Alla scadenza dei 15 giorni di prova è stata costretta dalla sua datrice di lavoro a fare un test di gravidanza nei bagni dell’ufficio. È accaduto a una 21enne di Nuoro, che aveva appena iniziato a lavorare per un’impresa di pulizie con un contratto a tempo indeterminato del settore multiservizi. “Avrei perso il lavoro se mi fossi rifiutata, quindi ho detto sì”, si è sfogata la ragazza parlando con La Nuova Sardegna. Euel giorno è uscita dal bagno con un test negativo: solo poco tempo dopo, allertata dalle nausee continue, scopre di essere davvero incinta e la ginecologa le consiglia l’astensione anticipata dal lavoro per gravidanza a rischio. “Dopo tutti i controlli del caso ho seguito tutto l’iter per la richiesta di messa in maternità. Ho cercato di parlarne con la datrice di lavoro, ma è sparita nel nulla senza neanche pagarmi l’ultima mensilità”, quella di gennaio, racconta la giovane. Che poco dopo scopre di essere stata “licenziata per giusta causa” con un messaggio Whatsapp.

Non avendo ricevuto l’ultima retribuzione, la 21enne ha deciso di rivolgersi al sindacato. “L’allontanamento della ragazza è avvenuto senza neanche essere preceduto da uno straccio di lettera di licenziamento”, commenta alla Nuova Sardegna Domenica Muravera, segretaria Cgil di Nuoro-Ogliastra. “Sono esterrefatta che oggi possano verificarsi ancora situazioni del genere, di controllo sulla persona, che si possa pensare di poter fare tutto quello che passa per la mente, di non rispettare elementari norme di diritto del lavoro”. Condanna l’accaduto anche Alessandra Todde, candidata alla presidenza della Regione per il “campo largo” 5 stelle-Pd-sinistra: “Non posso rimanere in silenzio di fronte all’ennesima inaccettabile violazione dei diritti delle donne. La storia di questa donna, purtroppo, non è un caso isolato ma il sintomo di un fenomeno più ampio che riguarda il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali nel luogo di lavoro”, afferma. E prosegue: “si tratta di uno dei tanti casi di abuso perpetrato da persone in posizione di forza nei confronti di una lavoratrice fragile. Questo comportamento non solo viola le leggi che tutelano il lavoro delle donne, ma calpesta la dignità umana e ignora i principi di parità e rispetto che dovrebbero governare le nostre società”.

“È tutto assurdo”, è il commento della giovane al quotidiano. “Sono stata accusata anche di mala fede e di aver nascosto la gravidanza, ma io davvero non lo sapevo, quindi il licenziamento per giusta causa è davvero la “perla” di tutta questa storia. Nel 2024 queste cose non dovrebbero accadere e dovrebbe esserci molta più sensibilità verso casi come questo, d’altronde stanno venendo meno tutti i diritti, non c’è stato alcun tipo di tatto. L’unica cosa bella in tutta questa storia“, conclude con emozione, “è il figlio che porto in grembo, mi permette di sorridere tutti i giorni e di andare avanti pensando a lui e al futuro che ci aspetta, spero in un mondo migliore di questo.”

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