Il fallimento della sbandierata controffensiva ucraina del 2023 è ormai sotto gli occhi di tutti. Lo dicono i numeri, gli scarsi riposizionamenti sul terreno e il cambio di strategia militare in una guerra combattuta sempre più nei cieli. Oggi, però, ad ammettere che le promesse di successo del presidente Zelensky non sono state rispettate è anche il suo primo consigliere, Mykailo Podolyak, nei giorni in cui si rincorrono le voci di un tentativo di licenziamento del comandante in capo delle forze armate, il generale Valery Zaluzhny, proprio da parte del capo di Stato: la controffensiva, ha detto Podolyak, “ha lasciato un certo residuo negativo, ci sono stati errori tattici di cui parlano sia il comando militare che quello politico”, pertanto durante la nuova offensiva “l’Ucraina deve cambiare tattica“.

Quale debba essere questa tattica non viene precisato: se ci si debba preparare a una lunga situazione di stallo, che però non tiene conto del possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, o a un rilancio in campo militare che, con nuovi mezzi e più uomini, permetta a Kiev di riconquistare parte dei territori perduti. Per Podolyak la guerra “riguarda i risultati. Se questi risultati ci saranno, allora potranno essere ulteriormente implementati perché la Russia, per bocca di Putin, dichiara che continuerà ad attaccarci. L’unico modo per punire la Russia per tutti i suoi crimini di guerra è impedirle di vincere“. Per farlo, secondo i vertici militari, c’è però bisogno di un apporto di armamenti e soprattutto di personale militare che, in questo momento, Kiev non è in grado di fornire se non con una mobilitazione che metta i fucili in mano a oltre 1 milione di uomini. Su questo punto, molto sentito dalla popolazione, il consigliere dice che si tratta di una decisione difficile e sostiene che la mobilitazione “deve essere modernizzata. Deve soddisfare i requisiti di guerra del tipo che abbiamo oggi. Questa è una guerra grande, a lungo termine e su larga scala”. Parole che sembrano aprire a un aumento del numero delle persone reclutate obbligatoriamente, magari chiedendo ai Paesi alleati il rimpatrio di coloro che sono riusciti ad andarsene dal Paese prima del richiamo alle armi.

Podolyak risponde anche alle domande sul caso Zaluzhny e sul suo possibile rimpiazzamento con il capo Gur Kyrylo Budanov: “La guerra è guerra, non esiste un processo politico. Tutto ciò che riguarda le decisioni sul personale spetta al Comandante in Capo Supremo. Data la necessità di realizzare un obiettivo strategico, ha bisogno di decisioni tattiche operative e di una comprensione di ciò che faremo domani o dopodomani”. In sostanza, non conferma e non smentisce.

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