Dopo tre anni passati senza un sindaco, sostituito da due gestioni commissariali, e dopo tre tornate elettorali andate a vuoto, il Comune di Lona Lases, in Trentino, è riuscito a invertire la tendenza e a trovare il quorum, eleggendo il primo cittadino. La fumata bianca si è registrata poco dopo le 18.30, a undici ore e mezzo dall’aperura dei seggi. È stato a quell’ora che è avvenuto l’ingresso, nell’unico seggio allestito nella sede municipale, del trecentoundicesimo elettore, pronto a depositare la propria scheda nell’urna. Così è stata raggiunta la soglia del 50 per cento dei votanti, che sembrava essersi trasformata in un traguardo impossibile. Gli elettori di Lona Lase, esclusi una settantina che sono iscritti agli elenchi dell’Aire, sono 621. Quindi ne servivano almeno 311 per validare l’elezione. Alle 11 del mattino si sono presentati in 116, alle 17 il numero è salito a 294. A quel punto ne mancavano una ventina per il quorum.

Su chi sia l’eletto non c’erano dubbi, prima ancora che le urne venissero aperte. Unico candidato era infatti l’avvocato Antonio Giacomelli, che non risiede in paese, ma ha due studi legali a Trento e Borgo Valsugana. È stato lui a guidare la lista “Lona Lase bene comune”, che si è formata dopo un lungo periodo di disaffezione politica dei cittadini. Il paese della val di Cembra è stato infatti travolto da un processo (con arresti) per le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel tessuto economico del porfido, un’attività che ha sempre portato ricchezza a Lona Lases. L’inchiesta aveva preso il nome “Perfido” e svelato una serie di connivenze tra i presunti affiliati a una cosca calabrese e alcuni rappresentanti dell’amministrazione locale. Finora, i processi di primo e secondo grado hanno confermato le accuse.

All’appuntamento con le urne si è arrivati dopo le sollecitazioni dei prefetti e il faticoso tentativo di coagulare la disponibilità dei candidati. Paese diviso tra chi viene additato in rapporti con il vecchio potere, chi stracciandosi le vesti ha spergiurato che Lona Lases non è una comunità di mafiosi e chi si è defilato. In prima linea, a chiedere trasparenza e rispetto della legalità, è stato il Coordinamento lavoro porfido, impegnato a tutela dei dipendenti delle attività estrattive.

Spiega Walter Ferrari, il portavoce: “Noi non abbiamo mai denunciato nessuno, nei nostri esposti abbiamo illustrato situazioni che per noi erano illegali, sempre dopo aver sollecitato le amministrazioni a intervenire. Il raggiungimento del quorum dimostra soltanto che il vecchio potere ha perpetuato sé stesso, visto che è stata ripristinata la continuità amministrativa con gli ultimi 25 anni”. Secondo il Comitato, “l’ossatura della lista è costituita da persone che hanno partecipato alla gestione amministrativa negli anni che, stando alle sentenze fin qui emesse, hanno visto l’infiltrazione silente della ‘ndrangheta nell’economia e nella pubblica amministrazione della zona del porfido. Vigileremo per contrastare la continuità con il malaffare”.

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