Ci sono tanti modi per riportare al lavoro un dirigente pubblico indagato per corruzione e concussione, ma certo quello che ha trovato la Regione Sicilia per Michelangelo Trebastoni, ex dirigente dell’ispettorato del lavoro è uno dei più originali: nominarlo a dirigere l’ufficio del Parco archeologico di Siracusa che ha in custodia, tra le altre cose, alcune monete antiche che gli furono sequestrate nel 2018. E poi rimuoverlo dopo 48 ore. Era il maggio 2018 quando la Guardia di Finanza di Noto trovò a casa sua, tra le altre cose, 19 tra coppe, lucerne, unguentari, e crateri d’età greco-romana, 9 pezzi di monili in metallo e 33 monete, databili tra il VI secolo avanti Cristo e l’età alto medievale: Trebastoni si difese spiegando facessero parte di un’eredità di famiglia, ma i pezzi sono ancora sotto sequestro, perché la perizia effettuata ha notato che almeno una parte proviene con certezza da un contesto di scavo. Che questo fosse scavo lecito o meno, lo dirà il processo. Ma poi ne è passata di acqua sotto i ponti.

L’arresto per corruzione. Quattro anni dopo, quando è direttore dell’Ispettorato territoriale del Lavoro (ITL) a Siracusa, Trebastoni finisce ai domiciliari con l’accusa di corruzione, concussione e rivelazione di segreto. Secondo l’indagine della Guardia di finanza e della procura aretusea, Trebastoni avrebbe perseguito “interessi privati propri o di terze persone lui vicine”, mettendo in atto “comportamenti seriali” e “approcciando le persone offese con modi talvolta assertivi, felpati ed allusivi, avrebbe indotto o costretto imprenditori ad assumere persone a lui vicine, ovvero a prometterne l’assunzione”. Nell’arco temporale finito sotto la lente degli inquirenti, tra agosto 2017 e febbraio 2022, gli episodi per cui si ipotizza il reato sono 19. Avrebbe avvertito alcune società di vigilanza di possibili ispezioni, ottenendo in cambio la promessa di assunzione di persone a lui vicine. Al titolare di un negozio ottico prospettava un trattamento privilegiato evitando accertamenti, ottenendo in cambio la promessa di agevolazioni nella “sostituzione e l’acquisto di nuove lenti progressive per i suoi occhiali da vista”. In un’altra occasione, interessato ad iscrivere il figlio ad un corso di lingua inglese, avrebbe cercato una corsia preferenziale con il titolare della società per avere “un’assistenza dedicata”, e dopo aver ricevuto risposta negativa, dispone un “accertamento ispettivo nella sede” del centro di lingue con “sei ispettori”.

“Sistema Siracusa”. Il cognome dei Trebastoni è stato al centro anche di altre vicende giudiziarie. Il fratello infatti, già giudice del Tar di Catania e poi del Lazio, Dauno Trebastoni, è stato indagato per corruzione in atti giudiziari dalla Guardia di finanza e della procura di Catania per presunti favoritismi al tribunale amministrativo etneo. Era uno dei numerosi rami investigativi collegati al “Sistema Siracusa”, scaturito dalla collaborazione dell’ex avvocato esterno di Eni, Piero Amara. Vicenda poi conclusasi con l’archiviazione. Il giudice è anche citato (ma non indagato) negli atti della “Loggia Ungheria” sempre da Amara, come possibile appartenente della fantomatica corporazione. Anche questa vicenda si è conclusa con l’archiviazione.

Incarico revocato. Tutto dimenticato. Tanto dimenticata è stata la vicenda dei reperti archeologici che probabilmente neppure chi gli ha offerto l’incarico al Museo, suggerito dal dipartimento di funzione pubblica, ne era a conoscenza. Infatti, a soli tre giorni dall’inizio dell’incarico, dall’assessorato Beni Culturali e dell’Identità Siciliana fanno sapere che “Trebastoni è stato già sollevato dall’incarico perché sono elementi ulteriori elementi di incompatibilità ambientale anche con il Parco archeologico di Siracusa, in attesa che la funzione pubblica lo possa ridestinare ad altro ufficio”. Facile capire quali siano questi “ulteriori elementi”: l’Ufficio 1 che sarebbe andato a dirigere ha anche la custodia giudiziaria dei beni culturali sotto sequestro, tra cui anche alcune delle monete di Trebastoni (il resto del sequestro è nei depositi della locale Soprintendenza). Le associazioni si erano mosse immediatamente per segnalarlo, e la notizia era stata data per prima da una testata online locale, La Civetta di Minerva. Tanto è bastato, a quanto pare, per porre dei dubbi agli uffici regionali e sistemare Trebastoni altrove. Non è bastato a evitare un fragoroso imbarazzo.

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