Arriva l’ok del Senato: con 83 sì e 42 no il Senato ha approvato le nuove norme sul controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento. La maggioranza, pertanto, modifica la legge 185 del 1990 sull’import-export di armi e, di fatto, rimette nelle mani della politica, e non più di un’agenzia indipendente, le decisioni riguardanti i criteri per il commercio di armamenti. In più, come contestano le opposizioni, viene “imposto il segreto bancario” sulle armi, introducendo “elementi di opacità” grazie ai quali le banche “potranno evitare di essere trasparenti sulle operazioni di import ed export di armi”. Un voto che arriva quasi in contemporanea al via libera in commissione Difesa alla Camera all’acquisto dei carri armati tedeschi Leopard 2.

Nel provvedimento approvato da palazzo Madama (che deve passare ancora all’esame della Camera), secondo le intenzioni della maggioranza, arriva la semplificazione delle operazioni per lo scambio di materiali d’armamento a vantaggio delle imprese italiane del settore. La responsabilità dell’applicazione della legge è affidata al Comitato interministeriale per gli scambi di armamento per la difesa (che era stato abolito nel 1993), presieduto dal presidente del Consiglio con segretario il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Sul fronte delle imprese, viene raddoppiato il tempo per la presentazione della documentazione delle operazioni di trasferimento e allo stesso tempo arrivano però sanzioni più pesanti qualora non si rispettino le scadenze. Il ddl reca anche una precisazione per il sistema bancario: gli obblighi di comunicazione delle transazioni bancarie saranno in capo a banche e intermediari finanziari. Inoltre il presidente del Consiglio è tenuto ad inviare ogni anno alle Camere una relazione dettagliata sul import-export di armi. “Si tratta di un provvedimento che favorisce la semplificazione e la trasparenza. Quello dell’industria di armi è un settore strategico per la nostra economia nazionale e, attraverso questa modifica di legge, si va quindi a migliorare l’interscambio e conseguentemente il processo di integrazione europeo nel campo della difesa”, ha detto Raffaele Speranzon di Fratelli d’Italia.

Ma Pd, Avs e M5s protestano e puntano il dito sulla mancanza di trasparenza e di controlli. “Se dovessimo sintetizzare la proposta del governo potremmo dire ‘Più armi per tutti, più velocemente, con il favore delle tenebre, o mille armi con un click‘”, ha commentato il senatore Bruno Marton del Movimento 5 Stelle: “Così com’è questa riforma – ha aggiunto – è un favore alla industria delle armi amica del ministro Crosetto. La reintroduzione di una responsabilità politica sulle autorizzazioni alla vendita di armi italiane all’estero che chiede il governo è accettabile solo con il contemporaneo rafforzamento dei paletti di legge e del controllo parlamentare, come il Movimento chiede da anni. Ci vogliono – ha sottolineato – pesi e contrappesi, altrimenti parliamo di discrezionalità politica non più di responsabilità politica. Il governo non solo si oppone a questi contrappesi, vuole addirittura imporre il segreto bancario togliendo ai cittadini il diritto di scegliere eticamente a chi affidare i propri risparmi”, ha concluso Marton. “Si introducono in realtà elementi di opacità per cui le banche potranno evitare di essere trasparenti”, afferma il senatore dem Graziano Delrio. “Siamo fortemente preoccupati, la destra vuole mani libere per le aziende italiane che vendono armi e ha bocciato tutte le nostre proposte per allineare la legge italiana alle norme internazionali sulla trasparenza e per potenziare i meccanismi di controllo parlamentare. Sulle armi la scelta è: pace o guerra. E noi siamo per la pace”, ha commentato il senatore di Alleanza Verdi e Sinistra, Tino Magni. A distinguersi dal resto dell’opposizione, anche questa volta, Italia viva che ha definito il provvedimento “un punto di equilibrio tra un meccanismo di maggiore efficienza affidata al governo e il riconoscimento del ruolo delle Camere”.

Pesanti critiche alla destra arrivano anche dal mondo dell’associazionismo: “La maggioranza di Governo ignora tutte le richieste di mantenere alti controllo e trasparenza sulle vendite di armi all’estero, approvando in prima lettura al Senato un testo tutto a vantaggio degli affari armati dell’industria militare“, ha commentato la Rete Pace Disarmo ribadendo il proprio impegno per impedire che le vendite di armi tornino ad essere “circondate da una pericolosa opacità”. “Facilitare la vendita all’estero di armi che sicuramente finiranno nelle zone più conflittuali del mondo aumenterà l’insicurezza globale, e quindi anche quella di tutti noi, solo per garantire un facile profitto di pochi”, sottolinea Francesco Vignarca, coordinatore campagne della RIOPD.

E proprio mentre il Senato approvava le modifiche all’import-export di armamenti, alla Camera la commissione Difesa dava il via libera al programma di acquisizione dei Leopard 2: dovrebbe durare 14 anni e prevede l’acquisizione di 132 carri armati destinati a costituire due reggimenti carri e fino a 140 piattaforme corazzate derivate per equipaggiare le unità delle brigate pesanti, medie e leggere, tutti i reggimenti genio e i reggimenti logistici dell’esercito e gli istituti di formazione. Il costo complessivo è stimato in 8 miliardi e 246 milioni di euro. Si tratta di “una decisione immorale“, commenta il leader di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. “Una vergogna“, aggiunge Angelo Bonelli di Europa Verde.

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