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Cadavere ripescato a Dubai, è del manager italiano Samuele Landi condannato per il crac Eutelia? “Le impronte digitali coincidono”

Cadavere ripescato a Dubai, è del manager italiano Samuele Landi condannato per il crac Eutelia? “Le impronte digitali coincidono”
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Il corpo senza vita ripescato in mare a Dubai sarebbe quello di Samuele Landi. Le impronte digitali del cadavere “corrispondono” con quelle dell’imprenditore aretino 59enne latitante negli Emirati Arabi. Secondo quanto riposta il Corriere, la polizia locale avrebbe già comunicato in via informale la notizia alla famiglia. Per la conferma definitiva si attende solamente il risultato del test del Dna. L’imbarcazione sulla quale viaggiava è stata colpita il 2 febbraio da un’onda anomala: da quel giorno i familiari non hanno avuto più notizie di lui.

Landi era amministratore dell’azienda Eutelia, che arrivò ad essere la quarta compagnia telefonica italiana. Dopo il crac della sua azienda nel 2010 si trasferì negli Emirati stabilendosi con la famiglia e dove per la giustizia italiana risulta latitante. Proprio dal crac da 100 milioni di euro scaturì l’inchiesta per bancarotta fraudolenta per cui c’è stata la condanna definitiva in Cassazione nel 2019 a 8 anni. Landi venne raggiunto da un mandato di arresto nel 2010 ma era già a Dubai e non è più rientrato in Italia. Ha ricevuto anche una seconda condanna, per il crac di Agile, a 6 anni e 6 mesi (non ancora definitiva).

Negli ultimi mesi l’ex manager viveva su un’isola artificiale, posizionata in acque internazionali al largo della Penisola arabica. Progetto sperimentale, aveva lui stesso spiegato, per una migliore qualità della vita lontano dall’inquinamento delle città e anche dalle imposizioni di governi attenti a incassare tasse che “ingrassano gli apparati statali”. L’imbarcazione è naufragata proprio mentre stava facendo da spola tra la costa degli Emirati e Aisland, la sua isola artificiale. Paracadutista, campione italiano di enduro negli anni ’80, cinque partecipazioni alla Parigi-Dakar, Samuele Landi da amministratore delegato di Eutelia sviluppò l’azienda aretina di famiglia portandola fino ai vertici della telefonia di cui divenne per qualche tempo uno dei player nazionali di vertice. Poi il fallimento e il trasferimento a Dubai.

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