Quasi trent’anni di dati sui tumori sono andati persi a causa di un guasto a una cella frigorifera. L’incidente risale alla notte tra il 22 e il 23 dicembre 2023, quando un black out ha provocato l’interruzione nella fornitura di azoto liquido a 16 serbatoi criogenici del Karolinska Institutet (KI), a Stoccolma, in Svezia, ma è stato scoperto solo il 27 dicembre, quando ormai era tardi. Interruzione che ha causato la perdita di campioni di ricerca raccolti nel corso di almeno tre decenni, con una perdita di almeno 40 milioni di euro, ma soprattutto con un danno incalcolabile per la ricerca scientifica.

“Nessun paziente è stato direttamente colpito dall’incidente, ma la ricerca futura è in pericolo”, secondo quanto si legge sul sito dell’Istituto. “I gruppi di ricerca interessati stanno lavorando per inventariare l’entità complessiva delle perdite. Le analisi finora effettuate parlano da sole: l’incidente avrà conseguenze di vasta portata“.

I campioni erano conservati in serbatoi raffreddati con azoto liquido, a una temperatura di -190°C, progettati per resistere anche 4 giorni senza ricambio. Ma il black out è durato 5 giorni – i tecnici non se ne sono accorti in tempo – provocando la distruzione dei campioni provenienti da molteplici istituzioni di tutto il mondo. Come riportato da Forskning & Framsteg, una rivista di divulgazione scientifica con sede a Stoccolma, secondo Matti Sällberg, preside di uno dei campus del KI, la ricerca più colpita dall’incidente è stata quella ematologica, sul sangue e sulle leucemie. E spiega: “Non influisce sul trattamento dei pazienti che avevano campioni di sangue conservati qui, ma sul proseguimento della ricerca“.

Anche le ricerche in cardiologia ed endocrinologia hanno visto la distruzione di campioni fondamentali. “Abbiamo salvato un serbatoio all’ultimo secondo, mentre un altro serbatoio di azoto con linee cellulari è stato distrutto. Fortunatamente avevamo dei duplicati, ma sono comunque due anni di lavoro persi”, spiega su F&F Mikael Rydén, capo del dipartimento di endocrinologia.

Ora, spiega ancora Sällberg, l’Istituto sta lavorando il più rapidamente possibile per capire cosa sia successo a livello tecnico, affinché non accadano di nuovo incidenti simili. L’incidente – che ha provocato un surriscaldamento dei campioni, rendendoli di fatto inutilizzabili a scopi scientifici – oltre che rallentare la ricerca sul cancro e sulle leucemie, può colpire le carriere di centinaia di ricercatori, causando una battuta d’arresto in termini economici e professionali per il settore.

Intanto, come riportato su Ny Teknik, un settimanale svedese di settore, il capo della sicurezza Magnus Håkansson sta guidando la commissione sugli incidenti per indagare su quanto accaduto. “Scoprirà le cause e garantirà che nulla di simile possa più accadere”, afferma la professoressa Maria Eriksdotter, ex preside del KI Syd, in un comunicato stampa.

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