Sarà lo stallo della guerra al quale non sembrano esserci soluzioni, sarà l’attenzione dirottata sul conflitto a Gaza, o magari il fatto che, nonostante i racconti giornalistici degli ultimi due anni, il Paese è sempre stato spaccato: fatto sta che, secondo gli ultimi sondaggi LaPolis-Università di Urbino, il sostegno degli italiani sugli aiuti militari all’Ucraina ha fatto registrare la percentuale più bassa dall’inizio della guerra. Appena il 42% delle persone sentite ritiene giusto continuare a fornire armamenti all’esercito di Volodymyr Zelensky, dopo miliardi di dollari spesi dagli alleati occidentali per sostenere la guerra iniziata da Vladimir Putin e il whatever it takes ribadito dalle istituzioni di Bruxelles.

L’Italia diventa quindi uno dei Paesi nel quale si sta concretizzando il principale timore del presidente ucraino: la stanchezza degli alleati e la voglia di arrivare a un accordo con Mosca per mettere fine a un conflitto che continua a minacciare la stessa Unione europea. Soddisfatto da questi numeri sarà invece il presidente russo che da settimane è tornato ad attaccare duramente l’omologo ucraino accusandolo di essere il principale oppositore a un accordo di pace: “Zelensky poteva ottenere la pace già all’inizio del conflitto, ma ha rifiutato qualsiasi trattativa“, ha ripetuto più volte il leader del Cremlino.

Dai numeri che emergono, si nota come si sia passati dal 51% dei consensi sulle forniture nelle settimane immediatamente successive all’invasione a una situazione di relativa stabilita appena al di sotto del 50% fino all’estate scorsa, quando è iniziato un calo costante fino al 42% di oggi. Se si suddividono i pareri per sostegno politico, si nota che i più favorevoli a continuare l’invio di armamenti a Kiev sono gli elettori del Pd (56%), seguiti dalla Lega (48%), da Forza Italia e Fratelli d’Italia (45%), mentre quelli del Movimento 5 Stelle si fermano al 35%. Analizzando le fasce d’età, più vicini alle posizioni di Zelensky sono i cittadini tra i 19 e i 26 anni (46%) e gli over 65 (50%), mentre le percentuali scendono al 39% tra i 30 e i 44 anni e al 31% tra i 45 e i 54 anni.

Resta da vedere se e come questi numeri influenzeranno le future politiche del governo Meloni che, a fine anno, ha approvato l’ottavo decreto per l’invio di armi all’Ucraina, mentre in Europa il dibattito in sede di Consiglio Ue rimane aperto per il veto dell’Ungheria. Roma ha anche prorogato fino al 31 dicembre 2024 l’autorizzazione agli aiuti militari a Kiev ricorrendo ai fondi delle nostre Forze Armate.

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