Sono entrati camuffati da rifugiati palestinesi, uomini con barbe lunghe e vestiti tradizionali, uno addirittura in sedia a rotelle e un altro col camice da medico, e donne velate. Sono entrati nell’ospedale Ibn Sina di Jenin e, individuati gli obiettivi, hanno sfoderato i fucili e aperto il fuoco, uccidendo tre persone. Le forze d’élite israeliane hanno fatto irruzione nella struttura ospedaliera alla ricerca, spiega l’esercito di Tel Aviv, di tre membri di gruppi estremisti della Cisgiordania che sono stati giustiziati: Mohammed Jalamneh, un “terrorista di Hamas” che “progettava un attacco ispirato al 7 ottobre”, Mohammed Ghazawi “un operativo dei Battaglioni Jenin” e suo fratello “Basel Ghazawi, del Jihad islamico“.

Le immagini delle telecamere di sicurezza della struttura e le foto scattate dai presenti mostrano l’ospedale come un campo di battaglia. Uomini e donne coi fucili in braccio e lettini inzuppati di sangue, presumibilmente degli obiettivi eliminati. L’esercito ha spiegato che Jalameh “aveva contatti con il quartier generale di Hamas all’estero. Inoltre aveva trasferito armi e munizioni ai terroristi per promuovere attacchi armati”. Per lungo tempo, hanno poi aggiunto per motivare l’irruzione in una struttura ospedaliera, “i sospetti si sono nascosti negli ospedali e li hanno usati come base per programmare attività terroristiche e condurre attacchi terroristici nella convinzione che lo sfruttamento degli ospedali servisse loro come protezione contro le attività di controterrorismo della sicurezza israeliana. Questo è un altro cinico esempio dell’uso delle aree civili e degli ospedali come rifugi e scudi umani da parte delle organizzazioni terroristiche”.

Un’operazione che sferra un duro colpo ai gruppi armati palestinesi, non tanto per le perdite quanto per come è stata condotta, nel cuore di uno dei campi profughi più grandi e radicali della Cisgiordania, dove risiedono molti leader delle fazioni più estremiste. Non a caso, Hamas ha promesso che i “crimini dell’esercito israeliano non rimarranno senza risposta” e ha detto che quest’ultimo episodio non è altro che la “continuazione dei crimini in corso da parte dell’occupazione contro il nostro popolo da Gaza a Jenin”. Una delle persone uccise, hanno spiegato, si trovava nella struttura perché ferito e in cura. A loro dire, quindi, si è trattato di un’esecuzione.

Dei tre uomini, Hamas ha confermato che uno era membro dell’organizzazione e un altro faceva parte della Brigata Jenin. Anche il terzo era un combattente palestinese. I miliziani, hanno promesso i vertici del partito armato, “non saranno intimiditi dagli omicidi o indeboliti dai crimini del nemico codardo”.

Intanto i civili palestinesi continuano a morire nella Striscia di Gaza. “Decine di persone sono state uccise e ferite nei raid aerei israeliani su Gaza City lunedì”, scrive l’agenzia di stampa ufficiale palestinese Wafa. Testimoni hanno detto che le vittime sono 25 e altri sono rimasti feriti nel bombardamento israeliano di una casa-famiglia nel quartiere di al-Tuffah, a est di Gaza City.

Secondo il giornalista Khader Zaanoun, che ha assistito all’arrivo delle vittime e si è messo in contatto con Cnn dall’ospedale via sms, molti feriti sarebbero stati portati all’ospedale Al-Shifa. Zaanoun nei giorni scorsi ha dichiarato che le forze israeliane avevano “invaso” il quartiere Al-Rimal di Gaza City “da più direzioni” e lo stavano circondando, compreso l’ospedale Al-Shifa. “Le ambulanze stanno incontrando grandi difficoltà a muoversi e operare a causa dei bombardamenti di artiglieria e dell’assedio da parte delle forze israeliane”

Ieri l’account ufficiale dell’esercito israeliano aveva comunicato che un aereo militare aveva “colpito due compound ed eliminato terroristi armati”, che i soldati avevano ucciso altri cinque terroristi e “si stavano preparando a compiere un attacco contro i soldati vicino all’ospedale Al-Amal“. L’esercito aveva anche comunicato il ritrovamento di un nascondiglio con armi e di aver avuto scontri a nord di Gaza.

Successivamente le Forze Armate hanno annunciato il ritrovamento di un tunnel sotto il cimitero Bani Suheila “utilizzato da Hamas per dirigere attacchi contro l’esercito. All’interno del tunnel, le nostre truppe hanno eliminato i terroristi e localizzato esplosivi, porte a prova di esplosione, un ufficio – dove un comandante del battaglione di Hamas ha gestito il massacro del 7 ottobre – e un centro di comando e controllo, oltre ad altre infrastrutture terroristiche”.

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