di Federica Crovella

Nel pomeriggio di ieri l’Università Statale di Milano ha approvato in Senato Accademico il “congedo parentale universitario”, grazie al quale i neogenitori, madri, padri, genitori adottivi e affidatari, non avranno obbligo di frequenza. Le madri potranno seguire le lezioni da remoto nei due mesi prima del parto e nei sei successivi dalla nascita, anche in caso di corsi che normalmente prevederebbero la frequenza obbligatoria; i padri potranno usufruire della misura a partire dalla data di nascita del/della bambino/a e fino a per i suoi primi sei mesi di vita. Ai genitori adottivi si concede di ricorrere alla didattica a distanza o modalità alternative per i primi sei mesi a partire dall’ingresso in famiglia del/della bambino/a. Accanto alla possibilità di erogare la didattica a distanza, l’Università chiede al personale docente di mettere a disposizione di chi lo richieda anche, in alternativa, modalità didattiche di supporto come registrazione delle lezioni o programmi appositi per studenti e studentesse che non frequentino le lezioni.

È un passo importante per il diritto allo studio e, al contempo, alla genitorialità, perché permetterà di non dover scegliere tra essere studenti o genitori. Siamo nella facoltà di Medicina, dove l’unico obbligo di frequenza sarà per il tirocinio; la proposta era stata avanzata già lo scorso maggio da un gruppo di studentesse neomamme, per non rischiare di rimanere fuoricorso. Da allora, le liste Unisì e Studenti Indipendenti hanno continuato a lavorare per portare avanti la mozione e concretizzarla.

La Statale di Milano fa da apripista, perché fino a ieri in Italia solo le studentesse di dottorato o scuola di specializzazione di area medica dell’Università degli Studi di Milano godevano del congedo di maternità. “Siamo molto soddisfatti che una nostra proposta, nata dalle richieste incessanti di alcune neomadri della Statale, si sia concretizzata con una modifica del regolamento. La Statale è il primo Ateneo d’Italia a realizzare una normativa didattica inclusiva per i neogenitori in maniera paritaria, pensata sia per le madri che per i padri. L’Università finalmente riconosce, a differenza delle istituzioni, il fardello che il carico di cura rappresenta per i genitori e pensa a degli strumenti di policy equity, rivolti anche agli uomini, per sradicare l’errato dualismo di cura e maternità. Siamo orgogliosi di esserci battuti per garantire il diritto allo studio a chi sceglie di portare avanti una gravidanza”, ha dichiarato la lista UniSì – Uniti a Sinistra.

Il percorso per arrivare a questo risultato non è stato semplice: infatti, nel novembre 2023 la proposta era arrivata una prima volta in commissione didattica, che aveva inizialmente concesso la possibilità di seguire da remoto solo alle neomamme e non per i corsi a frequenza obbligatoria. Questo primo tentennamento è stato motivato dalla Prorettrice della Statale con le difficoltà che già si erano incontrate in passato ad avviare provvedimenti di questo tipo, soprattutto per le lezioni ad obbligo di frequenza. Infatti, quando a gennaio la proposta è stata ripresentata, è stata concessa una deroga in attesa dell’ approvazione, per cui i neogenitori hanno potuto iniziare a seguire da remoto le lezioni in via sperimentale. Le liste hanno chiesto che si rivedesse ancora il testo della proposta, che ancora non soddisfaceva tutte le richieste; infatti perdurava la difficoltà a estendere la didattica a distanza anche ai corsi a frequenza obbligatoria.

La lista UniSì attraverso la voce di Benedetto Longobardi, membro del Senato accademico, ha evidenziato che, da subito, c’è stata disponibilità ad accogliere le richieste di studentesse e studenti sia da parte del Rettore e della Prorettrice, ma i provvedimenti per portare a una risoluzione concreta sono sempre andati avanti molto lentamente, ma ora il diritto di conciliare studio e famiglia ha fatto centro.

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