Serrato botta e risposta a Piazzapulita (La7) tra Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sui territori palestinesi occupati, e il conduttore della trasmissione, Corrado Formigli, sui massacri israeliani a Gaza.
Il giornalista chiede lumi alla giurista su quelle che lui definisce “affermazioni scabrose”, secondo le quali gli attentati del 7 ottobre non hanno principalmente una matrice antisemita ma sono il risultato di una ribellione contro un potere occupante.
Albanese risponde: “Contesto l’uso della parola ‘scabrosa’, che lei evidentemente in buona fede ha utilizzato 3 volte nell’introdurmi. Io parlo secondo categorie di diritto internazionale, non c’è nulla di scabroso. Quello che io sostengo è che la matrice degli attacchi del 7 ottobre non sia l’antisemitismo. Questo l’ha detto anche il segretario generale dell’Onu, Guterres – spiega – Gli attacchi del 7 ottobre non sono avvenuti nel vuoto, perché c’è un contesto di occupazione militare che dura da 56 anni sulla Striscia di Gaza, sotto assedio da 17 anni, sulla Cisgiordania e su Gerusalemme Est. Questa occupazione militare fondamentalmente si è tradotta in una dittatura militare per i palestinesi che vivono in questo territorio”.

La relatrice speciale Onu aggiunge: “Quello che è stato scabroso è l’odio tra le due parti in tutti questi anni. Io e chi mi ha preceduto in questo ruolo abbiamo sempre detto che la violenza genera violenza. Prima del 7 ottobre a Gaza in 16 anni ci sono state 5 guerre, che hanno fatto 5.400 morti palestinesi, dilaniando 1200 bambini. Quindi, quanti 7 ottobre ci sono stati a Gaza prima di quella data?“.

Formigli, poi, definisce Israele “unico paese civile e democratico in Medioriente”, ma Albanese dissente: “Io credo che per onestà intellettuale sia necessario smetterla di recitare quel mantra falso di ‘Israele unica democrazia in Medioriente’, per il semplice fatto che Israele governa la Cisgiordania e Gerusalemme est attraverso una dittatura militare in base a una legge marziale del 1967 che non permette ai palestinesi di godere dei propri diritti civili e politici. Questo una democrazia non lo fa”.
“Ma in Israele si vota e i giornali sono liberi, via”, ribatte Formigli.
“Sì, ma in Cisgiordania e a Gerusalemme est no – risponde Albanese – Lì i cittadini palestinesi non hanno la cittadinanza”.
“Lo so bene – commenta il giornalista – Sono contrario all’occupazione israeliana e non sto dicendo che sia un paese dove tutto funziona bene e vengono rispettati i diritti di tutti ovunque, però dico che in Israele c’è un’opinione pubblica, si manifesta contro il governo, ci sono giornali che si esprimono con una grande libertà. E questo è segno di una democrazia”.
In Israele ci sono 2 milioni di cittadini israeliani di origine palestinese che sono cittadini di serie B per le loro radici – spiega Albanese – Forse lei pensa che la democrazia sia semplicemente firmare una cedola elettorale ma questo tradisce la nostra grande tradizione giuridica di democrazia, per cui la democrazia si vede dal trattamento delle minoranze“.

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