, presidente del Conservatorio Cherubini di Firenze, Gianpaolo Mazzoli, direttore del Boccherini di Lucca, Axel Körner, Università di Leipzig, esperto di Storia e Fabio Vittorini, esperto di Letteratura.

Il 9 gennaio 2023 escono allo scoperto i tre studiosi pucciniani del comitato: Gabriella Biagi Ravenni e Michele Girardi (indicati dal ministero) e il delegato dal Centro Studi Giacomo Puccini Virgilio Bernardoni trasmettono una durissima memoria alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e ai tre ministeri rappresentati nel comitato (Cultura, Università, Istruzione), denunciando la “conduzione disordinata e non trasparente”, “inefficienze di gestione” sprechi e conflitti di interesse. Perfino “eccesso e abuso di potere”, perché davanti alle loro perplessità sui 17 membri del Comitato scientifico indicati da Veronesi per dare l’indirizzo ai programmi, lui stesso modifica d’imperio il regolamento trasformando in maggioranza semplice quella qualificata: gli astenuti non si contano più nel voto, lui si attribuisce anche il proprio che vale doppio. E riesce così a far approvare retroattivamente la sua lista di nomi, incarichi e proposte. Nel contempo, si fa eleggere “direttore artistico” per poter più liberamente programmare eventi e manifestazioni finanziate dal Comitato. Incarico per il quale era prevista una retribuzione di 30mila euro, poi cassata dal Ministero.

Non mancano favoritismi e incarichi ad amici. Sotto la lente finiscono 50mila euro che il Comitato finanzia per concerti che lo stesso Veronesi avrebbe diretto, soldi che vanno all’Orchestra sinfonica della Calabria di Vibo Valentia di cui è vicepresidente con delega artistica, in pieno conflitto di interessi e all’insaputa del Comitato. Non contento, tentò di farsi finanziare la direzione di due concerti di capodanno, sempre a spese del Comitato. Conflitto che si rinviene anche in capo a professionisti esterni che sceglie. L’endorsement a Marsilio, ad esempio, appare sul sito Milanopost.info a firma di Veronica Meroni, giornalista che Veronesi ad agosto propone al Comitato come ufficio stampa per un concerto alla Scala con un contratto da 4mila euro più Iva, ma la proposta di ratifica non fu accolta. Da allora segue però le sue uscite pubbliche come un ufficio stampa personale. Compreso il “Fulgido Marsilio amor t’offro” per il presidente. Sempre a spese degli italiani?