Livorno si era augurata che anche altri Comuni seguissero le sue orme. Prevedendo di introdurre un salario minimo per i lavoratori impiegati negli appalti comunali. Un modo per garantire sul territorio il diritto a una paga dignitosa e contemporaneamente mettere pressione al governo Meloni, che lo scorso novembre ha affossato la proposta dei partiti di opposizione. Lo ha fatto Firenze, approvando un ordine del giorno che impegna il Comune a sostenere l’applicazione di un salario minimo di nove euro l’ora all’interno del territorio cittadino, per quanto riguarda gli appalti dell’ente. L’ordine del giorno è stato presentato da Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, di Sinistra Progetto Comune, e da Roberto De Blasi, capogruppo del Movimento 5 Stelle. Al momento del voto, l’atto proposto dai gruppi di opposizione è stato condiviso anche da una buona fetta della maggioranza. I consiglieri del Partito Democratico presenti alla seduta del consiglio, infatti, non si sono limitati a votare per l’approvazione dell’atto, ma hanno deciso anche di sottoscriverlo.

Ora la palla passa alla giunta che avrà tempo di attuarlo entro 60 giorni. “È un atto molto importante su cui, come sindaco, ho dato il mio pieno sostegno”, dice a ilfattoquotidiano.it il primo cittadino Dario Nardella. Il sindaco dem ha garantito che farà il massimo sforzo per far sì che l’atto venga tradotto in azione amministrativa entro la fine del suo mandato, in scadenza a giugno. Anche per mandare un messaggio alla politica nazionale: “Sono convinto che i territori possano mettere pressione al governo. Lo abbiamo fatto in altri momenti, per esempio sul tema del riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali. Credo sia un punto di partenza forte”, conclude il sindaco.

“Non ci speravamo – ha commentato a ilfattoquotidiano.it Palagi, primo firmatario dell’ordine del giorno -. Non è facile ottenere vittorie come queste a fine consiliatura”. Si tratta in ogni caso di un risultato “parziale” secondo il consigliere e candidato sindaco di Sinistra Progetto Comune. In futuro si potranno costruire nuove mobilitazioni e richieste più avanzate. “Intanto abbiamo mandato un messaggio forte. A Firenze non si devono più accettare salari inferiori a nove euro l’ora”. Come nel caso di Livorno, però, si tratta di un atto di indirizzo: l’approvazione dell’ordine del giorno non è di per sé vincolante. “Speriamo sia applicato dalla giunta in modo stringente – continua Palagi – Faremo delle proposte precise su come intendiamo modificare gli appalti, abbiamo due mesi di tempo, ci confronteremo con le organizzazioni sindacali. Ma la sottoscrizione dell’atto da parte di tutto il gruppo del Pd fa ben sperare. Ignorarlo, anche vista la campagna elettorale, sarebbe abbastanza particolare”, conclude.

Soddisfatto anche il capogruppo consiliare del Movimento 5 Stelle, Roberto De Blasi: “Abbiamo esperienza di lavoratori pagati in misura inferiore a quanto noi abbiamo chiesto. Chiaramente è un atto di indirizzo, non una delibera, però impegna sindaco e giunta. È un grande risultato, nella speranza che questi nove euro poi possano aumentare”. I servizi culturali sono quelli dove più spesso viene applicato il contratto della vigilanza privata, uno di quelli che presentano le criticità maggiori. “Crediamo che sia una misura essenziale perché ci sono tanti lavoratori sfruttati nei servizi in appalto. Per esempio chi realizza la sorveglianza dei musei civici”, continua De Blasi. È convinto che questo successo possa avere delle conseguenze anche nella battaglia parlamentare sul salario minimo: “Dopo che la proposta di legge a prima firma Movimento 5 Stelle è stata affossata a livello nazionale abbiamo lanciato una raccolta firma a cui hanno aderito quasi tutte le forze di opposizione del Paese. A Firenze con questo atto diamo continuità al richiamo dei nostri parlamentari a Roma. Vogliamo mantenere alta l’attenzione sul tema per arrivare presto a una norma legislativa che riconosca la questione a livello nazionale. Le iniziative locali possono essere una spinta per tutto il Paese”.

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